Capitolo 30

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JORGE

Le porte dell'ascensore si spalancano davanti a me. Sono pronto ad affrontare una nuova giornata di lavoro, sono pronto ad affrontare anche oggi tutte quelle sensazioni che mi scatena lei. << Buongiorno >> mi sorride Alba, ricambio il saluto come sempre e mi dirigo nel mio ufficio. Ho una sensazione strana dentro di me che non riesco a spiegare, come se qualcosa non andasse, come se qualcosa stesse per cambiare. Mi sbottono il bottone della giacca appena arrivo alla scrivania, guardo oltre il vetro e Martina non c'è ancora, mi metto a sedere e noto una busta bianca con scritto sopra il mio nome, come se qualcuno l'avesse lasciata qui. Confuso la prendo in mano e la apro. Rimango senza fiato quando leggo ciò che c'è scritto. Le mani mi tremano e credo sia la prima volta che mi succeda in tutta la mia vita. Martina ha dato le dimissioni e io ho smesso di respirare. Leggo mille volte quel "mi dispiace" scritto infondo e ogni volta perdo un battito del mio cuore. Non posso crederci, non è vero, non è reale tutto questo, è solo un brutto sogno, ma purtroppo non è così. Se né e andata. Non so per quanto rimango a fissare il vuoto, sinceramente non mi importa nemmeno del lavoro, in questo momento mi sento vuoto, mi sento come se avessero strappato una parte di me e me l'avessero portata via. Mi sento incompleto, mi sento stranamente solo. Mi alzo dalla sedia e inizio a fare avanti e indietro, vorrei spaccare qualcosa e urlare, forte. Fa sempre di testa sua, perché non me ne ha parlato, perché non mi ha detto nulla? Ormai ho imparato a conoscerla, so benissimo come la pensa, ma non doveva andarsene, quello che c'è stato tra noi non doveva condizionarla, quello che c'è stato tra noi non è uno stupido gioco. Qualcuno bussa alla porta e per un attimo credo e spero che sia lei, ma poi la testa riccioluta di Alba compare, << Jorge >> mi chiama ed entra, << Martina non è ancora qui... sta bene? Ti ha detto qualcosa? >> chiede lei preoccupata e poi mi scruta attentamente << E tu stai bene? Sembri un cadavere >> fa la sarcastica. Io senza dirle una parola prendo la lettera di dimissioni dalla mia scrivania e poi la porgo ad Alba che inizia a leggerla. Man mano che apprende la vedo sgranare sempre di più gl'occhi, incredula anche lei di quello che è successo. << Perché? >> chiede stranita, non le rispondo, so benissimo che se la prenderà con me appena capirà cosa è successo, quando capirà che se ne è andata per me. << Jorge cosa hai fatto? >> chiede lei poi con lo sguardo severo, << Per farla andare via nulla, l'ha scelto lei ok? Io non volevo che se ne andasse >> le dico, << Jorge >> mi richiama ancora << Cosa hai fatto? >> ripete decisa. Il mio respiro si fa pesante e lei mi guarda confusa, credo non mi abbia mai visto così. << Siamo stati insieme... a New York >> lei mi guarda male, << Sei sempre il solito... per una volta che avevamo trovato quella giusta, una ragazza in gamba che non cadeva ai tuoi piedi tu hai dovuto attirarla nella tua rete perché non puoi farne a meno vero? Se non vai con tutte non sei contento! >> quasi urla << Non ne posso più >> brontola. << Non è così che è andata ok? >> cerco di calmarla, << Ah sì e come è andata esattamente Jorge? >> si mette i pugni sui fianchi e mi osserva aspettando una risposta, ma non so che dirle. Non posso spiegarle cosa è successo in realtà, che non sono riuscito a trattenermi, che l'ho desiderata fin da subito e non perché volessi andare a letto con lei per fare numero o robe simili, no, volevo lei perché era semplicemente lei, perché mi accendeva dentro, perché mi ha fatto sentire vivo, mi ha scatenato dentro cose che non sapevo nemmeno esistessero prima di incontrarla. Non era di certo mio intento fare in modo che se ne andasse, anzi, ho sempre cercato di farla rimanere. Non posso dirle che ogni volta che lei mi rimproverava qualcosa in me prendeva vita, mi lasciava scosso, perché tutto ciò che diceva mi toccava nel profondo. E si è colpa mia perché non sono stato capace a trattenermi, perché non ho ignorato tutte queste cose che mi scatenava, ma non volevo che se ne andasse, non lo volevo proprio. << Vedi non sai nemmeno cosa dire, come sempre, sei incredibile e ora te la cerchi tu una nuova assistente perché io il mio compito l'ho svolto alla perfezione, ho trovato la persona migliore per questa azienda e tu hai buttato tutto all'aria >> mi incolpa ancora e di conseguenza sento una pugnalata nel petto. << Non volevo che andasse così >> è l'unica cosa che riesco a dirle, perché ammettere ciò che in realtà è successo non ci riesco, non riesco a liberarmi, non riesco a spogliarmi di queste sensazioni. << Ma così è andata >> dice con un po' di tristezza nella voce e poi mi volta le spalle, esce dall'ufficio facendo sbattere la porta. Colpisco la mia scrivania con un pugno pieno di rabbia e frustrazione. Faccio un sospiro prima di ricompormi, fra mezz'ora ho una riunione e non posso mandare tutto a puttane, non posso permettermelo. La giornata non va male, ma malissimo. Tutti notano che sono nervoso, che mi perdo dentro i miei pensieri, che non ci sono con la testa. Vorrei solamente prendere a pugni un muro per sfogare ciò che ho dentro, ma mantengo le apparenze, come se niente fosse successo, come se non mi toccasse anche se non è così, anche se dentro in realtà sto esplodendo. Avevo promesso a mia madre che sarei passato a trovarla dopo il lavoro e non posso disdire, quindi con malavoglia mi dirigo da lei, a quella che una volta era anche casa mia. Arriviamo davanti all'enorme cancello che sia apre e James parcheggia l'auto vicino ai garage. << Eccolo qui il mio ragazzo >> sorride mia madre che mi aspetta sulla soglia di casa, mi avvicino a lei e la abbraccio << Ciao mamma >> la saluto io cercando di essere il più normale possibile. Entriamo e ci mettiamo comodi nel salottino, dove mi fa portare un bicchiere di scotch dalla cameriera. << Ehi fratellone >> compare poi mia sorella, che scende dalle scale, sembra pronta per uscire, << Che ci fai qui? >> chiede poi, << E' venuto a trovarmi >> le risponde mia madre, << Allora come va in azienda? >> chiede poi lei con un sorriso, << Tutto come sempre >> rispondo io, tralasciando i dettagli. << Bene >> sorride lei << Sai l'altro giorno sono uscita con la madre della tua assistente, una donna meravigliosa, forse un po' pazza, ma è meravigliosa >> mi si spezza il fiato in gola quando specifica che è la mia assistente perché non lo è più, mi ha lasciato, se ne è andata e ogni volta che ci penso mi si stringe lo stomaco. << A proposito come sta Martina? >> mi chiede Lodo, << Sta bene >> rispondo mentre faccio girare il bicchiere tra le mani, << Dovrò passare di lì a trovarla e a ringraziarla per i consigli >> ribatte lei e io entro nel panico. << No, meglio di no >> dico e lei mi guarda confusa, << Perché no? >> chiede, << Perché non puoi sempre venire nella mia azienda a farti i fatti tuoi Lodo >> le dico duro e mia madre mi guarda stranito dal mio atteggiamento, << Ehi non parlare così a tua sorella >> mi rimprovera lei come se fossi ancora un bambino. << Si può sapere che ti prende? Io verrò comunque sappilo >> fa la mocciosa. << Non la troverai >> dico serio io, lei corruga la fronte e mi guarda, << In che senso non la troverai? >> chiede Lodo, sospiro prima di parlare << Martina si è licenziata >>. Il silenzio cala nel salotto, percepisco solo il rumore del mio cuore che batte senza sosta. << Non posso crederci... perché? >> si chiede mia sorella << Perché l'ha fatto? >> mi scruta con lo sguardo duro come se sapesse che centro io, beh è logico che centro io. Mia madre mi osserva attentamente. << Lodo, non avevi un appuntamento tu? >> le chiede << Farai tardi >>, alzo gl'occhi su di lei curioso, << Con chi esci? >> le chiedo, << Con Diego >> sorride << E tu non hai diritto di mettere becco sulla mia vita chiaro, se non fosse per Martina non avrei avuto il coraggio di parlargli >>, << Lodo >> la richiama mia madre, << Vado, non voglio essere in ritardo >> mi lancia uno sguardo arrabbiato e poi sparisce. << Le passerà, ci teneva molto a quella ragazza >> commenta mia madre che si alza e si metta a sedere vicino a me, << E anche tu a quanto pare, non ti ho mai visto così... distrutto >> mi accarezza il volto come una madre amorevole, << Ho perso una persona valida >> le dico io, << Oh tesoro, hai perso una persona a cui tieni >>, io non so che dirle sinceramente, non so che risponderle, non volevo ammettere che ci stavo male, che perderla mi ha lasciato una voragine dentro. << Sai arriva il momento per tutti prima o poi >> sorride lei, anche se io non capisco cosa voglia intendere, di quale momento parla, a cosa si riferisce?


Autore: Jorge non la prende benissimo. Vediamo come inizia ad accusare il colpo e comprendere che Martina non è semplicemente una delle tante? Andrà a riprendersela? E come reagiranno tutti gl'altri a questo licenziamento? A domani con il prossimo capitolo.

 Vediamo come inizia ad accusare il colpo e comprendere che Martina non è semplicemente una delle tante? Andrà a riprendersela? E come reagiranno tutti gl'altri a questo licenziamento? A domani con il prossimo capitolo

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My Dear Boss (Jortini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora