sette

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Ho sonno, tanto sonno.
L'idea di andare in ufficio mi attrae come andare a correre in estate, non che io ci vada neanche in inverno ma era per rendere l'idea.
Svogliatamente mi alzo e metto i piedini sul pavimento freddo.
Vado in bagno, doccia veloce poi torno in camera per vestirmi.
Apro l'armadio e sospiro.
Dovrò andare a comprare qualche altro vestito per l'ufficio, non ho molto da indossare.
Prendo dei pantaloni a vita alta e una maglietta senza maniche.
Non è un gran che ma al momento non ho altro.
Prendo il giubbotto di pelle, la borsa e vado.

Arrivo, come sempre in anticipo, entro nella mia stanza mi siedo mentre accendo il computer per controllare le mail.
Spero di non incontrare Patrick o il signor Dempsey o il mio capo o come caspita dovrò chiamarlo.
Anzi, sarò distaccata come sempre e farò finta di nulla, come se fossero due persone diverse.
Quello "conosciuto" ieri è Patrick, quello dentro l'ufficio è il signor Dempsey.
Mentre sono concentrata sul mio lavoro bussano alla porta.
"Avanti" rispondo senzza alzare gli occhi.

"Buon giorno signorina Camille"
Una voce bassa e roca che mi provoca un brivido, mi fa alzare gli occhi.
Ecco...

"Buon...buongiorno signor Dempsey" o cazzo e ora balbetto?

"Ha già fatto colazione?" Chiede sorridendo senza distogliere lo sguardo dal mio.

"Si, cioè in effetti no" ma che mi succede?

Si avvicina alla mia scrivania e prende il telefono,  compone un numero.
"Buongiorno,  sono il signor Dempsey,  vorrei due cappuccini e due brioche grazie" poi mi guarda "ho indovinato o preferiva altro?" Chiede.

Lo guardo ma i miei occhi tradiscono un  sorriso.
"È perfetto, grazie.
A cosa devo  questo piacevole convenevole?"
Sicuramente c'è la fregatura.
Andiamo, un figo come lui, ricco e pieno di donne, cosa gli interessa di offrire la colazione ad una semplice impiegata come me?

"Vede Camille..." inizia ma lo interrompo.

"Signorina Camille " e sorrido.

"Giusto, mi scusi.
Vede signorina Camille, credo che lei, susciti in me un sentimento di curiosità e,  se per lei non è un problema,  vorrei conoscerla meglio."

Resto senza parole.
Uno come lui vuole conoscere una come me.
Mi riprendo " mi scusi, ma cosa significa? Mi conosce, sa chi sono, ci vediamo tutti giorni e, a quanto pare anche la sera ultimamente.
Che cosa vuole da me e poi, la signorina Nora è al corrente?" Rispondo tutto d'un fiato.

"Non sono affari di Nora quello che faccio, è una mia dipendente come le altre, niente di più." Dice mantenendo sempre la calma.

"Quindi lei si intrattiene con tutte le sue dipendenti, signor Dempsey?" Chiedo, ma la mia calma inizia ad abbandonarmi.

"Non tutte" e il suo sguardo va dalle mie labbra ai miei occhi.

Fortunatamente bussano alla porta e lui risponde per primo.
"Avanti" è arrivata la nostra colazione.
Il ragazzo del bar, poggia il vassoio sulla scrivania , il mio capo paga lasciandogli una generosa mancia.
Il ragazzo sorride felice e ci saluta augurandoci una buona giornata.

Siamo in piedi, vicini, a zuccherare le nostre bevande.
Mangiamo e finiamo tutto senza parlare.
Poi, il mio capo mi si avvicina, forse troppo, e con il dito indice mi pulisce un angolo della guancia.
Poi lo porta alla bocca e lo succhia, senza smettere di guardarmi.
Ho il cuore che sta per uscire dal torace.
Mille pensieri impuri sulla sua lingua e il suo dito e sento una fitta al basso ventre.
Mentre nella mia mente perversa sto facendo del sano sesso con il mio capo, lui mi mette una mano dietro alla testa e fa unire le nostre labbra.
Sento la sua lingua nella mia bocca e io, come una perfetta cogliona, lo assecondo , avvicinando il mio corpo al suo.
Mille farfalle nello stomaco ballano la lambada.
Ha ragione Ty, devo fare sesso...
Ma che cazzo sto facendo!
Mi stacco immediatamente e metto due dita  sulla mia bocca.
Mi guarda ma non capisco cosa gli passi per la testa, sembra arrabbiato o scocciato.
Fa un passo indietro guardandomi, poi si gira, apre la porta e se ne va.
Lo squillo del telefono mi fa sobbalzare.
"Torres...si me lo passi, grazie.
*Dobroye utro, gospodin Volkov, kak vy? da, ya poluchil tvoye pis'mo segodnya ya dam vam znat' fakt. spasibo tebe skoro."

Devo parlare con il capo, che faccio, lo chiamo o gli scrivo?
Andiamo Camille non hai due anni.
Alla fine è stato solo un bacio... con il tuo fottutissimo capo, bello e sexy, che ti saresti fatta sulla tua scrivania.
Dettagli...
Mi faccio coraggio, esco dalla mia stanza per andare nella sua.
Busso e , maledetta me, entro senza aspettare l'invito a farlo.
E quello che vedo mi lascia a bocca aperta.
Nora si alza subito in piedi, fulminandomi con lo sguardo mentre il mio capo si avvicina con la sedia alla scrivania, nascondendo così,  la parte inferiore del suo corpo.

"Non si usa bussare " mi dice con la voce strozzata Nora.

"L'ho fatto ma forse eravate troppo impegnati per sentirmi."
Poi lo guardo negli occhi "il signor Volkov vuole sapere quando andrà a Mosca.
Le mando subito la mail tradotta, ho controllato i suoi impegni con la sua segretaria e, se per lei va bene, partirà tra una settimana.
Tutti i dettagli saranno nella mail.
Buon proseguimento e scusate l'interruzione." Mi giro e, a passo svelto raggiungo la mia postazione.
Invio la mail, spengo tutto e scappo letteralmente via.

Dopo una mezz'oretta sono a casa.
Si, sono scappata senza dire niente a nessuno ma, da contratto, se il mio lavoro è finito, posso andare via quindi, non ho fatto niente di male...forse avrei dovuto rispondere alle mille chiamate del mio capo, forse le mie dimissioni non sono state accettate ma sono dettagli.
E poi non capisco perché sto piangendo.
Forse perché mi ha preso per il culo?
Faccio l'unica cosa che mi fa stare bene.
Dopo essermi cambiata e messa una tuta comoda, prendo la borsa con il cambio per dopo, la mia chitarra e vado nella mia seconda casa.

Oggi le pulizie toccano a me ma sono in anticipo di almeno mezza giornata.
Dentro non c'è nessuno, le ragazze saranno qui per le diciassette quindi ho tutto il tempo.
Mi siedo sul bancone con la chitarra in braccio.
Vicino ho carta e matita per prendere appunti.
Mi lego i capelli in una coda, sospiro chiudendo gli occhi e mi lascio andare.

I'm fallin'

Io sto cedendo

In all the good times I find myself longin' for change

In tutti i bei momenti mi ritrovo a desiderare un cambiamento

And in the bad times, I fear myself

E nei brutti momenti, io ho paura di me stesso

Tell me something, boy

Dimmi qualcosa, ragazzo

Aren't you tired tryin' to fill that void?

Non sei stanco di cercare di riempire quel vuoto?

Or do you need more?

O hai bisogno di più?

Ain't it hard keepin' it so hardcore?

Non è difficile fare sempre il duro?

I'm falling

Sto precipitando

In all the good times I find myself longing for change

in tutti i bei momenti mi ritrovo a cercare un cambiamento

And in the bad times, I fear myself

E nei brutti momenti, io ho paura di me stesso.


Come sempre, le parole e la musica escono da sole ma questa volta sono accompagnate dalle mie lacrime che non riesco a trattenere.
Perché mi ha fatto così male vederlo con lei? Lo sapevo che avevano una storia, non dovrei restarci cosi male, ma non ho mai provato niente di cosi travolgente quando, le nostre bocche, si sono unite.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

*Buongiorno, signor Volkov, come sta? Sì, ho ricevuto la tua lettera oggi. Ti farò sapere il fatto. grazie presto

Ciao! Questo capitolo è tutto visto dagli occhi della piccola Camille.
Secondo me, si è presa una bella cotta!
Che ne pensate?
A presto!

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