Capitolo Ventuno

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È il primo giorno dal rientro a scuola, e sto seriamente pensando di passare tutta la giornata nel parcheggio. Pensavo di aver superato la cosa, ma adesso che sono qui, non riesco ad entrare a scuola. Il pensiero mi fa stare male.

"Marti ciao!" esclama Eva raggiungendomi.

"ciao" dico forzando un sorriso.

Guarda prima me, poi la scuola, poi di nuovo me.

"non credo che qualcuno se lo ricorderà" dice tentando di rassicurarmi.

"è stato lì quattro giorni" ribatto.

''secondo me la gente nemmeno va sua quella pagina" dice Eva. Ma lei stessa ci è andata quindi ne dubito.

Attraversiamo insieme il corridoio mentre sta suonando la prima campanella. Nessuno sembra notarmi più del solito, e nonostante tutte le rassicurazioni di prima vedo Eva che è sollevata quanto me. Dopo le lezioni nessuno ha fatto commenti o altro. Dovrò parlare col resto del gruppo questo è sicuro. Un paio di persone mi salutano come se niente fosse. A ricreazione butto i libri fuori. Nessuno ha infilato bigliettini omofobi, benissimo. Nessuno ha scritto 'frocio' sul mio. banco, ancora meglio. Sono quasi pronto a credere che le cose qui siano un po' migliorate. O che alla fine nessuno abbia letto il post di Emma.

Emma. Oddio. Non voglio nemmeno pensarci che dovrò vederla. Ho ancora paura al pensiero di rivederla. Sto cercando di respirare.

In corridoio cammino accanto a Giovanni mentre raggiungiamo gli altri.

Un tizio passa accanto a noi, a me e ride. Lo ignoro ma Giovanni si gira.

"testa de merda, che ridi?" chiede al tizio e prevedo guai.

"Gio'..." lo richiamo prendendolo per un braccio tentando di farlo andare via da lì.

"vieni qua, no?" dice. Per fortuna mia il tizio già è andato via.

Questo tizio nemmeno lo conosco. Non so nemmeno cosa ci trovi di divertente.

Per tutta la giornata Eva e Eleonora sono come dei pitbull, e lanciano occhiatacce in tutte le direzioni ogni volta che qualcuno mi guarda divertito. È una cosa veramente carina.

Una tizia mi ha chiamato frocio per i corridoi. Eleonora si è arrabbiata e l'abbiamo dovuta tenere per le braccia mentre lei le dava della stronza.

Non l'ho mai vista così. Di solito è tranquilla. Edoardo è intervenuto e l'ha calmata. Lui sa qualcosa che io non so.

Fuori scuola tutti i ragazzi del gruppo hanno saputo la notizia. A tutti stava bene. Mi hanno detto che mi volevano bene e mi hanno abbracciato. Non ho mai ricevuto così tanti abbracci in vita mia. Mi dispiace non averlo potuto dire io.

Sana mi guarda da lontano. Ho paura che per lei non vada bene. La raggiungo.

"a te sta bene la cosa?" chiedo e lei mi guarda confusa.

"perché non dovrebbe?" chiede retorica.

"be' non hai detto nulla e poi...all'Islam non sta bene l'omosessualità, ricordi?" chiedo mordendomi il labbro. Lei sorride dolcemente.

"sì, vero. Ma l'Islam dice anche che tutte le persone sono uguali e che nessun uomo dovrebbe mai essere denigrato, insultato o giudicato...e a me piace di più quella parte" dice sorridendo, sorrido anche io. Ho davvero degli amici fantastici.

A pranzo le ragazze si sono prese la briga di discutere e valutare i cinquanta milioni di tizi che a detta loro potrebbero essere i miei possibili fidanzati. E ci sarebbe veramente da ridere fino a quando Federica non dice per scherzare che Edoardo è gay. Che fa sì che Edoardo metta un braccio sulle spalle di Eleonora, così da far arrabbiare Eva.

"dobbiamo trovare un fidanzato anche a Eva!" esclama Silvia e io vorrei sprofondare. Amo Silvia, ma basta.

"state zitte" dice Eva diventando tutta rossa. "comunque dovremmo lasciare in pace Martino" dice infine e la ringrazio.

Alla radio Niccolò non c'è, non so se lo sa. Dovrei dirglielo.

Poi Eleonora dice:"cazzo, ma state scherzando?!"

Tutti rimangono zitti un istante, guardandosi tra di loro. Guardano ovunque tranne me. Per un minuto sono confuso, ma seguo con lo sguardo Eleonora che si precipita fuori la cabina. E ci sono due tizi che non conosco. Entrambi hanno il cappuccio in testa, uno di loro una bomboletta spray rossa.

"tornate qui teste di cazzo!" urla Eleonora nel corridoio.

"Ele calmati" interviene di nuovo Edoardo come stamattina.

"no, non mi calmo Edoardo. Sono due stronzi di merda!" continua ad urlare e io leggo la scritta sul vetro della cabina.

FROCIO.

Tutto di rosso.

So che non dovrei prendermela. Ma mi viene da piangere.

Eva se ne accorge e mi abbraccia rassicurandomi che andrà tutto bene.

"io chiamo un insegnante" mormora Giovanni e esce dalla cabina.

Pochi minuti dopo Giovanni entra di scatto dalla porta, seguito dallo psicologo della scuola, il Dottor Speranza. Entra anche Eleonora che ha il viso tutto rosso. Edoardo la fa sedere.

"che idioti" mormora lo psicologo guardando la scritta.

Annuisco lentamente.

"sinceramente pensavo che Eleonora volesse picchiare uno di quei tizi" dice Silvia guardando la sua amica.

"ma pure tutti e due" ribatte lei.

"avrebbe fatto bene" dice Sana alzando le spalle.

"saresti intervenuta pure tu col tuo dizionario di latino" dice Federica e tutti ridiamo.

"è bello vedere un gruppo tanto unito...comunque Martino riferirò tutto al preside e sicuro li metterà in punizione. Non cancellate la scritta, dovranno pulirla loro" dice il professore e annuisco ringraziandolo.

Poi esce e ci lascia da soli. Emma in tutto ciò è stata zitta in un angolo a guardare da lontano la scena.

"be' penso che per oggi possa bastare" dice Sana ma non abbiamo nemmeno iniziato la riunione.

Usciamo tutti dalla cabina, ma Emma mi prende per un braccio.

Non la voglio nemmeno guardare in faccia.

"possiamo parlare?" chiede.

"non ho niente da dirti"

"va bene" sospira. "Marti, solo...mi dispiace"

Incorcio la braccia.

"mi dispiace da morire. Ma giuro che non sono stata io a scrivere quel post" dice ma non capisco.

"non volevo nemmeno farlo, ero arrabbiata con Giovanni, non con te. Ho parlato di questa situazione a mio fratello e lui ha dato la colpa a te, così ha fatto quel post. L'ho saputo solo dopo, mi sono arrabbiata con lui e ho cancellato il post" spiega.

Non so che dirgli, non so se è seria o si stia inventando una scusa.

"le foto delle email le ho cancellate tanto tempo fa. Ti giuro. Potresti dire qualcosa?"

Ripenso agli insulti che ho ricevuto stamattina e alla scritta sul vetro della cabina. Quasi gli scoppio a ridere in faccia.

"cosa vuoi che ti dica Emma? Questo secondo te giustifica il tuo ricatto? Giustifica che tuo fratello abbia detto a tutta la scuola una cosa mia?" chiedo retorico.

"non pensava fosse chissà cosa..."

"non dire che non è chissà cosa. Perché lo è. Era una cosa mia. Dovevo essere io a decidere quando, dove e a chi dirlo" di colpo ho la gola secca e le lacrime minacciano di uscirmi. "mi avete tolto la possibilità di farlo"

Emma ha gli occhi lucidi come me.

"per cui lasciami stare okay?" dico solo, lei annuisce e esco dalla cabina. Giovanni era fuori ad aspettarmi. Avrà sentito? Mi metto a piangere. Lui mi abbraccia, non dice niente e mi riporta a casa.

love, MartinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora