8. LA VOCE

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Non mi resi conto di essermi allontanata così tanto dalla macchina finchè non dovetti tornare indietro. La mia velocità non era come quella di prima, i miei muscoli erano più tesi e mi facevano male.
Ero stanca. Quindi, feci la strada di ritorno in mezzo agli alberi camminando, provando ad evitare di finire su un'altra trappola.

Come era possibile? Non vedevo coyote mannari da anni ormai. Mi ricordo che mio padre aveva un amica, non so nè il suo nome, nè mi ricordo alla perfezione in suo aspetto, infondo ero una bambina.
Ricordo soltanto una donna incinta entrare in casa nostra e chiudersi in cucina con mio padre e mia madre. Non sono mai stata una studentessa modello a scuola, ma se si trattava di riuscire a controllare i miei poteri, lo sapevo fare perfettamente.

All'età di quattro anni sapevo già padroneggiare la luna piena, ma soprattutto riuscivo a riconoscere un mio simile. L'odore della donna, però era leggermente diverso dal mio e ci misi giorni a convincere mio padre a parlarmi di lei. Alla fine cedette e mi disse solo una parola: coyote.

Mi fermai sul posto quando sentii, altri passi, oltre ai miei. "Jane"
No non di nuovo.

"Sto arrivando Jane"  cominciai a guardarmi intorno continuando, però a vedere esattamente il nulla più totale.
"Mentre voi risolvete questo stupido caso, io divento più forte e indovina grazie a chi?"

Mi Appogiai ad un albero mentre calde lacrime scendevano sul mio viso. "È merito tuo Jane" mi comprii le orecchie con le mani come se quel gesto avesse potuto mettere fine al caos nella mia testa. "Ti prego Basta" implorai chiunque mi stesse parlando, ma l'unica risposta che ricevetti, fu un insopportabile suono acuto, sembrava quasi il fischietto del coach.

Urlai più forte che potevo, ma quasi non sentii la mia voce che era completamente sovrastata dall'insopportabile fischio che aveva quasi la frequenza delle urla di Lydia.

Una mano sulla mia spalla.
Bastò quello per far cessare completamente le mie sofferenze. "Jane"
Non mi ero nemmeno accorta di essere caduta a terra. Stiles mi prese il viso fra le mani e mi asciugò le guance accarezzandomele con i pollici. "Ci sono io ora" mi aggrappai a lui e lo strinsi a me più che potevo.

"Prova a farne parola con qualcuno e lui è morto"  lanciai un urlo frustrato e continuai a piangere sulla sua spalla, finchè non riconobbi anche i passi di Scott.

"Ce la fai ad alzarti?" Chiese il mio ragazzo accarezzandomi la schiena.
Io annuii e mi separai da lui asciugandomi le lacrime con le maniche della felpa. Stavo impazzendo, ne ero sicura.

"Qualcuno mi spiega che cosa è successo?" Urlò Scott preoccupato, tanto che il rumore brusco della sua voce mi fece girare la testa. Gli occhi di Stiles saettarono dal suo migliore amico, direttamente sulle mie gambe tremanti.
"Scott sta' calmo" gli mise una mano sulla spalla e io lo ringraziai con lo sguardo.

"Abbiamo trovato la tana del coyote"
Quelle parole mi fecero tornare in mente quello che avevo scoperto e che dovevo assolutamente dirgli. "Ragazzi-"
Stiles mi zittì con un gesto della mano e mi mise un braccio intorno alla vita cercando di sorreggermi.

"Andiamo a casa" Mi sussurrò accarezzandomi i capelli. "No stammi a sentire" lui mi guardò sorpreso di come avessi recuperato in fretta le forze. La verità è che non le avevo recuperate affatto, ma dovevano sapere subito.

"Malia è viva" Scott strabuzzò gli occhi e Stiles quasi inciampò sui suoi stessi piedi. "Ma non è possibile"
"È un coyote mannaro, è Malia la creatura soprannaturale che stiamo cercando"

𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora