Capitolo 16

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JORGE

Non so come ci sono finito con un grembiule addosso, so solo che mi sento alquanto strano. E' arrivata qui e mi ha trascinato in questa cosa che credevo non avrei mai fatto in vita mia. Io che preparo la cena è un evento raro, se non unico. Martina è in grado di trascinarmi nel suo mondo, di farmi sentire leggero. Se dovessi raccontare a qualcuno questa cosa non ci crederebbero, io che sto qui in cucina a preparare la mia cena, non ci credo nemmeno io. E' davanti al frigorifero pieno di ingredienti, li sta scegliendo con accuratezza, sembra persa nella sua testa, mentre si morde piano le labbra, la osservo come se fosse una delle meraviglie del mondo. Non vorrei farlo, ma è più forte di me, e mi rendo conto che ogni giorno mi sembra sempre più bella. Poi il suo sguardo si illumina e inizia a tirare fuori gl'ingredienti e me li passa senza dire una parola. << Sei pronto? >> chiede poi passandomi un tagliere che non sapevo nemmeno di avere. << Come fai a sapere dove stanno le cose? >> le domando io, << Me l'ha detto Anita mentre eri a cambiarti >> fa spallucce lei, ora è tutto più chiaro. Mi passa un coltello e mi mette davanti tre pomodori rossi, che emanano un buon profumo, << Sei capace a tagliarli vero? >> chiede come se fosse ovvio che io lo sapessi fare, ma scuoto il capo << Non proprio >> borbotto. Con un gesto afferra il coltello nelle mie mani e la nostra pelle si scontra, quel brivido mi percorre il corpo e parte esattamente dal punto del nostro contatto, non capisco perché quando ci tocchiamo sento queste cose dentro di me, sento una scossa che mi accende, che mi rende vivo. << Così guarda >> mi mostra lei come fare, poi alza lo sguardo su di me e sorride, ed è bella da farmi smettere di respirare. << Penso di aver capito >> le dico semplicemente e lei mi riporge il mio coltello, mentre prepara davanti a lei una bacinella dove ci spezzetta dentro del sedano e della cipolla. Si vede che ci sa fare, io sembro un bambino imbranato in parte a lei che tagliuzza senza difficoltà ogni cosa che le passa per mano. Il suo telefono inizia a suonare, << Scusami ma devo rispondere >> borbotta guardandomi, poi si porta il cellulare all'orecchio e io ascolto ciò che dice, incuriosito. << Cande che c'è? >> chiede lei e mi domando chi sia questa persona con cui sta parlando, << No, non mi disturbi... sto cucinando >> le dice e volta il suo sguardo su di me, capisco che non vuole dirle che è qui, a casa mia. << Ok, ok Fermati >> si agita << Cande stai tranquilla andrà bene, sii solo te stessa >> le consiglia, poi fa una faccia buffa e ridacchia << Perché ho una sorella come te? >> si chiede sarcasticamente e capisco con chi sta parlando, non sapevo avesse una sorella, sinceramente non so molto di lei. << Gli piacerai e poi ti ha chiesto lui di uscire quindi perché ti preoccupi così... sembri una pazza >> la rimprovera dolcemente, << Va bene... fammi sapere come va e stai tranquilla ok? Soprattutto non fare stronzate >> la averte. Io rimango ad ascoltarla mentre finisco di tagliare i pomodori, << Ok, ciao... scrivi più tardi >> aggiunge in fine e posa il suo telefono sul bancone. Si rimette in parte a me e ricomincia a tagliuzzare, mentre io voglio sapere qualcosa in più su di lei. << Non sapevo avessi una sorella >> inizio a dire per farla parlare, << Già, una sorella scalmanata >> sorride, << Vi somigliate? >> domando io per curiosità, << Assolutamente no >> risponde e mi incuriosisce molto questa affermazione, la guardo incuriosito. << Caratterialmente lei è selvaggia, mentre io sono tutto il contrario >>, << Ami il controllo >> aggiungo io ricordando cosa mi aveva detto al colloquio, << Esattamente >> mi guarda un attimo negl'occhi e poi torna a concentrarsi sulla carne che ora sta tagliando, << Poi nessuno ci crede sorelle, lei è uguale a mia madre, pelle chiara, capelli rossi, mentre io sono tutta mio padre, ho i geni dell'Argentina nel sangue >> spiega. Rimango affascinato da tutto ciò, << Quindi sei mezza Argentina >> borbotto, mi ero chiesto quali erano le sue origini, da dove avesse preso il colore della pelle ambrato, quella sensualità naturale che le appartiene e che non sa nemmeno di avere. Ora capisco tante cose. << Si esatto, mio padre fece un viaggio negli USA durante l'università e conobbe mia madre, si innamorarono perdutamente e quando si laureò la raggiunse qui per stare insieme a lei >> mi racconta, conosco poche storie "d'amore", di solito non mi soffermo mai su come due persone si siano innamorate perché sono cose che non mi interessano eppure questa mi affascina, << Poi sono nata io e pochi anni dopo mia sorella >> conclude lei, << Una bellissima storia >> borbotto io e lei mi sorride. << E lei? >> chiede formale poi, io ridacchio e lei mi guarda stranita, << Martina puoi darmi del tu >> le dico e lei si imbarazza un po', abbassa lo sguardo su quello che sta facendo. << Io sono nato qui, mio padre è mezzo messicano da parte di mio nonno e mia madre è cento per cento Americana e ho una sorella che già hai conosciuto >> concludo io, non ho molto da raccontare. << Tua sorella è molto carina >> mi dice lei, << Si lo è, ma è anche una rompi palle di prima categoria >> rido io pensando a quando eravamo piccoli e lei cercava sempre un modo per farmi arrabbiare, lo faceva apposta, << Tutte le sorelle sono delle rompi palle >> afferma lei, ci mettiamo a ridacchiare, e mi rendo conto che è tutto così strano. Ci scambiamo ancora qualche altra informazione mentre finiamo di preparare la cena. Mi ordina di preparare la tavola mentre lei finisce di cucinare e poco dopo arriva con le pietanze nei piatti, pronte per essere mangiate. Un profumo buonissimo invade la stanza e ancora non posso crederci di aver partecipato alla preparazione della mia cena, non ho fatto molto, ho seguito le istruzioni di Martina, ma è soddisfacente pensare di averlo fatto. << Sembra buono >> dice lei << O almeno spero >> fa spallucce poi. Con un po' di coraggio né assaggio un pezzetto e nella mia bocca c'è un esplosione di sapori. << E' buonissimo >> le dico guardandola, << Menomale, è una ricetta Argentina che mio padre ci fa >> spiega poi, << Si mangiano cose così buone lì? >> chiedo io mentre addento ancora un boccone, << Si, molto buone e soprattutto saporite >> sorride mentre anche lei inizia a mangiare. Mentre ceniamo parliamo di molte cose, mi racconta di quando ha visto Alba e Facu, di come pensasse fossero amanti, parliamo un po' di lavoro in modo generale, dei suoi studi, dei miei. Scopro un sacco di cose su di lei che mi stupiscono sempre di più e scopro anche che è piacevole stare con lei, che mi fa ridere, che mi fa in qualche modo tornare spensierato. Non mi rendo nemmeno conto del tempo che passa, la guardo in ogni suo movimento, scruto ogni suo gesto, osservo ogni suo particolare. Dopo la cena le offro un bicchiere di vino, vado in cucina a prendere due bicchieri e la bottiglia e quando torno nel salotto la trovo affacciata alla vetrata che dà sulla città. << Bello vero? >> chiedo io mentre stappo la bottiglia e verso il vino. Lei si volta un secondo per poi tornare a guardare fuori, << Bellissimo >> esclama poi, sembra incantata a guardare fuori, come se il panorama la rendesse pensierosa e malinconica. E' bellissima mentre è persa nella sua testa, con lo sguardo fisso sulla città. Mi avvicino a lei e le passo il bicchiere, << Grazie >> mi sorride piano e subito fa un sorso. La fisso senza rendermene conto e a quanto pare lei si sente osservata, perché si volta verso di me, << Che c'è? >> chiede confusa, << Niente >> borbotto io, ma in realtà è tutto, tutta questa situazione, questa atmosfera, questa strana pace interiore che provo. Non so perché alzo una mano e le sfioro il viso. Sento che smette di respirare mentre i nostri occhi si scontrano. Anche il mio respiro si fa pesante e ho l'istinto di assaggiare quelle labbra. Ho perso il controllo, mi attira come il sole attira le falene. Ho una strana sensazione dentro lo stomaco che non so nemmeno spiegare, che non ho mai sentito in vita mia. Ci troviamo sempre più vicino, i nostri nasi quasi si fiorano, ma la magia si interrompe quando lei fa un passo indietro e sposta la mia mano dal suo volto. << E' sbagliato >> bisbiglia senza voce e poi mette distanza tra noi, eppure sento qualcosa che mi attira verso lei, ho l'adrenalina a mille nelle vene. Afferra la sua borsa appoggiata alla sedia, vuole andarsene, sembra impaurita e spaventata da tutto ciò. << Martina >> la chiamo io e lei nemmeno alza gl'occhi su di me, << Martina >> la richiamo ancora in modo autoritario e lei finalmente mi guarda, << Scusami, non dovevo avvicinarmi così >> le dico per tranquillizzarla. Lei si guarda intorno, imbarazzata, << Non importa >> borbotta anche se non sembra proprio così, << Facciamo finta che non sia successo nulla ok? >> chiede lei, ma non mi lascia rispondere, << E' meglio che me ne vado >> aggiunge poi, mi guarda ancora per un secondo e poi mi dà le spalle e se ne va, si allontana da me ed è come se il mio corpo lo percepisse, percepisse questa distanza che sta mettendo. Rimango solo, nel silenzio più assoluto del mio attico, sono scombussolato, non capisco più nulla, non capisco cosa stava davvero succedendo in quel momento. Mi avvicino al tavolo e mi verso un altro bicchiere di vino con lei nella testa e con l'adrenalina ancora in circolo. Dopo un'ora mi maledico perché non riesco a smettere di pensarla, di pensare a quelle labbra morbide al sapore che potrebbero avere, di pensare a come potrebbe essere la sua pelle sotto le mie mani. Devo smetterla di pensarla così, in quel modo. Senza pensarci prendo il mio telefono e faccio il numero di Victoria, devo trovare una distrazione. << Si Jorge >> la sento rispondere, << Vieni qui... da me >> dico solamente, in preda alla frustrazione.


Autore: Regaloooo, un capitolo in più oggi solo per voi! Spero che vi piaccia. Martina e Jorge iniziano a conoscersi meglio, però non la loro storia sembra avere un freno... chissà se prima o poi esploderà questa passione! E ora? Scopritelo domani con il nuovo capitolo!! 

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My Dear Boss (Jortini)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora