Capitolo 22

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Il giorno dopo di buon ora la nave attacca al porto, io sono libero di sbarcare ma con la promessa di partecipare il giorno dopo al processo, per testimoniare sul mio rapimento.

Passo la giornata escogitando un metodo per riuscire a portar via Sana.

Il giorno dopo mi preparo e mi avvio al tribunale, si è già radunata una piccola folla di curiosi, vedo entrare gli uomini, lei non è tra loro, vengono interrogati e poi diversi testimoni dicono di aver subito dei torti da loro, razzie, depredaggi e uccisioni. Mi torna in mente il tempo passato sulla nave, dove violenza e rapina erano diventati una cosa normale, e mi ritrovo a pensare a come cambiano i punti di vista quando ti trovi immischiato.

Poi viene il mio turno, vengo interrogato e devo di nuovo raccontare la storia che ho cucito su misura per le guardie, ovviamente nessuno mette in dubbio la veridicità delle mie parole, che aggiungono solo altri capi di accusa agli uomini che io chiamavo compagni, mi sento terribilmente male a tradirli in questo modo, ma devo farlo, devo farlo per lei, per salvarla, non posso permettere che muoia, poi se dovrò pagarne il prezzo sarò ben lieto di farlo.

I pirati ovviamente vengono ritenuti assolutamente colpevoli e quindi come da usanza impiccati allo sperone più alto davanti alla costa come monito ad altri pirati.

Mentre iniziamo la processione verso la costa, mi avvicino al giudice e cercando di fingere al meglio delle mie possibilità domandò "C'era anche una donna, lei era il capo, che fine ha fatto? Perché non paga per i suoi crimini?"

"Quella strega è stata fortunata, è morta sta mattina nella sua cella, adesso dovrà rispondere dei suoi peccati direttamente a dio!"

"Una fine un po' troppo indolore per tutto il male che ha commesso..." dico facendo finta di riflettere "Forse vostra grazia mi permetterà una richiesta insolita?"

"Forse" dice lui guardandomi incuriosito.

"Bhè come sa sono un medico e cerchiamo sempre nuovi modi per curare i nostri pazienti, io ho dovuto operare quella donna durante la mia prigionia, se potessi studiarne il cadavere potrei scrivere un trattato e aiutare i miei colleghi medici a salvare delle vite molto più meritevoli" dico cercando di mostrare tutto il mio interesse accademico nel caso.

"Ma certo, non vedo dove sia il problema, almeno quell'insulsa vita sarà servita a qualcosa oltre a fare danni, la farò accompagnare alle prigioni dopo l'impiccagione e potrà portarsi via il corpo, il nostro medico ha già dato la conferma della morte, ci risparmierà le spese di sepoltura." Dice lui tutto tronfio, vorrei tirargli un pugno, ma devo stare al gioco se voglio salvarla.

Devo assistere al l'impiccagione e di sicuro non è un bello spettacolo, poi mi indicano una delle guardie che mi accompagnerà a recuperare il corpo.

Mi sembra che sia la strada più lunga che io abbia mai percorso nella mia vita, non devo tradirmi, mi portano alle prigioni e andiamo nella cella in cui il corpo di Sana è ancora a terra, non si sono neanche preoccupati di tirarla su, mi aiutano ad avvolgerla in un panno e senza troppe cerimonie la buttano su un carretto, già pronto per il trasporto.

Quando mi sono allontanato a sufficienza mi fermo per controllare che stia bene, la sistemo meglio sul carretto e mi preoccupo di metterle qualcosa di morbido sotto la testa. Arrivati allo studio che mi è stato assegnato la porto sul letto. Devo ammettere che vederla lì immobile e fredda mi fa stare male, se non sapessi che è solo colpa del veleno starei già impazzendo. Chiudo tutte le porte a chiave e blocco le finestre oscurandole, non voglio che qualche curioso fiocchi il naso dove non deve.

La giornata passa lenta e io inizio a studiare un piano, devo far sì che credano alla mia storia e che vedano che ho pubblicato il mio trattato, inizio a scrivere tutto quello che mi ricordo dell'operazione, cercando di fare i disegni più accurati che posso, per fortuna me la cavo abbastanza bene. Poi quando ormai si è fatta notte fonda esco e senza farmi notare mi trascino il carretto dietro fino al cimitero, dove rovo quasi subito quello che fa per me, una donna morta di parto è appena stata sotterrata qualche giorno prima, e mentre continuo a recitare preghiere che perdonino il mio atto terribile e che concedano a questa poverina la grazia del paradiso dissottero il corpo, lo carico sul carretto e rimetto a posto la terra per non destare sospetti.

La mia anima brucerà all'inferno, ma se così facendo potrò salvare la donna che amo sarò ben lieto di bruciare.

Quando torno al mio laboratorio, vado a vanti a scrivere quanto più posso, devo fare in fretta, voglio che tutto sia pronto il prima possibile, non voglio curiosi che vengano a ficcare il naso e scoprano l'inganno. Devo andarmene di qui al più presto e se voglio stare tranquillo devo creare un documento credibile e dettagliato.

Passo tutta la notte sveglio a lavorarci sopra. Poi passo alla sezione del cadavere, la povera donna è ormai irriconoscibile. Continuo a ripetermi che lei non è morta per colpa mia, che non sono io ad averla uccisa, ma ho un enorme senso di colpa nel studiare a questo modo il suo corpo. Ripeto nella mia mente "devo salvare Sana" come un mantra per cercare di giustificare almeno in parte quello che sto facendo. Ci sono moltissimi medici che fanno questo di lavoro. Sezionare i cadaveri per studiarli e far progredire la scienza, ma per quanto curare la gente sia il mio primo obbiettivo, trovarne le cure a questo modo non fa proprio per me.

Il sole sorge e il giorno passa lento, continuo a fare spola tra il laboratorio e la stanza dove ho lasciato Sana, non so di preciso quando si sveglierà, e iniziò ad essere ansioso. Potrebbe volerci anche tutta la giornata.

Verso l'ora di pranzo, sento qualcuno bussare alla porta, il cuore inizia a battermi all'impazzata, che mi abbiano scoperto? Cerco di darmi un contegno e vado verso la porta.

Quando apro vedo una ragazza con un cesto "Buongiorno dottore, abbiamo pensato di portarle il pranzo, se vuole la aiuto a riordinare, così potrà mangiarlo con calma" dice lei sorridente.

"Non è il caso, ti ringrazio della gentilezza, in effetti ci voleva qualcosa da mangiare, ma preferirei che non entrassi"

"Va tutto bene?" chiede lei stranita.

"Si benissimo, ma tu sei molto giovane e all'interno sul tavolo c'è il cadavere di una donna, non credo che sia qualcosa che tu debba vedere" dico cercando di essere il più gentile possibile.

La faccia di lei cambia, è un misto di paura e fretta di andarsene "Si si ha ragione lei dottore, non sono cose che voglio vedere!" dice mollandomi in fretta il cesto e correndo via.

Sospiro e torno dentro facendo attenzione a chiudere bene la porta.

Verso sera inizio a essere veramente stanco, prendo un bacile d'acqua e lavo via lo sporco di questa giornata surreale, poi dopo aver mangiato qualcosa vado in camera da letto.

Sana è ancora lì fredda immobile, un brivido mi percorre la schiena, se lei non si svegliasse più? E se avessi sbagliato qualcosa? Avrei ucciso la donna che amo? Corro da lei e la prendo tra le braccia tenendola stretta a me "Adesso svegliati ti prego" supplico in un sussurro, ma ovviamente nulla cambia, non so perché ma una lacrima riga il mio viso. E finisco per addormentarmi restando lì a stringerla.

Cado in un sonno senza sogni, la stanchezza e la tensione accumulata mi fanno dormire per molte ore.

4 cuori uniti dal destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora