Choice

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Timothy's POV

Appena allontanato dalla stanza di (T/N) e svoltato l'angolo del corridoio entrai nella stanza più vicina spalancando la porta con una certa fretta, la quale ho da quando riscontrai i sintomi di questa malattia infernale. Continuavo a tossire, il mal di testa era cronico e la tosse aumentava in una nota sempre più grave e pesante. La camera in cui entrai era vuota se non per una sedia in un angolo e una trave orizzontale di legno sporco opposta alla parete in cui era situata la porta. Essa come tutte le altre stanze era sporca e aveva le pareti bianche, il pavimento grigio nel quale tra le fessure delle piastrelle vi si nascondeva una polvere lì abbandonata da molti anni, e il soffito che dava l'impressione di poter crollare da un momento all'altro.
Mi scaraventai sulla sedia che per poco non rischiò di cadere data la precipitazione che ebbi durante l'atto, e aprii il più velocemente possibile il barattolo che poco fa avevo preso, estraendone le pastiglie bianche. Mi sollevai frettolosamente la maschera e presi quattro o cinque pastiglie, non prestai attenzione alla quantità, e le buttai giù senz'acqua e senza troppa fatica. Come di rito iniziai a respirare affannosamente, e il mal di testa cominciò ad alleviarsi magicamente. La tosse si affievolì e dopo l'iniziale difficoltà durante la respirazione iniziai a recuperare l'aria perduta e a calmarmi. Mi abbandonai allo schienale della sedia di legno e richiusi il barattolo. Contai le pastiglie che vi rimanevano all'interno: erano solo più tre. Dovevo assolutamente procurarmene altre. Appoggiai una mano sulla fronte e mi chiesi quando tutto era iniziato; in realtà lo sapevo bene quando avevo perso l'umanità, ma ripudiavo la realtà.

Dalla porta lasciata aperta entrò Hoodie, che mi disse in tono freddo: "Seguimi.". Durante quell'attimo di coscienza in cui non ero più Masky ma Tim, lo guardai sconcertato, lui aveva letteralmente perso tutto, l'anima gli era stata rubata e convertita in uno spettro schiavo di un essere superiore. Io ripudiavo tutto ciò, non volevo piegarmi a questo potere nonostante fosse così forte da piegare anche gli uomini più valorosi, avevo la speranza che un giorno tutto questo sarebbe finito.
Quando ero Masky, non mi rendevo conto di ciò che facevo, diventavo un burattino utilizzato per i giochi di qualcuno, senza coscienza, senza volontà. Venni a sapere che lo ero tramite la registrazione di alcune cassette. Talvolta dopo ciò quando ero in me mi munivo di qualche telecamera nascosta tra i miei vestiti per vedere ciò che diventavo dopo il suo ordine. Ho ucciso persone, innocenti, avevo perso la mia innocenza, ero consapevole di essere solo una marionetta, ma volevo credere, per non far volare quello straccio di anima che mi era rimasto, che un giorno sarei riuscito ad avere la mia vecchia vita normale.
Ma questa semi-umanità temporanea vola via in fretta, e difatti di lì a poco l'avrei perduta nuovamente.

Masky's POV

Riabbassai la maschera e senza rispondergli mi alzai per seguire Hoodie. Camminammo per un po' nei lunghi corridoio dell'edificio e i passi rimbombavano solitari nella struttura del corridoio. Dopo poco il rumore dei passi si fuse con urla non troppo lontane, urla maschili piuttosto familiari, che esprimevano violenza e rabbia, rancore e cattiveria. Procedemmo fino ad arrivare davanti alla stanza da dove proveniva tutto questo baccano. Hoodie l'aprì con la sua tipica calma ed entrammo.
All'interno vi era proprio la persona che pensavo ci fosse, ebbi la conferma di aver riconosciuto la voce: era Jeff. La stanza era uguale a quella in cui mi ero rifugiato per assumere i medicinali, ma dove nell'altra camera c'era la sedia lì c'era un piccolo materasso rotto e impolverato. Jeff era ammanettato alla trave orizzontale, inginocchiato, mentre continuava a divincolarsi e strattonare la trave nonostante sapesse di essere bloccato. Appena i nostri passi fecero ingresso nella stanza cominciò ad insultarci e a ordinarci di liberarlo. Entrambi lo ignorammo, io mi accomodai su un angolo del materasso e Hoodie mosse qualche passo verso destra ponendosi di fianco alla porta. Jeff non perdeva la voce, continuava a sbraitare come se fosse stato messo a tacere per anni, ma la sua voce roca non spaventava nè me nè il mio compagno, entrambi avevamo già chi ci terrorizzava abbastanza da renderci immuni a qualsiasi altro tipo di paura.

La porta era rimasta aperta, e dopo circa 5 minuti, come previsto, entrò Toby trascinando all'interno della stanza un corpo di una ragazza a noi tutti fin troppo familiare. Il corpo sanguinava e odorava di morte, veniva spostato in maniera non curante e dalla gamba sinistra, i capelli assorbivano la sporcizia del pavimento e il braccio destro faceva da sorgente di una piccola fontana di sangue. Appena fatto il suo ingresso e sistemato il corpo vicino a me, disse ironicamente: "Tutti pronti per la reunione?", ma nessuno rise alla sua battuta, nessuno tranne lui, che rise sottovoce. Jeff sbalordito da tutte quelle persone davanti a lui disse abbassando il tono della voce: "Voi volete ferire forse il mio orgoglio? Avete preso pure lei?". Iniziò a scuotere la testa quasi incredulo e poi sbraitò: "Lei è mia! Non avete il diritto di toccarla! Dovevo ucciderla io! Come ti sei permesso ad ucciderla?!". "Ha solo perso conoscenza, non preoccuparti Jeffrey." disse prontamente Toby mentre cercava di trattenere qualche tick alla spalla. Jeff iniziò nuovamente a divincolarsi, ad insultarci, ad urlarci che non dovevamo toccarla in quanto sua proprietà e dovevamo subito lasciare andare entrambi. Toby stava per intervenire ma venne preceduto da Hoodie, che fece un passo in avanti e disse: "Non abbiamo fatto niente per niente, sai perfettamente perché sei qua.". Il nostro prigioniero iniziò a ridere in maniera molto inquietante e poi disse smettendo di ridere tutto d'un tratto: "E voi sapete perfettamente che non tornerò.". Hoodie, con la sua tipica quiete da marionetta, rispose: "Sapevamo perfettamente che sei una testa dura, perciò abbiamo delle opzioni da proporti: la prima è-", "Perché non è venuto a dirmelo di persona?" interruppe Jeff. A quel punto intervenne Toby dicendo che non era necessaria la sua presenza.
L'atmosfera era ostile e inquietante, in realtà Lui era qui anche senza la sua presenza fisica, ci osservava e ascoltava e ci controllava tutti, meno Jeff e la ragazza.
Hoodie riprese come se nessuno l'avesse mai interrotto, come fosse stato una videocassetta messa in pausa: "La prima è che tu ti unirai a noi e ti verrà ridata la ragazza, ovviamente ciò implica che tu venga liberato; la seconda è che uccideremo la ragazza, tu verrai lasciato qui a marcire e dopo qualche giorno, settimana o forse mese torneremo a riproporti di unirti a noi. In caso rifiutassi ulteriormente penseremo a cosa fare.". Inutile dire che la reazione di Jeff fu violenta come tutte le sue reazioni, ma nessuno di noi rispose, lo lasciammo sfogare. Dopo un po' disse, quasi rassegnato ma con dentro una rabbia disumana: "Uccidetela e lasciatemi qua, rinuncio al mio giocattolino piuttosto di tornare.".
Mi alzai prendendo sulle spalle il corpo della ragazza, seguii gli altri uscire dalla stanza lasciando la porta aperta e il serial killer da solo.

Nota dell'autrice: volevo solo augurarvi buon anno a tutti e spero vi piaccia il capitolo!
_glacedfrancy

Just A Toy. || Jeff The Killer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora