La distesa blu del mare si estendeva a perdita d'occhio, riflettendo in più punti, dove l'acqua veniva agitata dall'avanzare della nave, i raggi del sole, creando giochi di luce sul legno delle fiancate. Avendo lasciato da tempo la costa e il fatto che non ci fosse traccia di uccelli era segno che tutt'intorno li abbracciano gli abissi; gli unici rumori, oltre allo sciabordare delle onde contro la prua della nave erano gli ordini che i marinai si scambiavano a gran voce e i cigolii delle corde tese dal vento.
Kyriakos se ne stava seduto a prua, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli. Teneva la schiena appoggiata contro il legno, il ginocchio sinistro piegato e l'altra gamba distesa sul ponte, ascoltando con gli occhi chiusi quel che succedeva intorno a lui.
Non era la prima volta che lasciava la città, aveva spesso accompagnato il padre, ma non l'aveva mai fatto da solo per recarsi in una terra lontana e con una lettera sigillata da Ktesias in persona nella bisaccia.
Il mare lo affascinava, ma non sarebbe mai stato in grado di sopportare la vita da marinaio. Aveva scambiato qualche parola con gli uomini e dalle storie che avevano raccontato aveva capito che trascorrere una vita tranquilla sulla terraferma non era poi così male in confronto al dover affrontare terribili tempeste in mare aperto, senza sapere se e quando avrebbero raggiunto una costa.
Avrebbe voluto averlo con un po' di compagnia, ma Alexandros si era rifiutato categoricamente: non aveva il senso dell'avventura, preferiva la sicurezza di Atlantide piuttosto che rischiare l'ignoto andando per mare, sfidando venti e onde. Kyriakos sospirò, scosse la testa e riaprì gli occhi, fissando il comandante, un uomo basso, dal naso prominente. Non sembrava far caso al sole: aveva detto che la salsedine aveva creato un grosso strato sulla sua pelle e il sole l'aveva bruciato così tanto che poche cose gli facevano effetto.
«Com'è Eratene?» chiese al quello, in piedi davanti al timone con gli occhi fissi all'orizzonte.
«È bella, è una città di mercanti e artisti, ma non è difficile imbattersi in ciarlatani che promettono oro e poi ti danno zolle di terra. Il cibo è ottimo, il vino scorre abbondante e le ragazze poi... quelle ti tolgono il respiro non appena le noti» rispose l'uomo senza voltarsi. «Potresti anche trovare un buon partito per un matrimonio».
Kyriakos ridacchiò. «Potrebbe anche essere un'altra cosa che mio padre disapproverebbe: dice che non si fida né di mercanti né di mercenari».
«Non siamo così attaccati ai soldi» sbottò l'uomo e Kyriakos annuì, con le labbra serrate fra loro: quella frase era vera quanto il fatto che Zeus non avesse figli illegittimi.
Mentre il sole cominciava a tramontare e le ombre degli uomini che lavoravano sulla nave si allungavano sempre più, l'imbarcazione si avvicinava al porto di una piccola cittadina sulla costa di Mu, abbastanza lontano dalla capitale per non destare sospetti, dove l'equipaggio avrebbe trascorso la notte.
Kyriakos ne fu felice di rimettere piede a terra dopo giorni passati in mare: dormire sottocoperta gli aveva procurato un gran mal di schiena, ma mai avrebbe ammesso che sentiva la mancanza del letto della propria camera. Fu tra i primi a mettere piede a terra, lasciandosi andare a un sospiro non appena si rese conto che ciò che aveva sotto i piedi non ondeggiava. Ma sapeva che sarebbe stata una pace momentanea: sarebbero ripartiti l'indomani, dopo aver caricato altre provviste per il resto del viaggio dato che la meta ancora distava qualche giorno di navigazione.
Non conosceva nemmeno il nome della cittadina, ma il porto assomigliava a tanti altri: il fatto che nessuno aveva fatto caso alle insegne di Atlantide sulle vele lo rassicurava perché, per il momento, non erano visti come nemici.
«Vieni con me, Kyriakos. Andiamo a cercare una buona locanda» gli disse il comandante afferrandogli con stretta ferrea il braccio e trascinandolo dal punto in cui si era incantato a osservare ciò che succedeva. «Alle provviste ci penseremo domani prima della partenza».
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Sea of fate
FantasyPer anni i regni di Atlantide e Mu sono stati alleati e, dopo la distruzione di Lemuria, sembrava che ogni cosa fosse tornata al proprio posto, lasciando che un periodo di pace avvolgesse le due civiltà. Tuttavia, la morte improvvisa di Amyntas e l...