Death

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(T/N)'s POV

"Se sei qui c'è un motivo non credi? Dove pensavi di andare?" disse il ragazzo che aveva frantumato la finestra con un'ascia. Lo guardasti con gli occhi spalancati, colmi di terrore e spavento. Un altro volto nuovo,  un paradenti gli copriva la bocca, indossava degli enormi occhiali con le lenti gialle, la testa era coperta da un cappuccio da cui si intravedevano i capelli castani, e in mano un ascia, un'altra ancora appesa alla cintura dei pantaloni. 
Lo fissasti come paralizzata senza rispondere, così riaprì bocca lui: "Non ti è ancora ricresciuta la lingua vedo."

Il viso ti sanguinava, le piccole ferite causate dalle schegge di vetro non si rimarginavano. 

"Ti fanno male quelle ferite?" disse deridendoti fissando le gocce di sangue colare dal tuo viso. Non rispondesti. "Continui a stare zitta? Se ti piace il silenzio posso farti stare zitta per sempre." disse il ragazzo facendo spallucce. Allora prendesti coraggio per evitare la morte e chiedesti: "Perché non posso andarmene?". Lo dicesti sottovoce, con un po' di timidezza e molta paura. Aspettasti in silenzio la risposta. "Non ascolti nemmeno oltre a non parlare. Ho detto che c'è un motivo se sei qui!" disse con tono seccato e arrogante. Era chiaro che non volesse rispondere con più dettagli alla tua domanda, quindi cominciasti a pensare tra te e te. Che stava succedendo? Non ricordavi niente, i tuoi ricordi erano legati solo a famiglia e amici, non serbavi ricordo di nulla del genere. Com'eri finita lì? Dovevi scoprirlo e anche al più presto, ma ancor prima dovevi andartene il più lontano possibile da quel posto. Come fare? A quanto pare non potevi uscire dall'edificio per motivi a te ignoti, tutte le persone dentro di esso esclusa te erano armati e sembravano tutti pericolosi. Dovevi scegliere, ribellarti o sottostare agli ordini?

"Hai paura?" chiese il ragazzo. Come un cane davanti al padrone arrabbiato che lo sta per punire, tu abbassasti lo sguardo. Sibilasti un "sì" che lui ti chiese di ripetere, più volte affinché lo potesse sentire bene, e quando quasi lo urlasti scoppiò in una grassa risata. "Era da tanto che non avevo una vittima così duratura, ora come ora potremmo anche sederci a prendere un tè e fare una chiacchierata." disse con ironia spaventandoti alquanto; le sue parole volevano forse farti intendere che sarebbe giunta la tua ora per mano sua? 

"Okay, credo sia il momento di portarti dove devi arrivare. Fine della corsa." disse avvicinandosi a te alzando l'ascia in aria minacciando di prenderti in pieno affondando il colpo. Il colpo ferì l'aria, non appena vedesti l'arma pronta a ucciderti corresti via nella direzione opposta. "Ti sei spaventata eh?" disse urlando con tono psicopatico e avendo un tic alla testa. Cominciò ad inseguirti con la scure in aria, tu correvi senza sosta, la gamba sinistra ti doleva. 
Non corresti a lungo prima che una delle due asce bloccasse il tuo percorso, difatti con una precisione perfetta il tuo inseguitore aveva lanciato la sua arma sul tuo percorso, bloccandoti per poco, ma abbastanza da saltarti addosso e farti cadere. Si sedette su di te a cavalcioni con la seconda ascia alzata sopra la tua testa, e a render ancora più terrificante la scena che stavi vivendo un tagliente sguardo da psicopatico ti perforava l'anima. 
Il sentimento che provavi era indescrivibile: terrore? Paura? Angoscia? Forse un miscuglio di tutte queste emozioni. Eri bloccata. Cominciasti a urlare, a dimenarti, a pregare di lasciarti andare e risparmiarti, ma lui ridette, continuò a ridere di fronte alle tue preghiere di libertà. Ma dopo poco smise di ridere, e con tono seccato e irritato disse: "E sta' un po' zitta, non sopporto chi urla troppo!".

L'ultima cosa che vedesti fu l'ascia calare veloce sulla tua testa.

Just A Toy. || Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora