Cap 11

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«Stiles?» disse una voce femminile.
La ragazza uscì sul balcone e vide una scena che le fece solo stringere lo stomaco.
Stiles era rannicchiato a terra in posizione fetale, intento a fissare le luci serali della città, dalle grate del balcone.
Tutto intorno a sé, un alone di pura oscurità aleggiava con fare tranquillo, emanando però ondate di tristezza e disperazione.
«Stiles?» chiese nuovamente la ragazza avvicinandosi un poco. Era in forte disagio ma doveva fare di tutto per resistere dallo scappare via.
Sta volta il richiamo aveva funzionato, era riuscita ad attirare l'attenzione del ragazzo ma subito dopo si pentì di averlo fatto.
«Allison» pronunciò tristemente, guardandola dritto negli occhi.
Quando Stiles si girò, la ragazza poté notare che il suo viso era rigato dalle lacrime. Gli occhi erano rossi e gonfi, e lui sembrava il cadavere di sé stesso.
«Posso avvicinarmi?» chiese poi, sempre con la guardia alta e i sensi di colpa a mille.
Se Stiles era in quello stato, era anche stata colpa sua, questo era innegabile. Indipendentemente dalle nobili intenzioni che aveva il branco.
«Fai come vuoi, io tanto non ci sto capendo più niente» rispose atono, tornando a fissare il vuoto della città.

Ci furono diversi minuti di silenzio, in cui Allison si sedette proprio accanto al ragazzo, imitando la sua posizione, che adesso era con le gambe a penzoloni, appena fuori la ringhiera.
«Che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?» sussurrò poi, facendo scorrere altre lacrime silenziose. Allison strinse i pugni, cercando di non piangere dietro a Stiles.
«Solo perché ho avuto un attimo di impulsività, mi merito tutto questo dolore...? Tutta questa confusione...?» chiese ancora, sta volta con un'espressione truce sul volto.

Era l'espressione di chi non riesce più a sopportare il dolore e cerca in tutti modi una via per stare meglio.
«Stiles, io devo dirti una cosa» disse poi lei, molto piano e molto lentamente. Non sapeva come poteva reagire Stiles in quelle condizioni.
«Allison» rispose infatti. Guardandola con gli occhi liquidi, avvinghiandosi al suo corpo e iniziando a piangere.
« Cosa vuol dire che ho ucciso la famiglia di Derek? Com'è possibile?» chiese poi fra un singhiozzo e l'altro.
«Ti spiegherò tutto, ma dobbiamo andarci con ordine» fece poi lei, capendo che Stiles era troppo distrutto per poter rappresentare una minaccia. Non lo aveva mai visto in quello stato.

«Hai presente quel giorno in cui io sono morta?» chiese retorica lei, iniziando ad accarezzargli la schiena per farlo stare il più calmo possibile.
«E come posso dimenticarlo» rispose Stiles abbassando lo sguardo.
«Ecco, io sono davvero morta nel bosco» continuò lei e Stiles alzò la testa di getto, con una tacita domanda stampata sul volto.
«Come faccio a essere viva? Perché quella era solo una morte apparente Stiles. Qualcuno mi ha somministrato un veleno molto potente per farmi sembrare morta e far ricadere la colpa su di te e ora sto iniziando a pensare sia stato mio nonno» iniziò a spiegare la ragazza.
«Ma perché?» chiese allora Stiles, asciugandosi il viso con una manica della felpa.
«Per isolarti Stiles, mio padre aveva il sospetto che qualcosa non andasse in tutta quella storia ed ha iniziato a fare ricerche» continuò la ragazza, sempre più tranquilla e sciolta nel parlare.
«Ha iniziato a fare domande a tutte le persone presenti al momento della mia morte, facendo domande sopra domande. Così ha scoperto che, a eccezione di Scott e Lydia, tutti avevano una visione confusa di quello che era successo, nessuno sapeva dare una vera spiegazione» disse ancora, cercando di spiegare tutto nei minimi dettagli.
«Strano che di tutte le creature sovrannaturali con sensi super sviluppati, solo due siano riusciti a rispondere» pensò Stiles a voce alta senza nemmeno rendersene conto. Piano piano stava riprendendo colorito ed energia.
«È quello che ha pensato anche mio padre, ma questa non è nemmeno la cosa più assurda» fece poi Allison come una vera investigatrice.

Incredibile come l'atmosfera fosse cambiata in così poco tempo. Stiles era sempre stato un complottista provetto, ma Allison non avrebbe mai pensato che la sua idea potesse funzionare con così tanta velocità ed efficacia.
«E cosa?» chiese allora Stiles sempre più coinvolto.
«Le versioni che davano Lydia e Scott erano diverse. Lei sosteneva che un cacciatore aveva sparato una freccia nella tua direzione e io mi sono messa davanti a te per proteggerti. Mentre Scott diceva che tu avevi azionato una trappola che mi aveva colpita in pieno petto» rispose Allison gesticolando alla Stiles.
«E chi aveva ragione?» chiese Stiles completamente girato verso Allison.
«Lydia ovviamente» rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia. E Stiles sentì uno strano calore nel petto farsi largo. Allison avrebbe dato la sua vita per salvarlo e senza neanche pensarci due volte.
«Ma allora perché Scott racconta quella versione?» chiese Stiles confuso.
«Perché qualcuno ha manipolato la sua mente, facendogli vedere quella scena, così come ha manipolato la mente di tutto il branco per fargli scordare cosa avevano davvero visto» spiegò la ragazza, fino a quel momento, quella era l'unica soluzione plausibile.
«Ma se ti sei messa in mezzo, questo significa che il veleno era per me, ma perché?» chiese Stiles ancora più confuso, più sapeva e meno capiva.
«Ma è ovvio, la risposta non cambia, per isolarmi, ovviamente voi mi avreste dato per morto e quindi seppellito, poi il colpevole avrebbe avuto tutto il tempo per dissotterrarmi e rapirmi e nessuno se ne sarebbe mai accorto. » disse ancora Stiles, mettendo in moto il cervello.
«Se pensi che sia stato tuo nonno a creare quel veleno, allora lo ha fatto per rubarmi i poteri e diventare Alpha.
Ti rendi conto che devi la vita a tuo padre? Se non fosse stato per lui ti avrebbero seppellita e saresti morta sul serio» disse poi, assolutamente sconvolto. Tutte quelle informazioni erano troppe per la sua mente.
Adesso, a conti fatti, forse tutto l'inferno che aveva passato in quei mesi, non era niente in confronto a quello che avrebbe passato se la freccia avesse centrato il bersaglio.
«Allison aspetta, tu hai detto che qualcuno ha manipolato la mente del branco, ma se non fosse qualcuno ma qualcosa? La creatura che era con tuo nonno, forse è stata lei» teorizzò Stiles con un'espressione di speranza sul volto. Stava finalmente riuscendo a dare delle risposte alle sue domande e la cosa lo caricava non poco.
«Stiles...» disse la ragazza alzandosi in piedi.
«...devo farti vedere una cosa» concluse entrando nel loft e facendo segno al ragazzo di seguirla.
Non appena i due furono entrati, Allison si diresse alla libreria vicino la porta d'ingresso e prese un grosso libro, forse un bestiario.
Aveva un chè di familiare.
«Leggi» disse poi la ragazza indicando una pagina e Stiles riconobbe subito le pagine che gli aveva mandato Lydia sui tipi di Kitsune e i loro poteri.
«Ho già letto queste cose...» provò a dire Stiles prima di essere interrotto dalla ragazza.
«Si, ma non hai letto l'ultima pagina» spiegò Allison e non ci vollero altre parole affinché Stiles capisse.
Si riferiva alla tredicesima Kitsune, quella che Lydia non aveva mandato.
«Nogitsune» lesse Stiles con voce tremante.
«Il Nogitsune è un spirito malvagio che si annida dentro le persone. Solitamente predilige creature sovrannaturali, in quanto esse sono più forti e riescono a sopportare meglio la sua presenza.
La caratterista principale di questo essere, è quella di potersi nutrire di altre Kitsune, assorbendo così ogni sorta di potere e facendolo suo.
Il corpo che ospita lo spirito, può usufruire di tali poteri, fintanto che la creatura lo permetta ma a discapito della propria energia vitale.
Non ci sono a oggi modi conosciuti per uccidere questo spirito senza però danneggiare il corpo che lo ospita» lesse Stiles, saltando da paragrafo a paragrafo con voce sempre più tremante.
«Questo significa che sono destinato a divenire un mostro omicida? Che perderò ogni possibilità decisionale sul mio corpo o che peggio, perderò la mia vita a causa di quel mostro che adesso ha le mie sembianze?» si mise a piangere fra una domanda e l'altra.
Ora era tutto più chiaro. Ecco perché il branco lo aveva tenuto a debita distanza, avevano paura di lui, temevano potesse divorare le loro anime e i loro poteri.
«Stiles non è così semplice» disse la ragazza vedendo il panico nei suoi occhi. Come se sapesse che cosa gli stesse passando per la testa.
«Se il branco ti ha tenuto lontano, lo ha fatto solo per il tuo bene» disse Allison accarezzandogli il viso per calmarlo.
Quello rispose con uno sguardo perplesso.
«Questi poteri, le code, le perdite di controllo e tutta questa furia repressa. Tu l'hai già affrontata, eri solo un adolescente quando è successo.
Io non ero presente, quindi non so tutti i dettagli, ma so che il branco ha usato un incantesimo per sigillare il Nogitsune dentro il Nemeton, quel grosso albero secco e ricco di potere magico» spiegò Allison cercando di avere più tatto possibile.
«In qualche modo mio nonno deve essere entrato in contatto con lo spirito e insieme hanno organizzato tutto. Stiles, se il branco ti ha tenuto lontano, lo ha fatto solo per evitare che il Nogitsune si liberasse completamente dalla sua prigione, lo ha fatto solo per il tuo bene, lo ha fatto solo per evitare che la storia si potesse ripetere un'altra volta» spiegò lei in lacrime. Era scossa da brividi.
Erano mesi che voleva levarsi quel peso dalla coscienza e finalmente era riuscita a farlo. Era riuscita a spiegare come stavano davvero le cose a Stiles.
«Ma cosa c'entro io con la famiglia di Derek?» chiese allora il ragazzo passandosi una mano fra i capelli, non avrebbe mai creduto a tutto quello se non avesse visto con i suoi occhi il nonno di Allison e la creatura, rubargli parte dei poteri.
«A questo non posso proprio rispondere, mi dispiace» disse lei abbassando gli occhi e qualcosa disse a Stiles che doveva domandare al diretto interessato quello che voleva sapere.

The last werefox 2 ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora