5.SFOGHI

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"Credo che il vostro subconscio stia cercando di comunicare con voi"
Spiegò il veterinario.
"Non sembra una cosa bella"
Commentai fissando le mie unghie fin troppo corte. " Come faccio a chiedere al mio subconscio di usare un linguaggio che conosco?"
Chiese Stiles mentre camminavamo verso il solito tavolo di metallo.

"Perchè che linguaggio ha usato?" Chiesi sedendomici sopra come ero solita fare. "Il linguaggio dei segni"
"Ah"

"Ti ricordi la sequenza?" Chiese il veterinario al ragazzo incrociando le braccia al petto.

"Non dirmi che ora sai anche il linguaggio dei segni"

"Io so molte cose"

"Si me ne sono accorta"

Stiles fece vedere al veterinario la sequenza e rimasi sorpresa dal fatto che se la ricordasse alla perfezione. Insomma, di solito i sogni non si ricordano in modo così chiaro e nitido, invece con lui ci riusciva.

"Quando una porta non è una porta?"
Allora il mio subcoscio non è l'unico che si diverte a fare gli indovinelli.

"Quando è accostata" rispose Scott.

"State scherzando vero? Il mio subconscio fa gli indovinelli!"

"Non è l'unico"
Non mi resi conto di aver parlato ad alta voce finchè non sentii il silenzio calare intorno a me. Maledizione a me e alla mia stupida mania di non prestare attenzione alle cose che dico.

"Che intendi?" Chiese Stiles. Io lo guardai innocente e feci un leggero sbuffo.

Era la mia occasione di raccontare a Deaton e a Scott dei disegni e degli incubi. Ora si aggiungevano pure le voci, l'ansia e le allucinazioni, per non parlare del tremore alle mani. Potevo finalmente liberarmi di tutti i miei problemi e raccontarli a qualcuno di cui mi fidavo, caricando però il peso delle mie sventure sulle loro spalle.

"Sei solo un peso per tutti Jane, la loro vita sarebbe migliore senza di te"

"Niente" risposi convinta e alla fine tutti tornarono a fare finta di niente. Tutti tranne Scott. A volte riuscivo davvero a dimenticarmi che poteva capire quando mentivo.

"Quando voi siete stati sott'acqua siete passati da uno stato di incoscienza a uno di consapevolezza, in pratica avete aperto una porta nella vostra mente"

"Una porta aperta nelle vostre menti, wow!" Risposi sarcastica iniziando a mordermi le punte delle dita.

"Vi avevo messo al corrente dei rischi"

"Che possiamo fare?" Chiese Scott

"È un po' difficile rispondere"
E fu così che arrivò il momento in cui le illimitate conoscenze del veterinario di Beacon Hills si esaurirono.

"No un attimo, ho capito cosa stai per dire. Abbiamo capito esattamente cosa non va-"
"Ma non sappiamo come rimediare" completai la frase di Stiles come per dargli conferma della sua ipotesi.
"Una cosa che so è che avere un'apertura nella propria mente non va bene"

"Grazie al cazzo" Deaton mi guardò male, ma poi vidi il suo sguardo arrabbiato per averlo interrotto, trasformarsi in qualcosa di diverso, non riuscivo bene a capirlo, ma nell'aria si diffuse un odore strano, che ovviamente superò di intensità l'ansia di Stiles. Era acido, difficile da sopportare, la paura. Deaton aveva paura di qualcosa, ma non riuscivo a capire se aveva paura di qualcosa o se aveva paura per qualcun altro.

"Dovete chiudere quella porta" concluse con un cenno del capo e Stiles e Scott si lanciarono sguardi preoccupati e confusi.
Sembrava una richiesta abbastanza generica, anzi, era fin troppo generica.

𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora