CAPITOLO 20: Guerriero

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[MIKASA P.O.V.]

Ormai è da un mese che Eren se ne è andato, ma ancora non riesco ad abituarmi alla sua assenza... Per provare a distrarmi ho cominciato a uscire con Jean, anche se ultimamente mi ignora e quando provo a parlargli mi dice che ha da fare e se ne va (N.D.A.: tratto da una storia vera, o mi sbaglio lalekudo? AHAHAH, ops, scusatemi, torniamo alla storia...) un vento leggero mi scompiglia i capelli e accarezza le mie guance, sono sul tetto della scuola ad osservare questo cielo grigio e triste... Mi viene in mente Annie... Ora che ci penso c'è qualcosa che non mi torna... Dov'è finita? Aveva detto che me l'avrebbe fatta pagare ma... Non si è più fatta vedere...

LEVI: "Ackerman, che ci fai qui? Anche se è ricreazione gli studenti non possono venire qui sul tetto"

IO: "Mi scusi, ma avevo bisogno di un po' d'aria... Non riesco a stare in mezzo a quel branco d'idioti per troppo tempo"

LEVI: "Questo dovrei dirlo io..."

Sento la porta di metallo cigolare per poi chiudersi, poco dopo la figura del mio prof è affiancata a me mentre osserva il panorama

LEVI: "Che città schifosa"

IO: "Già..."

LEVI: "Senti..."

IO: "Sì?"

LEVI: "Niente, lascia stare"

Torna verso la porta e rientra, dicendomi di non fermarmi troppo dato che tra poco le lezioni ricominciano... Comincia a piovere e torno dentro, fortunatamente non mi sono bagnata troppo, la campanella suona e torno in classe

Fisso costantemente la lancetta dei secondi, dell'orologio attaccato poco più su, rispetto alla lavagna, finite le lezioni, vengo raggiunta da Christa che mi invita ad andare a fare shopping questa domenica nell'unico negozio decente qui in zona, accetto, l'alternativa era starmene sul letto pensando ad Eren, arrivata da Hannes, mi spoglio e faccio una doccia, la sensazione dell'acqua calda sul mio corpo è davvero stupenda soprattutto quando fuori c'è questo freddo, finito di lavarmi avvolgo l'asciugamano attorno a me, salgo in camera mia e mi prendo una maglietta maniche lunghe, bianca e dei pantaloni della tuta, neri, di questi tempi al bar non viene più nessuno *Din Din* vengo smentita dal suono del campanello sopra la porta che indica l'arrivo di un cliente, un ragazzo con una felpa grigia, il cappuccio nasconde il suo volto, i suoi jeans blu scuro sono leggermente bagnati a causa della pioggia di prima, si siede e aspetta che qualcuno vada lì a prendere la sua ordinazione.

Metto il grembiule e vado da lui

IO: "Salve, cosa le porto?"

Senza voce, risponde

CLIENTE: "Un caffè e un pretzel, grazie"

IO: "Arrivano subito"

Vado dietro il balcone, prendo un piattino, ci metto il pretzel e dopo preparo il caffè, lo porto al cliente e lascio li vicino il conto... Sono passati 10 minuti e non ha ancora toccato né il caffè né il pretzel, continua a guardare lo schermo del suo cellulare insistentemente, come se stesse aspettando qualcuno, poco dopo entra dall'ingresso un'altro ragazzo, vestito uguale all'altro che si va a sedere dal lato opposto del bar rispetto all'altro cliente, anch'esso ha il viso nascosto dal cappuccio.

Mi avvicino a lui e chiedo

IO: "Prende qualcosa?"

CLIENTE 2: "Un caffè macchiato"

Solo tu, mi hai capito... [EREMIKA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora