Le stelle non esistono

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Ti invierò sempre un bacio, ogni volta che soffierà il vento

╰☆╮



Londra, 11 settembre, 2017


Intrecciai lo stelo della piccola margherita al mio dito indice, la superficie dei suoi petali bianchi, a contatto con i miei polpastrelli, appariva liscia.
Era una piccola margherita, che avevo strappato da un arbusto, cresciuto ai margini di un marciapiede, lungo la strada verso casa.
Doveva essere sopravvissuta al grande temporale, che aveva colpito Londra, quella domenica pomeriggio di fine estate.
L'avevo colta. Volevo salvarla dal tempo, ma poi... avevo iniziato a torturare i suoi petali.

Londra... ho odiato così tanto questa città. Ho sentito infinite volte il desiderio di fuggire via, lontano, ma... dove sarei potuta andare? Non ho mai avuto un vero posto dove potermi rifugiare, né una vera famiglia.
No... mai avuta una vera casa, un rifugio sicuro o un abbraccio autentico.

«Lui...»...
Goccioline simili a quelle del cielo mi imperlarono le guance.

Strappai il primo petalo, che venne via, con delicatezza, senza opporre resistenza.
Uno... i sogni non si avverano...

Strappai il secondo petalo
Due... le stelle non esistono...

Strappai il terzo petalo
Tre... provai a deglutire, con forza, e sentii il dolore falciarmi la gola, investirmi come un fiume in piena e il cuore sbattere violentemente contro il mio costato. Le braccia tremavano, come scosse dal tumulto di un terremoto e sentii il profumo dell'assenza penetrarmi fin sotto la cute. Lasciai cadere la piccola margherita per terra. Il vento della finestra fece volare via i petali che avevo strappato.
Sapevo che... correvano da lui.

Rinunciai a torturarla. La ripresi, stremata, dal pavimento. Ne baciai i petali. Volevo conoscere il coraggio di andare avanti. L'avevo colta per salvarla, ma poi l'avevo spezzata.
Possiamo essere ancora salvati, se siamo stati spezzati?

«Ti sento anche se non ci sei».
Allungai il braccio in direzione della mia scrivania. Ne estrassi un quaderno grigio.

«Le stelle non esistono».
Scrissi queste parole e ne evidenziai la scritta con un evidenziatore giallo.

Scoppiò a piovere di nuovo.
Le gracili lacrime del firmamento mi rammentavano me stessa, la stagione avversa che avevo vissuto, la prigione che mi teneva in catene, l'alta marea che tenevo nel cuore.
La polvere da sparo che mi aveva protetta era stata la stessa dalla quale, poi, mi sono dovuta proteggere.

Il sole che mi aveva scaldato: lo stesso che mi aveva bruciata.
Così è l'esistenza umana: ogni sentimento, con la sua intensità, è direttamente proporzionale al suo opposto. Così sono l'amore e l'odio. Ogni alto ha un basso. Ogni gioia porta dentro di sé una crepa di dolore. Ogni amore cela dentro di sé una lacrima e tutto ciò che non è amore, non può essere altro che paura o dolore. Amore e dolore sono due facce della stessa medaglia, i petali del medesimo fiore: si dice che più a fondo scavi il dolore, più sarà grande la gioia che quella crepa sarà in grado contenere.

Ogni giorno, di ogni secondo, di ogni ora, sentivo proiettili rallentati dal sangue scavare dentro i miei tessuti. Nonostante avessi cercato con ogni mezzo di restare aggrappata alla vita, mi sentivo come risucchiata da un enorme buco nero.
L'ombra bianca della morte viveva con me.
Sedeva con me quando mangiavo, quando lavoravo, quando provavo a studiare, quando stringevo i bambini o li portavo a giocare al parco.

Era con me a scuola, quando parlavo con qualcuno.

Era con me ovunque... perchè era dentro di me. Si dice che si possa fuggire da tutto, meno che da se stessi e che la battaglia più difficile da combattere, sia quella che si mette in atto contro di sè.
Credo che... chi ha detto questo, non avesse tutti i torti.

L'amore è come la polvere da sparo (#Wattys2020) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora