Introdυzione.

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Jimin guardava spaesato l'eretto e ingombrante edificio davanti a lui. Aveva le sembianze di essere una scuola privata, le particolarità di pulizia e ordine non erano sfuggite al suo occhio indagatore. Tutto sembrava essergli apposto, mettendolo quasi a suo agio. In realtà, aveva ispezionato molti orfanotrofi per bambini, e presentavano tutti della caratteristiche a dir poco fuori luogo e con condizioni discutibili. La cosa non gli fece particolarmente piacere, poiché amante di quei piccoli mostriciattoli, sperava per tutti loro il meglio che la vita potesse offrirgli.
Molte volte si era posto delle domande, ad esempio: "come fanno gli essere umani a procreare creature così ingenue e pure, e poi abbandonarli in modo pietoso come se niente fosse?"
E talvolta si trovava ad odiare la sua esistenza in un posto come quello. Persone egoiste e senza cuore convivevano con lui, senza rimpianti o pena verso almeno quelli che dovrebbero essere loro figli, dello stesso sangue. Una parte di loro.
Vissuto ormai per 18 anni sulla terra, si rese conto che per cambiare il mondo, non ci voleva una persona sola e uno schiocco di dita. Doveva esserci la collaborazione generale, ognuno con una coscienza pulita, a non commettere gli errori ora molto frequenti, però chi ci dava peso? Meno del quarto di una popolazione? Non era ancora sufficiente.
Dimenticare i propri figli, curarli per nove mesi, averne il piacevole peso, e infine buttarli via.

Che schifo.

Un gesto davvero disgustoso, da definire quasi masochista. Era come.. farsi male. È letteralmente un tuo pezzo, dannazione.

"Salve! Come posso aiutarla?"

Una giovane donna si avvicinò a lui. Indossava la loro divisa principale, con una leggera stoffa rosa. Lo stemma all'altezza del cuore, e un dolce sorriso ad incorniciarle il volto angelico. Tutti nella hall avevano quell'aura piena di vita, cercavano in tutti i modi di rendersi utili in qualche modo. C'erano ragazzi che sistemavano alcune scartoffie, altri intenti a parlottare al cellulare, altri ancora sistemavano il decoro. Generalmente, formavano una bella squadra, ed erano anche piuttosto rumorosi. Quel leggero vociferare ti faceva sentire a casa. Non c'era il timore di essere nervosi.

"Io- uhm, dovrei fare una richiesta d'adozione."

Kim Joo, così si chiamava l'assistente, lo guardò perplessa per alcuni secondi, che a Jimin parvevo minuti. Non era un'occhiata giudicatoria, bensì curiosa.

"È sicuro? Ha l'età giusta?"

L'altro parve quasi offeso da quell'affermazione. Stava scherzando? Andiamo, non era così piccolo!

"Sì, ne sono sicuro, e sì, ho l'età giusta. In realtà, ho tutte le certe in regola. Ho l'approvazione del giudice e dalla legge, ho già fatto, quindi, il processo al tribunale. Posso vivere da solo con la bambina, e in caso contrario, ho l'accordo di poterla lasciare a casa con una o un babysitter part time, giusto le paio d'ore di lavoro."

Dire che era eccitato all'idea di avere un piccolo mostriciattolo gironzolare per l'appartamento, era un eufemismo. Le mani gli stavano sudando ed erano diventate piuttosto umide e sudaticce. Sperò soltanto che nessuno gli porgesse la mano in segno di saluto. Sarebbero rimasti schifati, sicuramente.

"D'accordo. Sa che dovrà avere pure la nostra approvazione, giusto? Dobbiamo tenere conto anche del bambino. Non ho idea se vorrà stare con lei, o per lo meno, se lei gli piaccia. Perciò dovrà passare qui quattro volte alla settimana, dalle cinque alle otto e mezza. È una specie di consolidazione tra te e il piccolo. Mentre voi giocate, parlate e cercate di interagire, noi guarderemo lo sviluppo in corso. Se noteremo un buon presagio e un buon feeling, allora dopo due settimane potrà firmare il contratto e portarlo con lei a casa. Quindi, sarà ufficialmente suo figlio. In circostanze diverse, dovrà abbandonare lo studio e lo sportello pomeridiano."

Così concluse il discorso. La donna dai capelli biondi gli fece capire chiaro e tondo che non fosse un gioco, la sua voce determinata lo fece sorridere. Era quello che aveva sempre sognato di sentirsi dire. Gli altri orfanotrofi non vedevano l'ora di sbarazzarsi di quegli innocenti bambini, mentre ora, notando l'abissale differenza tra l'attuale e quelli precedentemente visitati, gli venne un groppo in gola. Avrebbe voluto tanto prenderli tutti con sé, e magari diventare Peter Pan, portandoli nell'isola che non c'è con il solo scopo di farli vivere dignitosamente, come si meritavano.

Ma sarebbe rimasto frutto della sua immaginazione e dello scarso potere magico.

"Penso sia giusto così. Dovrei consegnare i documenti al dirigente?"

Kim Joo annuì, e gli fece segno di seguirlo.

Un mese dopo, l'adozione fu accettata anche dai supervisori dell'orfanotrofio, e Jimin, tra tutti i presenti, scelse di portare a casa una piccola bambina dai capelli corti e due guance paffute;

Kyung Soo.

‧⁺✧˖° °˖✧⁺‧

ciao bellezze, sono tornata con una nuova storia yoonmin decisamente dalla tematica fluff! i capitoli saranno di massimo 700 (questa è la me del futuro: i capitoli saranno belli lunghi quindi la me del passato ha detto una cagata) parole, nei soli casi in cui io non volessi strafare perché ho ispirazione, ma queste sono mie decisioni, quindi si vedrà.

oltretutto, vi prego e vi scongiuro di lasciarmi un commento per farmi sapere che ne pensate dell'idea in sé, perché sono talmente insicura che se non vedo alcun risultato mi deprimo e penso automaticamente che non piaccia.
detto questo, grazie per aver letto fin qui e spero di nuovo che la
storia possa attirarvi!
spero anche di vedervi in tanti,
perché ne ho bisogno,, 💘

premetto che gli aggiornamenti saranno casuali e talvolta instabili, in quanto blood tears ha la priorità, per ora. MA, a differenza delle vecchie storie, non vi farò aspettare o, tragicamente, la terrò in sospeso. se vedrò che riscuoterà abbastanza interesse, la manderò avanti con un programma abbastanza deciso.

018©sads0ng

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