𝓗𝓲𝓼 𝓢𝓸𝓾𝓵 //𝓢𝓽𝓲𝓵𝓮𝓼 𝓢𝓽𝓲𝓵𝓲𝓷𝓼𝓴𝓲

19. LUI

Era da un'ora ormai che ero sotto la doccia, eppure non ero ancora riuscita a riprendermi da quello che mi aveva detto Stiles. Mi aveva dato le prove, ma non potevo comunque crederci e soprattutto lui sembrava ancora più scosso di me quando lo avevo trovato, ubriaco certo, Ma comunque scosso.

Ma se non fosse stato quello a preoccuparmi? Io infondo sapevo che Stiles non aveva fatto nulla di brutto e che quella era solo un'altra serie di eventi a catena organizzata da qualche strana entità paranormale. Ma ancora di più, mi incuteva paura quel silenzio incessante che potevo riempire solo con il rumore delle gocce che cadevano sul pavimento scivolando prima sulla mia pelle.

"Jane va tutto bene no? Scappa finchè sei in tempo torna a casa" era la millesima volta che mi ripeteva di scappare dalla persona che amavo e non riuscivo più a sentirlo. Le mie lacrime si confusero minschiandosi insieme all'acqua, appoggiai una mano sulla mia bocca e espressi l'istinto di urlare. A volte mi sembrava di tornare indietro nel tempo e ricominciare con le vecchie abitudini. Sbattei un pugno contro la ceramica del pavimento della doccia e cercai di calmarmi respirando profondamente, ma come si può calmarsi quando ci si sente affondare nella menzogna?

Troppi segreti, troppi, troppi segreti.

Mi alzai in piedi e chiusi l'acqua della doccia, mi infilai l'accappatoio blu di Stiles ed appoggiai le mani al lavandino stringendo forte la superficie fredda fra le dita avendo paura di crearla da un momento all'altro. "Non sei al sicuro Jane"

Mi lasciai sfuggire un singhiozzo che cercai di reprimere il più possibile per non farmi sentire da Stiles che era nella stanza accanto. Presi il telefono ed iniziai a scorrere con il dito la schermata del registro delle chiamate e ne avevo almeno quindici perse, di cui dieci solo di mia madre. Mi aveva lasciato dei messaggi in segreteria e nella maggior parte mi chiedeva dove fosse o come stessi, ma nemmeno uno in cui si scusava. Un' altra lacrima scese sulla mai guancia e così altre ancora. Le lasciai un messaggio in cui le dicevo che stavo bene e che dormivo da Stiles.

Avevo gli occhi rossi, ma alla fine decisi di uscire ugualmente dal bagno. Stiles era seduto sul letto e guardava un punto fisso davanti a lui, sembrava quasi un robot privo di emozioni.

"Stiles dormi un po'"
L'unica risposta che riuscii a ricevere un movimento negativo della testa. Sospirai e mi infilai velocemente alcuni dei suoi vestiti completamente a caso, tanto lui non mi avrebbe degnato di uno sguardo.
Non aveva mai mosso gli occhi, ancora fissi davanti a lui.

"N-on voglio vederlo ancora"
Quelle parole mi risvegliarono e come una scheggia mi precipitai di fianco a lui sotto le coperte. "Vedere chi?" Gli chiesi appoggiandogli una mano sul petto per farlo sdraiare. "L-ui"

Stava indicando un punto davanti alla porta, ma era questo il problema: lì non c'era un bel niente. Tremava come una foglia ed era pallido come non lo avevo mai visto. "Lui non può farti niente, ci sono io con te" iniziai a giocare con i suoi capelli cercando di far finta che quella conversazione fosse normale.

"No, no, lui ti sta facendo del male. Lo fa ogni giorno" lo guardai con gli occhi sbarrati. "Ma cosa? non è vero" i miei occhi stavano letteralmente per esplodere, volevo piangere ma non potevo farlo con lui in queste condizioni, in quel momento gli serviva qualcosa a cui aggrapparsi.

"Sì invece, me lo ha detto lui" scossi la testa sorridendo appena. "Lui è solo un bugiardo, io sto bene"

Annuì disorientato e strinse la mia mano con talmente tante forza che pensai potesse rompermi le ossa. Non riusciva a smettere di guardare il quel punto indefinito, così mi posizionai davanti a lui coprendogli la vista e appoggiai le mani sui suoi occhi facendolo trasalire appena. "Se chiudi gli occhi lui scompare"