Terra gloriosa

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«Allora? Cos'è successo?»

«Le solite... le solite trovate di Mu!» rispose il soldato a Kleitos che si era avvicinato al bordo della prima cerchia di mura, la più esterna. «O almeno è ciò che pensiamo: la flotta era controllata da terra, nessuno avrebbe potuto appiccare il fuoco senza essere visto».

«Nemmeno dall'interno?»

«Significherebbe sacrificare la vita».

«Ma ci avrebbero fatto un favore».

«Kyriakos, per favore, non dimostrarti più scemo di quel che sembri» gli disse il padre, voltandosi verso di lui; Kyriakos sospirò, serrando le labbra e voltandosi appena verso il mare.

«Non credo sia il momento adatto per scoprire la verità: ci sono... ci sono problemi ben più grandi».

«Non possiamo affrontarli in mare. Siamo spacciati».

«Volete... volete barricarvi in città?»

«Scontarci ad Alis una seconda volta sarebbe... non credo che molti riuscirebbero ad affrontare la battaglia come dovrebbero». Kleitos sospirò, appoggiando poi le mani sulle spalle di Kyriakos. «Capisci che abbiamo perso una volta, abbiamo perso un ottimo re e io ho perso un amico? In quanti... in quanti credono che sarebbero in grado di combattere senza ripensare a quel giorno? È innegabile la superiorità di Esi in campo aperto e il nostro piano è fallito... possiamo solo sperare che... che gli Dèi ci proteggano».

«Avrebbero dovuto farlo da... da giorni! Da anni! Non avrebbero dovuto permettere l'ascesa al trono di Hesperos, non è stata altro che la nostra rovina».

«Noi non conosciamo il loro piano, non sappiamo cosa ci riserverà il destino».

«Morire. Morire, probabilmente in mare. È questo il nostro destino come popolo» rispose Kyriakos spostando lo sguardo verso la distesa d'acqua. Strinse i pugni, ascoltando il padre urlare l'ordine di prepararsi alla battaglia.

 Strinse i pugni, ascoltando il padre urlare l'ordine di prepararsi alla battaglia

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Esi aveva mentito.

All'odore del sangue non si sarebbe mai abituato.

Avrebbe voluto togliersi l'elmo, asciugarsi il sudore e, soprattutto, correre via da lì, da quella pianura che nuovamente si era tinta di rosso, diventando l'ultima cosa che le anime avevano visto prima di fuggire nell'Ade.

Sotto il sole, l'odore del sangue era diventato pungente: lo percepiva da ogni parte.

Accompagnava la morte che aveva già colpito parecchi degli uomini di Kleitos: le frecce avevano tinto di nero il cielo più volte per poi cadere a terra, conficcandosi nel terreno, negli scudi di chi riusciva a difendersi o nelle armature dei più sfortunati.

In più punti aveva visto alzarsi il fumo, segno che Esi non aveva rinunciato all'uso di qualsiasi arma che potesse incendiare la piana colpita dalla siccità e disperdere le fila di chi, un'altra volta, cercava di difendere i confini di Atlantide.

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