2. UNA GABBIA DI MATTI

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Io e mia madre ci fiondammo in casa Stilinski stremate come non mai. Non avevo mai sentito Stiles urlare in quel modo, avevo seriamente preso in considerazione l'opzione gatto mannaro, ma era davvero improbabile.
Forse.

Apparte gli scherzi, credetti davvero che qualcuno si fosse introdotto in casa loro e lo avesse aggredito nel sonno. In più avevo appena avuto un incubo, e tutti sappiamo che quello non è mai un buon segno.

Lo sceriffo era steso sul letto e teneva Stiles con le braccia, che non smetteva di urlare come un pazzo. Io e mia madre rimanemmo immobili sulla soglia della porta, ferme come congelate.

"È tutto ok" continuava a sussurrare Noah all'orecchio del figlio.

Alla fine stiles smise di urlare, ma rimase tra le braccia dello sceriffo per minuti interi. Io e mia madre non osammo fare un passo, finché l'uomo non lasciò stiles alzandosi dal letto. Sembrava che solo in quel momento lui si fosse accorto della nostra presenza.

"Buona sera Ella" salutò mia madre con un cenno del capo e mi abbracciò. Mi guardò e subito dopo spostò lo sguardo su suo figlio, che stava silenziosamente singhiozzando nell'ombra del suo letto.

"Ok forse è meglio se torniamo a casa"
Constatò mia madre prendendomi per mano. Ma io non mi mossi.
Non lo avrei lasciato da solo.
Non di nuovo.

"Io rimango" dissi a mia madre prima di darle la buona notte con un semplice bacio sulla guancia. Lei sparì sulla soglia della porta insieme allo sceriffo e il silenzio calò nella stanza.

Tirai su col naso e mi strofinai la faccia cercando di non iniziare a piangere a mia volta. Quella era stata una delle scene più tristi a cui avessi mai assistito e in più mi sentivo in colpa per le cose che ci eravamo detti quella sera.

Camminai lentamente verso il materasso. Lui era tutto rannicchiato verso il muro strapieno di foto e verbali, il tutto era collegato da mille fili rossi messi in modo confusionale. Era come se avesse previsto le mie intenzioni e mi avesse lasciato spazio a sufficienza per sdraiarmi accanto a lui.

Mi sdraiai sotto le coperte calde e sfiorai con la guancia il cuscino bagnato di lacrime. Gli toccai la spalla sperando in una qualche reazione, ma niente.
In compenso smise di piangere, ma solo perchè odia farsi vedere da me nei suoi momenti critici.

"Scusa" sussurrai circondandogli la vita con un braccio, fino a raggiungere la sua mano. Lui non mi rispose, si limitò a rimanere in silenzio e stringere la mia mano nella sua.

Mi era mancato il calore del suo corpo accanto al mio. Mi erano mancati i vecchi tempi in cui ognuno si infilava nel letto dell'altro per farlo sentire al sicuro.

_______

"Dovremmo smetterla di litigare" mi disse lui cogliendomi di sorpresa.
Mi alzai dal letto guardando la sveglia di Stiles, che avevo capito essere indietro al solo scopo di farlo alzare in orario.
Orami lo conoscevo bene quanto le mie tasche e sapevo che ogni mattina, prima di andare a scuola, lui ci mette almeno dieci minuti buoni a realizzare di essere al mondo e ad alzarsi. 

"Lo so"
Mi parlava come se non ci avessimo mai provato, ma era così, le cose non funzionavano più.
Feci un sospiro e scossi la testa, cercando di eliminare quei pensieri orribili dalla mia testa.

"Come va?" Gli chiesi seria per cambiare argomento.

"Meglio" detto questo mi attirò a se prendendomi per la vita e mi lasciò un dolce bacio sulla tempia.

"Mi eri mancata" mi sussurrò all'orecchio prima di lasciarmi libera.

Gli sorrisi per ricambiare ed uscii dalla stanza, come sempre passando per la finestra.

𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora