Buone nuove

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Kyriakos accarezzò con fare nervoso la veste bianca per lisciarne le pieghe, poi si passò una mano tra i capelli, appoggiandosi poi alla finestra e lasciando vagare lo sguardo su Posamis, in cerca di una qualche tranquillità per l'animo.

Niketas gli mise una mano sulla spalla e Kyriakos si voltò, osservando l'uomo che avrebbe fato le veci del padre di Alannis. Era strano vederlo vestito in modo elegante, lui che preferiva di gran lunga il corto chitone da soldato alle lunghe vesti in voga nella corte di Ktesias.

«Ti stai per sposare».

Kyriakos si passò una mano sul volto. «Dei, che situazione. Vorrei non essere mai giunto a questo giorno».

«Eppure l'hai fatto. Ktesias mi ha chiesto una cosa qualche anno fa».

Kyriakos aggrottò la fronte. «Che cosa?»

«Oh, niente di preoccupante, tranquillo» rise Niketas che subito aprì la bisaccia che portava a fianco, tirando fuori una spilla a forma di delfino. Kyriakos la prese in mano rigirandola varie volte. «Che significa?»

Niketas sospirò. «Mi disse di darla a chi per primo avesse sposato uno dei suoi figli».

«Perché non l'hai data a Hesperos allora?»

«Perché Ktesias non credeva affatto nei matrimoni combinati. A Posamis e a Mu la legge non è la stessa di Atlantide: lo sai, da noi il numero dei matrimoni per amore supera di gran lunga il numero di quelli combinati. Non guardare Alannis come esempio, mia nipote è sempre stata un caso a sé. Basta considerare il fatto che una donna possa opporsi alla decisione del padre se questa non le piace».

«Perché Alannis non l'ha fatto allora?» chiese Kyriakos stringendo nel pugno la spilla.

«Perché una cosa è la salvezza personale, un'altra la salvezza del popolo. Ha svolto egregiamente il suo ruolo a Mu».

«Lo so, la nobiltà odiava la regina straniera, ma il popolo... be', la amava già quando feci sosta sulle coste di Mu poco dopo il loro matrimonio».

Niketas annuì, prendendo un mantello rosso, ricamato con fili dorati. «Questo è un dono di Callisto».

«Ha sparso la voce in giro, quella lingua pettegola?»

Niketas scosse la testa. «Siamo qui da un mese ormai, per Posamis, Alannis è sempre una schiava fuggita. Solo Callisto e la sua famiglia sanno la verità».

Kyriakos annuì, abbassando lo sguardo. «Ho paura, Niketas, ho paura di mettere in pericolo nuovamente la vita di Alannis».

L'uomo sospirò, appoggiando le mani sulle spalle di Kyriakos. «Stai tranquillo. Ci penserò io a proteggervi oggi e poi, lo sai quanto me, Alannis riuscirebbe a batterti in un duello».

«Si è presa già venti talenti l'altro giorno. Era tutto ciò che avevo portato da Atlantide» borbottò Kyriakos incrociando le braccia.

Niketas si passò una mano sulla fronte. «Dèi santissimi, avremmo dovuto portare lei ad Alis».

Kyriakos ridacchiò. «Sarebbe stata capace di travestirsi». Niketas annuì, appoggiandosi al muro. Il contatto con la pietra fredda lo fece rabbrividire. Guardò fuori, rimanendo in silenzio, mente il vento scompigliava i capelli di Kyriakos. Posamis era una cittadina di pescatori, arroccata su un costone di roccia che la rendeva facilmente difendibile. Era un porto commerciale fiorente e nessuno aveva fatto caso alla loro lunga permanenza a casa di Callisto, visto che l'uomo era famoso per prendere sotto la sua ala uomini di ogni genere.

Kyriakos sospirò, richiamando l'attenzione di Niketas. «E così, stai per sposare la principessa di Atlantide».

«Guarda, Eirene non faceva altro che ripetere quando le portavo a casa un figlio e Kleitos e Alexandros, be', me ne hanno presentate di ragazze. Le ho rifiutate tutte. Vorrei vedere le loro facce a sapere questa notizia dopo, be', tutto quello che ho combinato. Ho fatto il doppio gioco, ho tradito l'attuale sovrano di Atlantide e ora sposo quella che è la sorella del legittimo re». Kyriakos si massaggiò gli occhi. «Dei, che situazione!»

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