16. TERAPIA DI COPPIA

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"Smettila di guardarmi così"
Lo rimproverai ancora una volta.
"Non ti guardo in nessun modo" rispose Stiles aprendo l'armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi. "Si invece e risponderò in anticipo alla tua domanda: sto. Bene." Dissi scandendo le parole.

"Ma hai la vaga idea di cosa è successo ieri notte?" Deglutii e continuai a spazzolare i capelli facendo finta di non averlo sentito. Stiles aprì le persiane della sua finestra e sentii un brivido lungo la spina dorsale, quando incrociai lo sguardo di mia madre che era seduta sulla scrivania di camera mia.

Afferrai velocemente i vestiti che mi aveva dato Stiles e corsi in bagno. Avrei sicuramente potuto cambiarmi lì, ma non avevo intenzione di parlare con mia madre. Non ero ancora pronta.

Mi appoggiai contro la porta chiudendola a chiave. Avevo davvero voglia di piangere in quel momento, anzi, era un po' che avevo voglia di piangere, ma con tutti i soliti casini trovavo a malapena il tempo di respirare.

Feci un respiro profondo e strinsi forte le mani in due pugni, cercando di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni. Rivedere il suo viso mi aveva scossa. Non mi ero preparata a rivederla prima del numero di giorni che avevo prestabilito.

Le luci dei bagni lampeggiarono, accendendosi e spegnendosi almeno quattro volte. Probabilmente la luce stava tornando, eppure continuavo a trovare la cosa insolita. Era successo anche quella stessa notte quando mi ero svegliata di colpo.

"Jane apri la porta!" Mi infilai velocemente i vestiti ed uscii dal bagno solo quando, usando il mio udito da licantropo, sentii mi madre scendere le scale. "Sono viva eh, dovevo solo cambiarmi"

"Farò finta di non aver capito che stavi scappando dallo sguardo di tua madre"
Gli rivolsi un lieve sorriso e lui mi portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. "Dovrete parlare prima o poi"

"Lo so, ma ora io... io non"
La frequenza dei miei respiri aumentò, ma mi bastò trattenere poco il fiato per tornare a respirare come prima. "Tranquilla ho capito: non sei ancora pronta, va bene" mi rassicurò prima di stringermi fra le sue braccia.

Allacciai le braccia intorno al suo collo con l'intenzione di baciarlo, ma quando le nostre labbra stavano quasi per toccarsi, lui appoggiò le mani sui miei fianchi. Proprio come nello stramaledettissimo sogno. Quei due erano così simili, persino nel movimenti e ogni cosa che aveva Stiles mi ricordava quell'orribile essere.

Lo spinsi via spaventata senza pensare nemmeno a quello che facevo e a quale sarebbe stata la sua reazione. "Mi vuoi spiegare che succede? È la seconda volta che reagisci così quando ti tocco"
Non potevo dirglielo, non potevo dirgli niente.

"N-niente, sono solo stanca e scusami" Stiles non sembrò prendere la mia scusa in considerazione nemmeno per un secondo, ma decise di non insistere.
Gli presi il viso fra le mani e lo baciai come non facevo almeno da quando avevo iniziato a fare incubi su di lui.
Mi mancavano le sue labbra, in realtà mi mancava tutto di lui, ma di più pensare a Stiles come una persona innocua e incapace di farmi del male.

Dovrebbe essere il contrario. Dovrebbe avere lui paura di me, eppure non scappa mai via davanti a niente, io invece sono solo una codarda e mi faccio fermare da due stupidi incubi.

"Wow" fu l'unica cosa che disse non appena le nostre labbra si separarono. "Sai questo non mi basta a distrarmi dal mio obbiettivo, cioè ricavare informazioni da quella tua bellissima bocca"

La porta si aprì e sulla soglia comparve, come ogni mattina ormai, Allison con una fetta di pizza in mano. "Dove hai preso quella pizza?" Chiese Stiles confuso, mentre io bramavo già di rubarla alla ragazza in un momento di distrazione.

𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora