тrenтυno.

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Il cielo nuvoloso era pressoché una consuetudine ordinaria, ed erano poche le volte che il tempo si tramutasse in un ciel sereno. Nel periodo invernale era così, e poiché si protraeva anche per gli altri mesi, la stagione si stabilizzava rendendo, a volte, l'animo di Jimin nostalgico, come lo era anche quel giorno. Gli piaceva la pioggia, riscaldarsi con il tepore del camino con in mano una tazza di cioccolata o anche solo passare del tempo con sua figlia, ma a volte era semplicemente troppo. E in casi come quelli, qualsiasi cosa gli appariva banale e tremendamente noiosa. Così, finiva sotto le coperte a rigirarsi nel letto, rimuginando su vari eventi.

In ogni caso, l'idea di riposare ancora per un po' non alletava l'animo giocherellone di Kyung Soo la quale si affacciò nella stanza di suo padre con il pigiama sgualcito, i capelli arruffati e un sorriso sornione sul volto mentre stringeva a sé chimmy, avvicinandosi al letto. "Papà! Alzati, dai!" esclamò, cercando di attirare la sua attenzione. Finalmente poteva avere suo padre tutto per sé, e doveva sfruttare quell'occasione imperdibile. Erano quasi rare le volte in cui il maggiore se ne stava a casa.

"Daaai. Per favore, uffa!" la bambina si lagnò con un broncio sul volto nel vedere i suoi tentativi schiantarsi controvento, ma Jimin semplicemente mugugnò infastidito stringendosi nella coperta, causando uno sbuffo alla figlia. Decise dunque di aggrapparsi al materasso, seppur con qualche difficoltà, e di raggiungere l'arancio. Balzò un paio di volte sul letto, e con un piccoli sorriso, si lanciò sul corpo inerme di Jimin. Corruciando la fronte per il dolore, aprì lentamente gli occhi, sospirando pesantemente. "Soo, perché sei così crudele, potresti lasciarmi dormire? Non ho voglia di alzarmi.." la pregò con il viso schiacciato nel cuscino. Non era per niente pronto ad affrontare una giornata di quel genere, aveva solo la necessità di starsene per conto suo e di non pensare alla tristezza che quella mattina lo stava invadendo, eppure aveva deciso lui di crearsi una responsabilità tanto grande, e ciò valeva a dire di prendersi cura di Kyung Soo.

I lunghi capelli setosi della piccola finirono in bocca al padre non appena si voltò per poterle dare il buongiorno, "Che schifo." assumendo un'espressione disgustata, cercò di togliere i ciuffi sotto la risata divertita della figlia. Nonostante fosse giù di morale e quant'altro, la serenità mattutina della piccola lo stava davvero contagiando. Prendendola alla sprovvista, iniziò a solleticarle la pancia, beandosi della sua risata acuta. Sorrise, mentre continuava a dimenarsi pregando che la smettesse, "Papà! Basta, basta!" urlò a corto di fiato, la milza che le doleva dal solletico. "Così impari a svegliarmi così presto la mattina." ghignò Jimin, vendicativo. Anche se, dopo l'ennesima supplica di Kyung Soo, decise di darci un taglio prima che le esplodessero i piccoli polmoni. Ridacchiando alla sua faccia esausta, finalmente le diede il bacio del buongiorno e caricandosela tra le braccia, scese le scale pronto a fare colazione.

Kyung Soo non la pensava di certo nella stessa maniera. Continuando a fissare il padre con sguardo minaccioso, si protrasse verso di lui fino a quando non gli morse la guancia paffuta, lasciando il segno dei piccoli dentini che stavano ancora crescendo. "Ma che.. Soo!" Jimin la guardò scioccato, ma la figlia semplicemente gli regalò una linguaccia indispettita, non preoccupandosi del gesto strano che aveva compiuto. "Sei impazzita? Ha fatto male!" la sgridò il padre, appoggiandola sul seggiolino prima di inclinare la testa e lanciarle un'occhiataccia.

La piccola mise su un broncio, abbassando lo sguardo, "Papà cattivo.." bisbigliò arrabbiata, per poi posizionare Chimmy sul tavolo. Jimin la guardò confuso per un momento, domandandosi cosa cavolo passasse per la mente dei bambini a volte, che sembravano non possedere più il controllo del proprio corpo, prima di scuotere la testa incredulo e ignorarla, procedendo a preparare la colazione ad entrambi. Si scompigliò i capelli arruffati, sbadigliando sommessamente dal sonno che lo stava assalendo, e prese dal frigorifero due uova e della pancetta. Non aveva proprio voglia di iniziare a preparare zuppe e contorti, dunque optò per una colazione all'americana: semplice e veloce.

Ma proprio in quel momento, il campanello di casa trillò, facendogli corrugare la fronte. Chi poteva mai essere? Seokjin se ne era andato all'estero con suo cugino, ed erano ormai mesi che non si faceva più vivo. Probabilmente era tanto impegnato a divertirsi, che non si accorgeva del mondo attorno a lui. Dedicava a Jimin solo pochi minuti della settimana, e poi spariva; inutile dire quanto gli dispiacesse, perché non aveva altri amici con cui smorzare il tempo se non lui, e il dettaglio che per Jin non fosse lo stesso, lo rattristava. Nonostante questo, però, non aveva tempo per pensarci, Soo gli rubava ogni spazio libero per sé stesso ed era difficile farsi sopraffare dai pensieri di quel genere.

Abbandonando gli ingredienti sul ripiano, diede un veloce sguardo ai suoi indumenti, prima di risentire il trillo del campanello. Aveva semplicemente una maglietta fino a metà coscia e dei calzini antiscivolo. Dei calzini con la stampa di alcuni maiali disegnati sopra. Prima che potesse rendersi conto della situazione, Kyung Soo si era già precipitata ad aprire la porta, infastidita dai continui suoni assillanti. Quando la vide correre, il padre sbarrò gli occhi attonito, chiedendosi come avesse fatto a sgusciare via dal seggiolino, ma quando diede un'occhiata all'oggetto, si rese conto di non aver chiuso il tavolino ad esso, permettendole così di scendere tranquillamente. Sbuffando alla sua vivacità, si diresse verso la porta solo per trovarsi davanti il suo babysitter preferito in tutta la sua bellezza.

Era lì, ancora sull'uscio della porta, la bambina tra le sue braccia mentre giocava coi suoi orecchini e lui che le mormorava con un risolino quanto fosse adorabile, come di consueto. Senza rendersene conto, l'arancio arrossì, stampandosi sulle labbra un dolce sorriso. Gli era davvero mancato, seppure sia siano visti di recente. Yoongi era l'unico che gli donava l'affetto di cui aveva bisogno, senza mai essere troppo invadente. Rispettava i suoi spazi, non era troppo appiccicoso e neanche troppo distaccato. Yoongi sapeva dare un equilibrio nella sua vita, e questo lo risollevava, perché era stanco di dover gestire tutto da solo, alle volte si sentiva semplicemente soffocare.

Quando l'azzurro si accorse di una seconda presenza, si voltò verso Jimin, ritrovandosi a deliziare i suoi occhi con la sua figura angelica. Se stava esagerando? No di sicuro, il padre era davvero una delle opere d'arte più vivide ed eteree che avesse mai visto. Le sue guance arrossate, la sua postura timida, gli occhi luccicanti.. tutto di lui lo faceva impazzire, e a guardarlo così, su due piedi, gli veniva voglia di mangiarselo. Perciò ripose Soo per terra, la quale si andò a rifugiare in cucina, e si diresse a passo lento verso Jimin. Inutile dire quanto le sue mani stessero prudendo per ricevere il minimo contatto fisico. Non era mai stato così sdolcinato o romantico, ma con lui gli veniva naturale, perché frutto della sua gratitudine. Non c'erano menzogne nei gesti, solo ammirazione.

Quando si avvicinò abbastanza da potergli carezzare delicatamente la guancia morbida, lo osservò per un paio di minuti, studiandosi le più piccole imperfezioni del viso, mentre il minore si strusciava contro il palmo della mano come se fosse un cucciolo in cerca di attenzioni, intenerendo l'altro ragazzo, che lo lasciava fare. "Buongiorno, moccioso." bisbiglio sottovoce, lasciandosi andare ad un sorrisetto sotto il suo sguardo contrariato. "Buongiorno a te, Mr. Simpatia." rispose di rimando, alzando gli occhi al cielo. Poi, senza dire nulla, lo prese per una mano trascinandolo con sé in cucina. Sospirò alla vista di Soo impegnata a disegnare su un foglio, sdraiata sul pavimento, seguita dalla risata divertita di Yoongi, ed iniziò ad estrarre maggiori ingredienti per fare una colazione abbondante.

Yoongi si lamentò non appena lo vide indaffarato con le padelle, cingendogli i fianchi da dietro. "Ma il mio bacio del buongiorno devo sempre chiedertelo io?" si lagnò, solleticandogli il collo con la punta del naso, facendolo avvampare dall'imbarazzo. "Oh, belli i calzini con su i maiali." era proprio la frase che stava cercando di evitare a tutti i costi, assieme alla risata fragorosa dello stupido ragazzo che cercava di rimediare al suo errore, senza successo. "Eddai, piccolo, scherzavo!"

Scacco matto Jimin, complimenti.

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non mi amate, però io sì.
vi amo.
(scusatemi per eventuali errori, non ho corretto 🥺.)

❝ Cwtch ❞  ━ YOONMIN.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora