Annie's pov: Come non poteva essere altrimenti. . . perdo la testa tra scartoffie, documenti e file di vario tipo. In tutto ciò non si è ancora chiarita la mia posizione in quest'azienda. La mia rivista è in sospeso -per via di quella Mariel e il suo stupido romanzo- e intanto passo il tempo a sistemare carte di ogni genere e interesse; potrei dire di essere insoddisfatta del mio lavoro, ma data la grande occasione che mi è stata data riguardo l'intervista al signor Steven. . . non posso dichiararmi altro che fortunata al momento. Insomma, chi al primo giorno di lavoro, riesce ad ottenere un compito tanto arduo?
«Daionise!!!» D'altro canto, per scalare la classifica dei migliori dipendenti di quest'agenzia devo sottostare ai continui richiami e rimproveri del signor Ferit che non esita -per nulla al mondo- ad urlare il mio cognome in tutta la compagnia. Gli occhi dei miei colleghi -per tutta risposta- finiscono immediatamente su di me, mettendomi visibilmente a disagio. A tal punto non so se sia il mio blazer giallo ad attirare tutta questa attenzione o il fatto che sto per essere probabilmente licenziata. O almeno, capita questo ogni volta che Ferit urla in maniera tanto stridula un qualunque cognome.
«Cosa credete che abbia stavolta?» Chiede stranito Serkan. «Avrà ricevuto un altro "no" da Rubert.» Accidenti come ho fatto a non pensarci prima!
D'un tratto penso con molta leggerezza, che se Ferit ha dei seri problemi sentimentali con il famigerato Rubert, diventa di conseguenza per tutti noi una minaccia -soprattutto per la sottoscritta- «Anche perché non avrebbe nessun motivo per licenziare Annie.» afferma tra se e se Jim. «Oh credimi, avrebbe dei validi motivi.» scoppiamo per un attimo a ridere. «Sarai la sua preda...» Inutile sottolineare l'occhiataccia fulminante che sta avendo Jim in questo momento. «Ma solo per oggi...» affermo con tono malizioso, mentre ovviamente tutti mi guardano straniti. «Che c'è? Ho finalmente trovato un modo per disfarci del Ferit che tramuta terrore e ansia a chiunque gli capiti di tiro.» dico soddisfatta. «Non so cosa tu abbia nella testolina mia cara Annie, ma ti dico in partenza che è impossibile.» afferma Serkan con la massima convinzione. «Amico mio, poche cose sono impossibili per me. Quella di Ferit è più o meno la stessa sindrome che affligge i professori americani.» ironizzo. «Okay mi stai mandando fuori strada.» aggiunge Ilay. «Effettivamente non riguarda solo i professori americani ma un po' quelli di tutto il mondo.» continuo parlando tra me e me. «Annie non so se te ne sei resa conto, ma non ti stiamo capendo. E' una sorta di tuo ragionamento in americano tradotto male in turco?» chiede Demet spaesata. «No, in realtà mi sono espressa male. Dunque, alzi la mano chi di voi non ha mai avuto un insegnante troppo preso dalla sua vita privata tanto da risultare assillante, pesante, irritante e per niente flessibile a scuola.» ovviamente nessuno alza un mignolo, questo perché la mia diagnosi è forse corretta. «Aspetta, cosa centra Ferit con i professori?» chiede Serkan. «Quando un professore è molto stressato nella sua vita privata, non pensare di poter avere la sufficienza al compito di biologia. Mentre se il nostro adorato professore vive una vita felice e serena, quella sufficienza -con un po' d'impegno- diventerebbe addirittura "buono"»«Aspetta, aspetta, aspetta. . . vorresti compromettere la vita sentimentale di Ferit?» chiede Jim spaventato. «Ma è diabolico.» afferma soddisfatta Demo. «Finalmente abbiamo capito chi in questo gruppo ha le rotelle fuori posto.» afferma Serkan porgendomi la tazza di espresso che dovrei portare al piano di sopra, se non voglio essere fucilata. «Certo, parli facile tu che sei graziato. . .» gli rifilo con il broncio. «Oh mia cara, non mi sembra che a te sia andata tanto male.» lo guardo increspando le labbra. «Beh ma sarebbe potuta andare molto meglio.» dico di rimando. «Piccola Annie a volte bisogna accontentarsi di quello che si ha.» «Concordo pienamente.» afferma Ilay dando ragione al suo quasi -di nuovo- fidanzato. «Quindi adesso gira i tacchi e corri da quel pazzo, eviterai la fine di una carriera mai iniziata.»
Come al solito, le parole di Serkan frenano qualsiasi mia fantasia. Lui è quel genere di persona che non ha mai tutti i torti e a volte può assomigliare ad una cosa favolosa, mentre altre volte sono le tue favole a cascare. Quasi rassegnata, salgo le scale che mi scaglieranno contro i tre uffici; inferno, paradiso e purgatorio. Tutti dicono che quello di Ferit sia l'inferno in tutti i sensi, l'ufficio di Logan il paradiso e l'ufficio del signor Steven il comune purgatorio. Eppure non sono d'accordo su questa teoria. E non sarei d'accordo neanche su altri punti di vista. In fin dei conti non conosco a fondo nessuno dei tre e ciò non mi consente di giudicarli in maniera corretta.
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Un "ti amo" detto a caso
RomanceMolti di noi dicono di essere innamorati o di amare pazzamente una persona. Fin ora ho visto solo persone che credevano di provare questo sentimento. L'amore. Quella cosa che noi tutti conosciamo come farfalle nello stomaco, tachicardia, e tutti si...