Riunione

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«Credi sia una trappola di Hesperos?» mormorò Kyriakos, rivolgendosi verso Niketas, restio ad allontanare la spada dal collo del messaggero che diceva di essere stato inviato da Alannis.

L'uomo rimase immobile per alcuni istanti, serrando le labbra tra loro fino a ridurle in due fessure, poi disse: «Voglio sperarlo». 

«Ve l'ho giurato!» balbettò il messaggero, facendo qualche passo indietro per sfuggire al contatto del ferro sulla pelle del collo. «È stata lei a mandarmi, dice che vuole parlarvi immediatamente».

«Non credo che avremmo molte possibilità, Niketas. Già troppo sangue è stato versato».

«D'accordo, d'accordo» rispose Niketas infilando la spada nel fodero. «Tanto vale andare a palazzo».

«Se avesse veramente sconfitto Hesperos, ho la prova che non è un bene far arrabbiare Nis...» mormorò Kyriakos avviandosi qualche passo indietro rispetto a Niketas e al messaggero che aveva trascinato con sé.

«Che c'è, avevi dei dubbi?»

«No... è solo che... visto tutto quello che è successo finora, mi pare strano che gli Dèi abbiano favorito Alannis. Contro Hesperos».

«Possiamo scoprirlo di persona tra poco». 

Kyriakos annuì, voltandosi un'ultima volta verso il mare, osservando di sfuggita uno dei tanti vicoli in cui il popolo si era sollevato, lanciandosi contro ai soldati di Hesperos, impegnati nell'estorcere l'ennesimo giro di tasse; aumentò la velocità dei passi, raggiungendo Niketas e iniziando a camminare accanto a lui, alternando con apprensione lo sguardo tra il messaggero e la strada che conduceva all'ingresso del palazzo. Voleva accertarsi che non fosse una trappola, che non fosse l'ennesima bugia di Hesperos nonostante le raccomandazioni del messaggero. 

Niketas gli mise una mano sulla spalla, rivolgendogli un sorriso senza dire nulla. Sapevano entrambi che la rivolta non era fallita, che il sangue era stato versato più dagli uomini di Hesperos che da coloro che erano stati definiti disperati.  

Kyriakos scosse la testa, cercando di scacciare il pensiero della trappola dalla testa. Sfiorò con una mano una colonna di marmo quando ci passò davanti, alzando lo sguardo verso il cielo: subito lo sguardo fu catturato dal capitello, decorato in stile corinzio e rimase a fissarlo per più tempo di quanto avesse voluto. Aveva sempre amato l'arte che impregnava ogni angolo di Atlantide, con quell'eleganza che la caratterizzava. In molti dicevano che ci doveva essere la mano divina dietro quelle sculture che parevano vive, come quelle foglie di acanto che parevano reali.

«È lei» mormorò Niketas stringendo più forte la spalla di Kyriakos che tornò a guardare la strada, lasciando cadere il braccio lungo il corpo quando riconobbe Alannis. Si trattenne dal correrle incontro, ma quando le fu davanti, non riuscì a non abbracciarla. Strinse una mano nei suoi capelli, chiuse gli occhi e si lasciò andare a un lungo sospiro mentre Alannis gli accarezzava la nuca.

«Ce l'abbiamo fatta» mormorò Kyriakos sciogliendo l'abbraccio. Alannis gli accarezzò una guancia.

«Sei ferito?» gli chiese notando il sangue che macchiava in più punti la tunica dell'altro. Kyriakos scosse la testa, abbozzando un sorriso le disse che quello semplicemente era il sangue dei nemici.

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