L'amore é come la polvere da sparo

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«So che sono un egoista nel chiederti questo, ma io ti amo, barboncino e non posso immaginare i miei giorni senza di te».

«Anch'io, amore mio, mi credi, non è vero?».

«Sì, lo so».

«Siamo come il piccolo principe e la sua rosa...».

«Io... ti prometto che ti darò qualunque cosa in cambio e, quando sarò guarito, lavorerò giorno e notte. Ti comprerò la casa grande che hai sempre sognato, con un giardino, un cagnolino e avremo i tre bambini che vuoi. Passeremo le domeniche al mare, andremo in bicicletta insieme, ammireremo il cielo di notte e aspetteremo le stelle cadere. Faremo volare in alto gli aquiloni, come abbiamo sempre sognato di volare noi. Aspetteremo l'alba insieme e ti porterò a ballare, ma dovrai ballare solo con me...».

Sentii il mio cuore riempirsi di gioia e lo abbracciai forte, con slancio.

«Voglio solo te, Harry. Non mi importa di nient'altro. Voglio poter vedere sempre i tuoi occhi e il tuo sorriso, metterti i calzini e baciarti. Non voglio che lavori giorno e notte. Voglio solo che tu mi stia sempre accanto».

«Vedremo cosa si può fare, signorina», il suo sguardo divenne altèro e beffardo. Mi fece di nuovo la linguaccia e pensai che fosse incredibile, il suo modo di prendermi in giro, anche nei momenti di tenerezza.

«Vieni qui», gli posi le mani sotto le ascelle e presi a fargli il solletico.

«Ti odio barboncino...».

«Le stelle esistono e sono nostre e da oggi in poi... le aspetteremo sempre, per poter esprimere nuovi desideri».

«Sì, ma ricorda la tua promessa, Sarah. È il nostro patto».

«Solo se mi dai un altro bacio subito», gli feci la linguaccia.

Mi baciò di nuovo, prima con infinita dolcezza, poi con foga e irruenza

«Stendiamoci sul letto. Voglio leggerti ancora la nostra fiaba d'amore».

Salì sul letto e io lo coprii con la coperta, stendendomi accanto a lui. Lo strinsi forte e ci scambiammo altri baci d'amore. Poi, mi staccai un secondo e lessi una pagina a caso del piccolo principe, dove era scritto:

«
«Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi», disse la volpe».

Quando Silvie venne a prendermi, per portarmi al centro commerciale, con il denaro di Harry comprai due cellulari grigi. Erano i più economici che c'erano, ma potevano fare le foto, anche se di bassa qualità.

C'era una promozione quella sera e potei acquistarne due al prezzo di uno: uno per me e uno per Harry.

Il giorno seguente fu una giornata molto felice, perchè gli portai a vedere i cellulari.

Lo osservai scuotere la testa, con disappunto, quando scoprì che uno era per lui, ma dai suoi occhi compresi che ne era felice.

Ci scattammo numerose foto, in tante pose diverse, fino a che non riempimmo la memoria e, quando tornai alla casa famiglia, ci scambiammo tanti messaggi, fino a notte fonda, finchè non finimmo tutti quelli della promozione che avevo attivato.

Continuammo così per tutti i giorni successivi.

Quando io ero a scuola o di sera o in quei pochi momenti che non ero con lui, ci tenevamo in contatto grazie a quei cellulari miracolosi.

Ci inviavamo tanti messaggi di buongiorno, di buona notte, ma anche sms in cui lui mi stuzzicava e io rispondevo per le rime. A volte, mi raccontava degli esami che faceva in ospedale, ma non lo sentii mai triste.

Con il denaro di quella sera, comprai anche un braccialetto d'argento con due ciondoli: uno a forma di fiore e l'altro forma di cuore.

Volevo seguire le regole di Harry alla lettera. Avevo comprato degli oggetti che mi avevano fatta brillare gli occhi a prima vista. I ciondoli del bracciale mi facevano pensare a lui, perchè lui era il mio fiore e il mio cuore.

Tuttavia... non potemmo sfuggire all'ineluttabilità del tempo o a quella del destino, anche se io non ci avevo mai creduto e ancora oggi, non ci credo.

Le condizioni di salute di Harry peggiorarono e io lo vidi divenire sempre più magro e debole. Non mangiava praticamente più e iniziarono ad alimentarlo con le flebo.

Dormiva sempre ed era molto raro trovarlo sveglio.

Provavo a dargli da mangiare, con un cucchiaino minuscolo, ma proprio come la principessa della bella addormentata, lui non si svegliava quasi mai. Il principe, in quella fiaba, con un semplice bacio d'amore, era riuscito a risvegliarla, mentre i miei baci non ci riuscivano.

Non erano abbastanza? Questo accadeva perchè... il nostro non era vero amore?
Il male stava diventando più potente dell'amore... ma fin da quando siamo piccoli, viene insegnato il contrario.

Mi avevano detto che l'amore vince tutto, che può vincere ogni malattia e qualunque tipo di dolore e io avevo sempre creduto fosse così.

Ma cosa si può fare, quando il veleno è così potente... e la forza dell'antidoto non basta più?

Come avrei potuto fermare il tempo, per restituire la forza e la salute perduta al mio principe? Cosa potrebbe mai dare in cambio un uomo, per avere un ulteriore battito di cuore o un ulteriore respiro della persona amata, per impedire che le sue aurore e i suoi tramonti volgano al termine?

Io avrei dato tutto... anche i miei, ma questo non era possibile.

Le rare volte in cui si svegliava, mi sorrideva dolcemente e con un sorriso pieno d'amore, mi diceva che stava bene... che avrebbe vinto la battaglia per me.

Mi sussurrava, a volte, quando si svegliava, un «ti amo» o un «sei bellissima», ma crollava subito.

Spesso mi vedeva in lacrime e allora tentava, invano, di farmi ridere, tirando fuori la lingua o scherzando, anche se aveva poche energie.

Non sapevo cosa fare per salvarlo...

Un giorno, in cui l'autunno cingeva con il suo abbraccio materno tutto il paesaggio, mi ritrovai a fissare il cielo che piangeva disperato, da una finestrella stretta, situata al terzo piano della casa famiglia.

Oltre agli eleganti colori delle foglie - che si avviavano ormai verso il gelo e alla raffinata corporatura degli alberi, scheletrici e spogli, come esseri umani tristi, che hanno perduto la vita, l'amore e il calore dell'estate - il mio sguardo si posò su una minuscola fogliolina verde scuro, che cadeva, volteggiando, come se stesse eseguendo delle piroette di un walzer sofisticato.

«Dove vai, dolce fogliolina? Io sto andando dal mio principe. È molto malato, sai? E io non so cosa fare per salvarlo», le lacrime mi caddero lungo le guance.

«Chissà se... anche voi foglioline, provate dei sentimenti o potete innamorarvi. Secondo me... sì, non è vero piccola?».

La ammirai finchè non cadde, come in una danza macabra, su un piccolo pettirosso immobile, col becco all'ingiù, il cui corpo era fermo su alcune foglioline d'edera.

Si posò sul suo manto di piume, come un abbraccio materno... come una coperta morbida, capace di generare calore per sciogliere il gelo della morte.

Il pettirosso era morto... non era riuscito a sopravvivere alla stagione avversa.

I miei pensieri furono interrotti da nonna Nelly, che mi chiamava dal piano inferiore. C'era una visita per me: la signora Mary Phillys.

Da allora la mia vita cambiò per sempre.

L'amore è come la polvere da sparo (#Wattys2020) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora