Atlantide

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La vista della città dall'alto era qualcosa che aveva sempre avuto a cuore: fin da piccolo passava ore a osservare il profilo degli edifici decrescere fino al mare; quando il sole splendeva alto nel cielo, il brillare dell'acqua nei canali tra gli anelli si mischiava al riverbero dei marmi.

E per quanto poco tempo fosse passato dalla fine della guerra, sembrava che la pace fosse tornata ad appropriarsi delle strade: portata dal vento e spesso (oscurata) dallo stesso, l'eco di canti e festeggiamenti di tanto in tanto lo sfiorava.

«Che c'è? Ti è presa la nostalgia dei tempi passati?»

«Pensa quel che vuoi, Nis» sospirò Alexandros, voltandosi lentamente. «E come mi hai trovato?»

«È stato facile: o sei a mangiare biscotti di nascosto o sei qui».

«Devo darti ragione, solo che dimentichi che posso anche venire qui a mangiare biscotti». Si spostò, rivelando il piccolo sacchetto aperto che aveva appoggiato sul davanzale.

«Brutto figlio di...»

«Sei mia sorella» la interruppe, incrociando le braccia e alzando entrambe le sopracciglia. «Qualunque cosa tu volessi dire è valida anche per te».

«Odio quando hai ragione, per gli Dèi!» sbottò Alannis, staccandosi dalla colonna a cui si era appoggiata; si avvicinò rapidamente, dandogli una spallata e posizionandosi davanti al sacchetto.

«E questo è il motivo per cui cerco di nascondermi da te».

«Sono i biscotti di entrambi!»

«Posso esiliarti, domani?»

«Provaci ed è la volta buona che ti mando contro l'esercito».

Alexandros scosse la testa, allungò un braccio per spettinare i capelli alla sorella e poi scoppiò a ridere. «Non credo ti convenga...»

«E non è nemmeno il momento per un'altra guerra... questa volta anche fratricida. Voglio la pace, nient'altro. Non voglio che Kylos cresca nell'odio e in un conflitto».

«Era quello che voleva nostro padre... e invece eccoci qui. Quante vite abbiamo perso?»

Alannis scosse la testa, afferrando l'ultimo biscotto rimasto. «Troppe per... poter essere felici. Ma se anche fosse stata soltanto una, nessuno avrebbe da festeggiare. E dovremmo muoverci il prima possibile per evitare che Mu ottenga la sua vendetta».

«Il potere è nelle mani di Aphia adesso. Tu l'hai conosciuta, com'è?»

«Facciamo una passeggiata?»

Alexandros sbatté le palpebre, preso alla sprovvista dalla domanda di Alannis: non se lo aspettava, non in un frangente del genere. Annuì con un cenno del capo, staccandosi dalla balaustra.

Alannis rimase in silenzio finché non arrivarono nel giardino. «Aphia... è strana. Non ho mai avuto un legame troppo stretto con lei – lo ammetto, ci speravo. Credevo potesse essere l'unica in grado di aiutarmi e invece... è solo presa dal marito come Esi è preso dalla guerra. Non erano in molti a vedere di buon occhio quel matrimonio, ma alla fine ha un erede. Ciò che ho dato a Kyriakos e non a Hesperos. Continuiamo a scommettere sul motivo per cui Mu mi odia di più».

«Tu e chi?»

«Chi vuoi che scommetta?»

«Kyriakos...» rispose Alexandros con un sospiro. «Speravo riuscissi a cambiarlo».

«Perché? Sono divertenti i suoi racconti».

«Vorrei solo che mio nipote cresca... normalmente».

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