Capitolo 10

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"Ma sei scema?! Non fare mai più una cosa del genere!"
"Ma io non..."
"Non cercare scuse! Ora lasciami sfogare."
"Va bene"

Dopo i pianti di mia madre e gli abbracci di mio padre, mi hanno lasciato nelle grinfie di Marianna. Ma io cosa ho fatto di male? In fondo lei voleva che andassi al ballo. Perchè adesso mi sgrida?

Dopo un momento troppo lungo di silenzio alzo lo sguardo. Marianna mi sta guardando preoccupata con gli occhi pieni di lacrime.
"Mari..."
Di scatto si lancia verso di me e mi abbraccia.
"Mi sono spaventata così tanto! Ho pensato di perderti!". La sua voce è rotta dal pianto. No dai! Lo sa che se piange poi mi ci metto pure io.
"Ehi Mari. Smettila di piangere. Sono ancora qui io"
"Lo so ma..."
"Niente ma" Lei mi guarda con gli occhi ancora lucidi. Poi sorride.
"Sai, non ero l'unica ad essere preoccupata"
"Eh già! Poveri mamma e papà. Continuavano a ripetersi che era colpa loro, perchè mi hanno convinta ad andare al ballo. Ma non potevano certo sapere che sarebbe scoppiato un incendio, no?"
Lo sguardo scettico e truce di Marianna mi distrae dai miei pensieri.
"Che c'è?"
"Parlo di Noa, idiota! – al suo nome sento il cuore fare una capriola – Era molto preoccupato" e mentre dice questo qualcuno bussa alla porta ed entra.
"Parli del diavolo – mi sussurra all'orecchio – vi lascio soli"
"No aspe..." ma è già uscita.

"Ciao" dice Noa.
"Ciao" gli sussurro, così piano che dubito che mi abbia sentito. Poi cade di nuovo il silenzio. Si avvicina. Si siede sul letto dell'ospedale, al mio fianco.
"Ehm...come va?"
Come va? Come va?! Davvero? Questa è l'unica cosa che mi viene in mente?
Un sorriso triste spunta sulle sue labbra. Ha lo sguardo basso. Gli prendo la mano.
Non lo vedo così sin dai tempi delle elementari.
Poi alza lo sguardo e vedo i suoi occhi tremare.
"Ehi, tutto ok?" gli chiedo preoccupata. Non può piangere anche lui.
"Cosa farei se tu te ne dovessi andare?" mi chiede con una flebile voce.
"Ehi ehi, io sono qui. Non vado da nessuna parte"
"Sì ma hai rischiato così tanto"
"Eh no! Adesso basta. Prima Marianna adesso anche tu" dico cercando di far sentire un tono scherzoso.
"Non ci sono nè se nè ma, ok? Smettetela di pensare a cosa sarebbe potuto succedere, perchè non è successo" gli dico finendo con un sorriso per consolarlo. Lui ricambia, facendomi bollire la faccia.
Porta una mano sulla mia guancia.
Con il pollice mi accarezza le labbra. Si avvicina. Chiudo gli occhi. Mi avvicino anche io.
Poi l'immagine di Valentina mi torna in mente.
Bacio.
Buio.
Lampo.

"HAH!"
Mi sveglio di soprassalto, con il fiatone. Mentre riprendo a respirare normalmente, ripenso a quello che ho appena sognato...solo un sogno...
"Perché anche nei sogni non succede quello che voglio" sussurro frustata. Il mio cuore sta ancora battendo all'impazzata per quello che stava per avvenire tra me e...
Sono così patetica. Non riesco nemmeno a pensare al suo nome adesso.

È passato un giorno dall'incidente, e l'ho trascorso in ospedale per mille controlli. Questa notte sono di nuovo nel mio letto e a quanto pare i sogni sono tornati a tormentarmi. E ovviamente ora che sono sveglia non riesco più a prendere sonno. Ormai i pensieri hanno invaso la mia mente.

La prima parte del sogno è quello che è successo veramente, ma non so perchè il mio cervello ha cambiato l'ultima parte. Ed era così realistica. Sono proprio masochista...

Uff...è così frustrante.
Ancora confusa, prendo le ciabatte e vado a farmi la mia ormai solita passeggiata notturna. Ma prima di arrivare alla spiaggia, noto una figura in riva al mare che osserva l'orizzonte. Mi avvicino cautamente, ma passo dopo passo mi rendo conto della familiarità di quella figura.
"Noa?"
Lui si gira e quando mi vede mi sorride, per poi rigirarsi a guardare il mare.
"Anche tu qui? Dovresti riposare dopo quello che ti è successo"
Ti giuro che se ci riuscissi lo farei molto volentieri.
"Sei sveglia di nuovo per colpa di quei pensieri?" mi domanda continuando a fissare un punto indefinito davanti a sé.
"Oh. Ehm..." non mi aspettavo questa domanda "...mmm... sì, diciamo di sì" rispondo infine, leggermente insicura.
"E tu invece?" domando, prima di avvicinarmi e cercare di vedere dove stesse guardando, aspettando una risposta. Ma questa non arriva. Allora mi giro verso di lui guardandolo intensamente, come a incitarlo a parlare.
"Diciamo che faccio sogni tormentati"
Soddisfatta di aver ricevuto almeno una risposta, torno a guardare la distesa blu di fronte a noi. La luna, quasi rotonda, si riflette sul mare e io chiudo gli occhi, mentre una brezza leggera sfiora il mio volto.
"Continuo a sognare l'incendio. Continuo a sognare il fuoco che avvolge tutto l'edificio. Tu non ci sei, non ti trovo. Poi realizzo che ti trovi in mezzo a quelle fiamme. Voglio vederti uscire da lì, ma questo non accade mai. Poi l'edificio cade in pezzi e tu sei ancora là in mezzo, tra le macerie. E io non ho potuto fare niente" una lacrima solitaria accompagna le sue parole.
Lo guardo triste. Poi mi tornano in mente le parole che ho detto nel mio stesso sogno, così mi faccio forza e mi avvicino afferrandogli la mano e gli sorrido.
"Ehi" dico per attirare la sua attenzione e guardarlo negli occhi "era solo un sogno. Io sono qui. Non pensare a cosa sarebbe potuto succedere, perchè non è successo"

Dranix: la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora