Sogni.

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Capitolo 1

Sogni.

Stay for tonight
If you want to
I can show you
What my dreams are made of,
as I'm dreaming of your face.

Il bello di quell'appartamento al terzo, ed ultimo, piano è il fatto che il sole riesce ad entrare dalle finestre in modo perfetto già dalle sette di mattina, illuminando la stanza delicatamente, illuminando un buon giorno che si nota già così presto, illuminando una nuova giornata da vivere insieme.
Lui guarda fuori, lui non conosce il sonno vero e profondo, lui siede su una piccola poltrona vicino alla finestra, i soliti jeans scuri attillati, le scarpe nere allacciate, la camicia a quadri rossa abbottonata fino all'ultimo bottone, il viso concentrato sulle macchine che sfrecciano già sotto di lui, sotto i suoi occhi azzurri come il cielo che le seguono come se fossero cose mai viste prima d'ora: quanto lo stupisce la vita sulla terra, quante cose meravigliose possono vivere quelli diversi da lui, non sanno quanto li invidia, non sanno cosa darebbe per poter essere uno di loro.
Si passa una mano tra i capelli biondi alzati in una cresta, sospira appena e lascia scivolare i suoi occhi dal traffico di Sydney alla figura di lei che ancora dorme su quel letto così grande, lei che dorme sul fianco, le coperte a coprirla dai raggi del mattino, lei che dorme tranquilla in quella casa piccina e adatta a lei, la casa che lei ha scelto insieme a lui prima di decidere di andare ad abitarci da sola, lontana dalla sua famiglia, iniziando un nuovo cammino, un cammino solitario e strano agli occhi di molti, una ragazza così giovane, di appena ventun anni, che decide di vivere da sola, che combatte contro mille paure pur di restare in solitudine... una ragazza che, in realtà, vive con un angelo, vive con lui, il suo angelo.
Lui sorride, mancano esattamente trenta minuti al suono della sveglia, il suo turno inizia alle otto e mezza, la solita biblioteca a pochi isolati di distanza, la biblioteca dove lei lavora per mantenersi, la biblioteca che le ha rubato il cuore in un'estate di circa tre anni prima: quello era il suo lavoro, lei ne era più che sicura.
Lui sorride e si mette vicino a lei, a dovuta distanza dal suo corpo e la fissa, sa benissimo che lei odia essere fissata mentre dorme, sa benissimo che se si sveglia prenderà un colpo, ma a lui non importa, a lui piace guardarla, a lui piace vedere le sue palpebre chiuse che si muovono appena, segno che sta ancora sognando o che sta per svegliarsi, ama fissarle le labbra socchiuse, quelle labbra fine e screpolate che non ha mai toccato, ma che gli piacerebbe provare a sentire sotto i polpastrelli, sentire quella pelle ruvida, screpolata dal freddo, lo vorrebbe davvero, se solo potesse.
Le fissa i capelli biondi, disordinati, cadono sulle spalle e sul viso, è rannicchiata sotto le lenzuola, la mani sotto il cuscino, il respiro regolare, profondo, gli viene d'istinto avvicinare la mano a quella figura così pacifica che ha davanti agli occhi ma, il ricordo di essere solo un angelo, lo blocca.
Lui non è umano, lui non ha mai toccato un umano, non ci ha mai provato e la paura di non riuscire a sentire nulla, la paura della delusione è tale da farlo sempre indietreggiare, non osa sfidare la sorte, non l'ha mai fatto in tutti questi anni che la conosce, non lo farà di certo questa mattina solo per provare l'ebrezza di accarezzarle il viso.
Chissà che sensazione si prova ad accarezzare il viso di una persona così bella.
Scuote la testa, scaccia via quel pensiero, si allontana da lei velocemente, come se temesse di cadere in tentazione, va verso lo stereo nella piccola cucina, l'unico oggetto che riesce a far funzionare, o meglio, l'unico oggetto che ha imparato a far funzionare senza toccarlo, usando qualche potere strano da angelo, il potere del pensiero, in grado di far partire il tasto "play" di quell'aggeggio così strano.
È assurdo, pensa sempre lei, nel film Ghost, il protagonista è in grado di prendere gli oggetti, di toccarli, di sollevarli, mentre colui che vive con lei da anni non ci riesce, riesce solo a far funzionare qualcosa con la forza della mente e non sempre con un risultato positivo.
Ma lui è un angelo, non un fantasma, la corregge sempre, come se tra le due cose ci fosse un autentico abisso, come se fosse quasi un insulto essere paragonato ad un fantasma, i fantasmi non hanno le ali, i fantasmi non sanno leggere nella mente, i fantasmi fanno paura, gli angeli no.
E lui sorride a questo pensiero perché, lei, all'inizio, lo temeva come non mai, tremava davanti alla sua figura timida, abbassava lo sguardo per timore che le facesse qualcosa, lui si ricorda bene questi piccoli dettagli.
Ora le cose sono cambiate, al punto che lei osa offenderlo paragonandolo ad un misero fantasma, il rapporto tra loro due è perfetto ed unico, non scorre più paura, non più timore, ma solo una profonda e sincera amicizia, anche se non si può parlare davvero di un sentimento così superficiale tra loro due, ed entrambi lo sanno.
Lui si concentra, svuota la mente di tutti quei pensieri, si concentra su quel pulsante nero davanti alle sue iridi azzurre, vuole far partire la musica, vuole sentire quella gioia nell'animo nel riuscire a far funzionare qualcosa che appartiene a quel mondo troppo lontano dal suo essere.
Si concentra e il pulsante si abbassa, come se qualcuno lo avesse appena toccato, sorride il biondo, ancora una volta ci è riuscito ma... la musica che parte dalle casse non è leggera e armoniosa: si è completamente dimenticato che ieri sera hanno ascoltato insieme il cd degli Sleeping With Sirens a tutto volume, si è completamente dimenticato che Kellin Quinn ama urlare all'inizio delle sue canzoni e il rimbombo che rimbalza da una parete all'altra lo fa sobbalzare dallo spavento, un colpo al cuore che non spaventa solo lui, ma pure la ragazza che stava ancora dormendo sul suo letto.
«Luke! Che cazzo!» sbraita una voce di chi si è appena svegliato in malo modo, mentre il ragazzo tenta in tutti i modi di concentrarsi su quel dannato pulsante, cercando di bloccare quella musica che lo sta assordando: tra la voce di Kellin che pulsa nella sua testa e le proteste della ragazza che non riesce a capire bene, il suo tentativo di rimediare sta miseramente fallendo, tanto che si morde il labbro inferiore violentemente e sente le gambe un po' molli per la figura di merda appena fatta.
Si allontana, arrendendosi a quella macchina infernale, si allontana e si nasconde dietro la poltrona sulla quale sedeva quella stessa mattina, si rannicchia con le ginocchia al petto e si porta le mani sulle orecchie.
Mi uccide, anche se è improbabile riuscirci, ma mi uccide.
La musica si spegne.
Luke si toglie le mani dalle orecchie, non osa alzarsi, lei lo uccide, ne è convinto, l'ha svegliata nel più brusco dei modi, lei odia alzarsi così presto, lei è un essere umano molto lunatico di prima mattina, non parla quasi mai alle prime luci del sole, Luke teme di essere sgridato, non gli piacciono per niente i suoi rimproveri, si sente come un bambino piccolo punito dalla mamma, mentre lui ha ormai ventidue anni e a riempirlo di parole urlate al cielo non è una mamma oltre la quarantina, ma una ragazza di ventun anni per la quale prova un sentimento che neanche lui sa spiegare: la situazione è imbarazzante, davvero tanto imbarazzante.
La poltrona che lo protegge viene spostata appena.
Luke chiude gli occhi, pronto a ricevere la sua ramanzina.
«Buongiorno, angelo mio» una voce dolce entra nelle sue orecchie, una voce che gli fa spalancare gli occhi e li fa puntare contro quelli di lei: due iridi blu che lo stanno fissando dalle lenti degli occhiali neri, un sorriso dolce ad accoglierlo, capelli color dell'oro in disordine, il segno del cuscino ancora sulle guance, lei si è svegliata ed è inginocchiata davanti a lui.
«Buongiorno, Vane» sorride lui, convinto di averla scampata liscia.
«Dimmi, angelo mio, vuoi morire di nuovo? Perché se il tuo scopo era farmi incazzare per essere ammazzato da un umano, beh, ci sei riuscito, idiota» ed ecco che il sorriso di lui scompare, gli occhi terrorizzati, mentre nell'aria si sente la risata di lei, lei che ride di lui e del suo viso spaventato, il viso di un bambino un po' cresciuto, lei che ride di lui e si sposta un ciuffo di capelli dagli occhi, portandolo dietro l'orecchio.
«Sto scherzando, Luke. Solo... non fare più esperimenti di prima mattina, ti prego» e lui annuisce, sorridendole di rimando, facendola morire dentro per la bellezza del suo sorriso perfetto, il sorriso di un angelo.
«Dai, vieni. Faccio colazione e parliamo un po'.» lo incita, alzandosi in piedi e dirigendosi verso i fornelli, seguita dal suo angelo che la guarda da dietro, le fissa il pigiama grigio che lei definisce "morbido e caldo", lasciandolo con una curiosità addosso che quasi lo soffoca, perché lui non sa che vuole dire "morbido e caldo", lui non ha mai provato quelle sensazioni sulla sua pelle.
«Vane...» la richiama, facendola voltare.
«Sì?»
«Come sono i sogni?» e queste sue domande sono così complicate da spiegare, perché lui è curioso, lui vuole capire, almeno con le parole, cosa si prova ad essere vivo, cosa si prova ad avere la possibilità di vivere ogni cosa della vita, cosa si prova a sognare, ad avere caldo o freddo, tutte piccole cose che agli umani sfuggono, lei compresa, perché date per scontate, perché difficili da spiegare davvero.
«I sogni sono... strani, a volte sembrano reali, a volte sono solo un casino assurdo, quello che vedi appare dal nulla, vieni buttato da una scena all'altra e ti senti... vivo, come se fosse tutto vero, i sogni ti ingannano» cerca di spiegare, mentre prende posto sulla sedia a capotavola.
«Ma sono belli i sogni?»
«Dipende, a volte sì, lo sono davvero» e lui può giurare di vederla arrossire.
«Cos'hai sognato la notte scorsa?» e lei fa scivolare dalle mani la fetta biscottata, il rossore sulle sue guance si accentua, gli occhi blu che non osano voltarsi verso quelli di lui.
Non pensare al sogno, non pensare al sogno.
Si ripete lei dentro la sua testa, perché lui sa leggerle la mente, lui può sentire i suoi pensieri.
Luke ride.
«Dai, dimmi cos'hai sognato, tanto lo posso scoprire quando voglio» annuncia beffardo, mentre lei continua a spalmare la marmellata con fare nervoso.
«Fatti gli affari tuoi.» svia il discorso, lasciando che un'immagine tradisca la sua poca buona volontà, l'immagine di quel sogno che sembrava così reale da renderla felice, l'immagine di loro due in una spiaggia, l'immagine dei loro corpi vicini, il petto di lui che si univa alla sua schiena, le loro mani calde ed intrecciate, i loro visi così vicini, la voce di lui che sussurrava "Sei bellissima, Vane" e quelle labbra che stavano per toccarsi.
«Ho sentito la mia voce!» esclama lui, perché ha sentito quel pensiero, ha sentito quella frase detta da lui, ne è sicuro, non si sbaglia mai e il rossore ancora più evidente sulle guance di lei è la prova lampante.
«Soddisfatto ora? Bene, parliamo d'altro.» risponde lei scocciata perché odia, davvero tanto, quando lui fruga nella sua mente, facendola sentire controllata, facendole salire la vergogna per i suoi pensieri che sono, quasi sempre, solo su di lui.
Luke sorride, annuisce appena e comincia a chiederle come passerà la giornata, anche se conosce già la risposta: lavora tutto il giorno, torna a casa, si fa una doccia e poi si guarderanno un film insieme, la solita routine che si modifica solo nel week end, quando lei esce con le sue amiche.

Vanessa si prepara per uscire, sempre sotto lo sguardo vigile e curioso di Luke che studia ogni suo movimento, ogni singolo dettaglio che lei non considera importante, ma che per lui è come oro colato: lui non sa come sono i suoi capelli lunghi e biondi appena pettinati, lui non sa come la sua pelle è morbida e liscia grazie a quelle creme che lui sa solo vedere, lui non sa di cosa odora quel profumo che si spruzza ogni mattina sotto il collo, lui non sa come sarebbe baciarla su quel collo, baciarla lentamente, come vede nei film, lasciare che le sue labbra scorrano leggere, lasciare che il suo respiro, sulla sua pelle, la faccia rabbrividire, le faccia mancare il fiato.
«Luke, io vado, ci vediamo più tardi?» lo distoglie dai suoi pensieri, cogliendolo di sorpresa, spaventandolo un po', tanto che si limita ad annuire e ad accennare un piccolo sorriso.
«Buon lavoro, Vane» la saluta, mentre lei chiude la porta alle sue spalle, lasciandolo solo a fissare quell'appartamento vuoto, lasciandolo solo a contemplare ogni singolo oggetto che lo circonda per pochi secondi.
Si affaccia, poi, alla finestra per guardarla andare via con la sua macchina grigia: lei non alzerà la testa per salutarlo, non lo può fare, perché nessuno, tranne lei, è in grado di vederlo.
La macchina grigia si allontana fino a diventare un puntino ai suoi occhi.
«Sei bellissima, Vane. Lo penso davvero.»


Note di Nanek
Ciao =)

Ebbene sì, pure la Nanek è finita in wattpad, se ci sono le veterane, ciao a voi! Sì sono io, sono venuta a rompere pure qui.

Per le altre... beh, hey!=)

Sono Nanek e... boh, avevo voglia di postare questa long pure in questo sito, anche perché ci tenevo a postare a breve alcune mie ff concluse che ho in efp e che, visto che alcune persone hanno ben pensato di scopiazzarmele senza permesso, ho deciso di mettere (le metterò insomma) onde evitare altri casini :D

Bene, tralasciamo il tutto e buttiamoci su questa storia: vi avviso che la potete trovare anche in EFP, al seguente link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2850742&i=1
Questa storia del Luke Angelo mi intriga sempre di più e io voglio sapere se intriga pure qualcun altro oltre alla sottoscritta, perché, io, basta nominare quel pinguino e vado nel pallone, magari questa idea dell'angelo non vi piace neanche quindi... boh, io sono qui, con il primo capitolo di questa nuova long *-* e che spero davvero vi possa piacere tanto quanto piace a me scriverla e immaginarla <3
Che dire? Beh, parlo con tutte coloro che hanno aperto a random e che magari è la prima volta che leggono di Luke angelo: questa storia si basa principalmente su una mia OS, pubblicata in EFP a questo link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2619080 , se voi volete passare a leggerla, è lì, ma credo che questa storia si possa capire abbastanza ;) ma vedete voi insomma, è una os, non vi porta via tanto tempo.
Inoltre, vi lascio il link del trailer di questa storia, ci ho messo anima e cuore per farlo, ha come colonna sonora la mia amata "Iris", cover del mio amato Kellin Quinn ed è piena zeppa di gifs del mio amato pinguino: in conclusione, sono deceduta molte volte solo per fare il trailer XD
Questo è il link : http://youtu.be/YDBB-Te7Dbo
Un'ultima cosa... parliamo del capitolo: in pratica questa long è basata sulla vita di Vanessa in compagnia dell'angelo Luke, vita che nella OS non è stata approfondita molto e che io, con il cervellino che mi ritrovo, ho deciso di sviluppare nella speranza che vi possa incuriosire almeno un pochino =)
Poi poi poi... oddio non so cosa dire, solo... grazie se siete passate a leggere, grazie sin d'ora se decidete di seguire questa storia... spero di non deludervi e di trovare qualche vostro commento <3
Direi che posso lasciarvi... ah sì, piccolo dettaglio: Calum, Mike e Ash faranno qualche comparsa ma niente di più, spero che questo non vi dispiaccia troppo =(
E con questo chiudo davvero, vi lascio e... beh, vi aspetto al prossimo aggiornamento =)
Grazie ancora <3
Nanek

An Angel In DisguiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora