𝐍𝐨𝐧 𝐭𝐢 𝐚𝐦𝐨.

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Annie's pov:

Giornate totalmente monotone; prive di divertimento se non un sorrisino scarso con i ragazzi in azienda. Giornate per lo più spente, l'estate anche sembra essersi scocciata delle turbolente situazioni che percorrono Istanbul.

Più che altro, sento che adesso come mai, ciò che ho tanto desiderato, non è più ciò che ho tanto voluto.
Il mio stesso sogno si è trasformato in un incubo.

Mi sento distaccata da tutti coloro che conosco qui; come se qualcosa volesse impormi di ricominciare in questa stessa città una nuova vita; qualche giorno fa mi chiedevo "cos'è che non va nella mia vita attuale?" E adesso ho finalmente una risposta.

Lui è distaccato e pacato. Il calore di quelle braccia riesco a sentirlo solo se mi rifugio nei ricordi.
Penso nel mentre passo d'innanzi al suo ufficio e lo guardo intento a leggere qualcosa di -evidentemente- molto importante.

Sono passati diversi giorni da quando mi disse che "avremmo chiarito"
Ma in realtà chiarimmo quella sera stessa senza accorgercene; quello che preoccupava non erano le parole, furono i gesti di entrambi: io mi rifiutai di capirlo evitando di condividere il mio dolore, fuggendo senza voltarmi; lui sbagliò solo ad arrendersi alla prima porta chiusa in faccia.

Ci eravamo praticamente lasciati e quello che pensavo su noi due dopo quel "litigio" è stato soltanto un illusione.

Ogni mattina, non entro in azienda se prima non mi scende una lacrima: vederlo al bar e non poter dire "cosa mangiamo a colazione?" suona ancora strano, nonostante sia passata si e no una settimana.

Stare senza Steven mi rende vulnerabile, triste e mi dissocia da tutto ciò che è reale.
A volte credo di esserne ossessionata, ma il vero è che non ho il coraggio di andare da lui e dirgli ciò che mi tormenta.

E qualcuno potrebbe anche domandarsi il perché questo mio improvviso "essere codarda" e la verità è che ogni volta che passo dal suo ufficio, vedo uno Steven per niente triste o affranto, distratto, pensieroso ma sempre determinato, creativo, eccentrico e alcune volte mi è capitato di vederlo sorridere nel mentre era al telefono.

Preferisco non avere una spiegazione che sapere la verità.

Che sta bene anche senza di te?

«Günaydin Logan Bay» annuncio sforzandomi di sorridere in modo più naturale possibile.

«Sana da Günaydin Annie. Cosa c'è che non va?» chiede facendomi con attenzione, accomodare nel suo ufficio.
A quanto pare, colui che poteva in certi casi assomigliare ad una minaccia, è oggi giorno diventata un sottospecie di ancora.

Si rende conto in uno sguardo di ciò che mi turba e di come risolvere le cose. Tra lui e Tarkan è ormai sfida aperta.

Non che Logan mi conosca come Tarkan. Diciamo che il mio vice-superiore si accorge dei miei stati d'animo. E d'innanzi a lui le mie recite non servono.

«Nulla. Non vede come sorrido oggi?» domando avventurandomi nell'intero abisso del limbo.
Logan con me manda al diavolo il rapporto tra vice-capo e impiegato.

Questi rapporti extraprofessionali non mi piacciono più. È per tale motivo che continuo a mantenere un rapporto per lo più adeguato al luogo lavorativo. Non ho alcuna intenzione di far parlare alcune persone in azienda per via di azioni eseguite in momenti là dove non si ha la possibilità di concepire ne il valore né tantomeno le conseguenze delle proprie scelte.

«Ancora lui? Hey so che non vuoi parlarne ma qui c'è qualcuno pronto ad ascoltarti.» sono tutti così all'inizio. "Io ci sono, io ti ascolto, non ti lascio" ti fanno credere di tutto, lasciandoti poi con dubbi e dilemmi.

Un "ti amo" detto a casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora