Anche nel ghiaccio c'é fuoco

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A ciascuno il compito di trasformare le proprie ferite
in punti di inserimento per le ali.


╰☆╮



Londra, 14 settembre 2017


«Basta... Harry... mi hai stancata. Riportami a casa», sbottai, mentre piccole lacrime di rabbia, mi solcavano le guance.

Strinsi le labbra e mi voltai dal lato del finestrino abbassato, fissando il paesaggio, che correva veloce accanto a noi.

«Ehi... che ti prende, barboncino? La verità fa male?».

Tu fai male...

«Mi sono stancata dei tuoi giochetti. Ho commesso un errore, non sarei dovuta venire, stasera. Adesso riportami a casa. Non voglio restare qui neppure un minuto di più».

«Come vuoi tu, stracciona, ma, dimmi, accetti il nostro accordo?».

L'unica cosa che avrei accettato in quel momento, era di tirargli qualcosa in faccia. Idiota.

«Non accetto nulla. Sono stanca. Non ce la faccio più».

«Il mio numero ce l'hai. Ti dò tre giorni di tempo per pensarci. Se entro tre giorni non deciderai, darò il lavoro a un'altra ragazza. Pensaci, è un'offerta vantaggiosa».

«Sono stufa, Harry... sono stufa di amarti, dico sul serio... sei un verme».

«Non sarai un po' troppo aggressiva, barboncino? E, comunque, non sono un verme... non sai che ai cattivi ragazzi vengono dati i dolcetti e le belle ragazze, mentre ai buoni, il carbone?», le sue labbra si distesero in una risata.

«Sì, certo, come no. È meglio se ti procuri del ghiaccio, cretino».

«Del ghiaccio? Perchè?», chiese, inarcando le sopracciglia.

«Per i pugni che sto per darti io e, in seguito, per quelli che ti darà Megan».

Lo vidi ridere di gusto, divenne più bello e il suo volto brillò come il sole.

«Sai che stai diventando simpatica, barboncino? Peccato che tu sia così brutta e così scheletrica».

«Riportami a casa, subito. Altrimenti torno a piedi».

«Non vorresti prima vedere la mia casa? E magari pulirmi il bagno?».

Sentii le lacrime cadermi sulle guance.

Harry, vedendo le mie lacrime, smise di punzecchiarmi.

Mise in moto la sua bellissima decappottabile e partì, mentre io mi asciugavo le lacrime velocemente e guardavo il paesaggio. Il venticello fresco mi scompigliava i capelli, rendendomi, probabilmente, meno attraente ai suoi occhi.

«Sei ancora più cavallo, con i capelli spettinati, sai, barboncino?» ridacchiò e imitò il verso di un cavallo.

Non gli rivolsi più la parola e lui la smise di punzecchiarmi.

Restammo in silenzio per tutto il tragitto di ritorno, verso casa della signora Emma. L'unico suono udibile era una canzone rock metal di sottofondo, di un gruppo che non conoscevo.
Quando arrivammo, Harry accostò la sua auto davanti al cancello.

«Sarah...», sussurrò, ma io sentivo la rabbia ribollirmi nel sangue e non risposi nulla.

Aprii lo sportello di scatto e sfrecciai via, ignorandolo.

L'amore è come la polvere da sparo (#Wattys2020) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora