Per anni i regni di Atlantide e Mu sono stati alleati e, dopo la distruzione di Lemuria, sembrava che ogni cosa fosse tornata al proprio posto, lasciando che un periodo di pace avvolgesse le due civiltà.
Tuttavia, la morte improvvisa di Amyntas e l...
Era conosciuta così quella cittadina arroccata sulle montagne a strapiombo sul mare, a capo di un territorio non molto vasto, ma abbastanza ricco da sostenere varie azioni militari di successo che avevano espanso il territorio persiano in varie isole vicine alla città.
Era uno degli sbocchi sul mare del territorio persiano e le differenze con la patria Kyriakos le sentiva: aveva passato la mattina a gironzolare per le viuzze, sapendo che sarebbe stato ricevuto solo il pomeriggio. L'odore di pesce era l'unica cosa che gli aveva fatto storcere il naso: non riusciva a liberarsene e dovunque andasse quella puzza sembrava seguirlo.
Quando sentì lo stomaco gorgogliare, si sedette sul ciglio di una strada interna, abbastanza lontano dal porto e dalle bancarelle che vendevano il carico delle navi dei pescatori, addentando subito la focaccia rotonda che aveva comprato.
Fin da quando si era svegliato, il capitano della nave non aveva fatto altro che ripetere quanto fosse deliziosa quella pietanza e, finalmente, Kyriakos poteva dargli ragione. Continuò a mangiare, osservando senza troppa attenzione le persone che passavano: si era fermato in una via non troppo larga in uno dei quartieri più poveri a giudicare dall'aspetto poco curato delle abitazioni - in maggioranza costruite con fango e legno.
Eppure, nei racconti dei marinai, quella parte non era mai considerata: tutti dicevano di come Erastene si imponesse da lontano con i marmi bianchi con cui era stata costruita, che contrastavano con la roccia scura del promontorio su cui era stata costruita, abbarbicata alla terra ferma.
Ingoiato anche l'ultimo boccone di focaccia, si rialzò, guardandosi velocemente intorno: preso com'era dal guardare i particolari delle vesti ricamate di chi incrociava e dal cercare di capire i discorsi altrui, aveva perso di vista il percorso che aveva fatto. Si passò una mano sul viso, dicendosi che, se Alexandros o Alannis fossero stati lì, gli avrebbero dato dell'idiota e, senza dubbio, in quel momento era meritato: stava rischiando di mandare all'aria un'ambasceria inviata niente mano che dallo stesso Ktesias.
Si voltò, sentendo un rumore di zoccoli provenire da destra e, poco dopo, notò un vecchio sbucare dall'angolo di un incrocio poco distante da lui; quello teneva in mano una delle redini di un asino che avanzava a passo lento, portando sulla groppa due anfore, una per lato, probabilmente ripiene di qualche bevanda a base di pesce - a giudicare dall'odore. Kyriakos gli si avvicinò, sperando che potesse dargli una mano per arrivare al palazzo del governatore, ma, avendo sentito molti parlare con un accento che gli rendeva quasi incomprensibile la lingua, sentiva di avere poche speranza. Ingoiò la paura.
«Giovanotto, non preoccuparti, le strade di Erastene vanno sempre dritte: da quella parte - indicò alla sua sinistra - c'è il mare. La tua metà è dalla parte opposta» gli disse prima di battere due volte la mano sulla spalla di Kyriakos e proseguire per la propria strada, lasciando il giovane più confuso di prima.
Kyriakos spostò la mano sulla cintura della veste: il messaggio di Ktesias era sempre al proprio posto: gli bastava raggiungere il palazzo e sistemare quell'accordo commerciale che, secondo il sovrano e suo padre, avrebbe aumentato le entrate di Atlantide. In fondo, si trattava solo di due cose.
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