6. PEDOFILIA

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Le sue dita scorrevano sulla mia schiena nuda causandomi brividi in tutto il corpo. Chiusi gli occhi mentre sentivo il respiro caldo di Stiles sul mio collo. Avevamo parlato come ci era successo poche volte da quando ci conoscevamo. Ci eravamo raccontati alcuni pezzi del nostro passato che non conoscevamo, ma prima di tutto mi ero trovata bene, dopo tanto tempo. Non mi sentivo usata, non mi sentivo delusa, mi sentivo esattamente come all'inizio della nostra relazione. Quando ancora la nostra unica preoccupazione era la reazione di James.

"Hai un futuro da massaggiatore"
Mormorai con la faccia spiaccicata sul cuscino. Lui fece una piccola risata ed iniziò a disegnare piccoli cerchi con le dita sulla mia pelle pallida.

"Mi sei mancata" confessò appoggiando la fronte sulla mia spalla. "Non lo dici tanto per dire sta volta, vero?"

Mi prese per le spalle e mi fece girare verso di lui. Eravamo andati a casa sua per paura che mia madre o James entrassero in camera.
"Non l'ho mai detto tanto per dire"
Disse lui accarezzandomi il viso e scendendo lentamente verso il collo.
Con l'altra mano mi afferrò il polso e lo appoggiò sul suo petto, nel punto in cui il suo cuore batteva all'impazzata.

"Io ti amo" scandì bene le parole ed io ascoltai bene il suo battito cardiaco con il mio udito. "Visto?" Nessun cambiamento di frequenza.

Mi strinsi a lui e appoggiai la testa nell'incavo del suo collo. "Pensavo di averti perso" sussurrai circondandogli la vita con le braccia.
"Non mi perderai mai, non perderai più nessuno di noi, va bene?"

Stiles aveva afferrato il concetto.
Lui aveva capito quale era la mia peggiore paura, nonostante io odiassi parlarne con chiunque.

Nella mia vita sono sempre stata abituata a perdere tutti. Avevo iniziato da mio padre, gli amici che avevo lasciato a Seattle, e quì erano già morte fin troppo persone.
E nonostante stiles che mi rassicurava, io sapevo che non era finita.

Mi ero promessa di dirgli della voce solo dopo che saremmo riusciti a chiudere la porta, ma non so se anche dopo ne avrò il coraggio. Chiusa la porta staranno tutti bene e non avranno problemi, apparte me. Io sarei stata il problema, e non volevo esserlo.

Restammo abbracciati nel suo letto, in silenzio per minuti interi. I nostri respiri si intrecciarono e nessuno dei due aveva intenzione di proferire parola. Si stava perfettamente bene fra le sue braccia e avevo quasi dimenticato quanto quella sensazione fosse meravigliosa.

_______

La sua mano fredda scivolò fra il tessuto della mia maglietta e mi accarezzò i fianchi. "Stiles che fai?" Quando aprii gli occhi, non incontrai più i suoi bellissimi occhi color miele, ma due iridi scure da far paura. Aveva due grandi segni violacei sotto di essi e gli zigomi scavati. La sua pelle era cadaverica come quella di un morto, e non ero completamente sicura che non lo fosse. Eppure era lì, davanti a me, che mi guardava con uno strano sorriso, quasi un ghigno. Il suo sguardo era vuoto, sembrava incapace di provare qualsiasi emozione umana.
Mi prese i polsi con le mani talmente forte da farmi urlare, e mi accorsi che la mia forza sovrannaturale non bastava nemmeno. Mi sovrastò con il suo peso e si mise sopra di me, mentre una lacrima scendeva sul mio viso.
Chiusi gli occhi aspettando che lui facesse qualcosa, ma tutto smise di muoversi in quel momento. "guardami" restai ferma nella mia posizione, ormai sicurissima che quella non era la stessa voce del ragazzo di cui ero innamorata.
"Guardami!" Aprii gli occhi iniziando a singhiozzare come una bambina. Mi sentivo impotente, come se i miei poter non facessero più effetto. Ero in trappola e di sicuro stavo per morire, per mano del mio ragazzo. Quello che di sicuro non era più lo Stiles che conoscevo, iniziò a stringermi il collo con le mani. Il fiato mi si mozzò in gola.

𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora