Un chilo d'amore in più

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Quando hai l'amore puoi lasciar cadere la tua maschera e mostrarti per quello che sei veramente.
-Victoria Lugan

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Avanzò lentamente. Si avvicinò al mio letto, in modo silenzioso.

Era così... fragile.

«Ehi, principino... cos'è quel viso triste?».

«Come stai... Silvie?», balbettò, con un filo di voce molto sottile.

«Silvie? Perchè... perchè... mi chiami così? Mi avevi chiamato mamma... l'ultima volta...», sussurrai, con un'ombra di delusione.

Non rispose. Continuava a tenere lo sguardo basso e un'espressione contrita sul volto.

«Comunque, io sto bene. Ero in pensiero per te, perchè eri da solo. Tu... come ti senti?».

«Perdonami... Silvie, avete rischiato di morire per colpa mia... tu e la tua vera figlia...», lo vidi deglutire, stringere forte i pugni e sentii il mio cuore sbriciolarsi.

Il suo tono di voce era molto triste e mi sembrò di vedere i suoi occhi inumidirsi.

«Ma no, piccolino. Non è stata colpa tua...».

«Sì, invece. È nata prima del tempo ed è solo per colpa mia», affermò, interrompendomi, sollevando il volto di scatto. Percepii rabbia verso se stesso, dolore e senso di colpa nel suo tono di voce.

«No, principino... non dire così. Non essere triste, okay? È nata prima del tempo, perchè... era ansiosa di venire al mondo per conoscerci. Guarda... tua sorella... ti va di conoscerla? Tu... dovrai proteggerla. Devi promettermi che avrai cura di lei e, quando sarà grande, sarà lei a proteggere te».

Harry sollevò il volto, di scatto, e sgranò gli occhi, che per un istante brillarono come una miriade di stelle.

«Dici davvero... Silvie? Quindi... vuol dire che... non mi riporterai alla casa famiglia, adesso che sono guarito e che hai una vera figlia?» disse, con un tono di voce urgente e tremante.

Non riuscivo a crederci... credeva che sarei stata capace di abbandonarlo?

«Cosa? Sei impazzito? Riportarti in casa famiglia? Era davvero questo, quello che credevi? Io non potrei sopravvivere neanche un minuto senza di te... non ti abbandonerei mai... mai».

«Silvie, io...».

«Tu sei tutto per me, principino. No. Non ti riporterò mai in casa famiglia. Tu... sei il mio tesoro più grande, lo sai?». dissi, dolcemente, tentando di rassicurarlo.

La sua muscolatura facciale si rilassò, comparve sulle sue labbra un sorriso spontaneo e i suoi occhi profondi si riempirono di stupore e commozione, ma, subito dopo, abbassò nuovamente il volto di scatto.

«Ma lei... è la tua vera figlia. Io non lo sono. Credevo che... non avresti più voluto tenermi... a causa di tutto quello che è successo con lo zio di Sean e a voi, che per causa mia, avete rischiato di morire. Quindi... mi terrai, non vero? Anche se... mi sono comportato male?».

«Anche tu sei il mio vero figlio. Lo siete entrambi. I figli sono di chi li cura, non di chi li mette al mondo e io ho fatto il possibile per prendermi cura di te. A volte... sono stata terribile, perchè ho un pessimo carattere...», mi asciugai una lacrima, prima di continuare, mentre Harry, sempre col viso abbassato, sembrava ascoltarmi con attenzione.

«Ti chiedo di perdonarmi per averti sgridato, non avrei dovuto. Ti chiedo perdono perchè... non sono il massimo in cucina, sono molto sbadata e disordinata e... anche per quella volta che andai dal giudice e preparai i documenti per adottarti, ma poi non ebbi il coraggio di tenerti e ti abbandonai in casa famiglia... perdonami piccolo... mi perdoni, non è vero? Dimmelo...», le mie parole scaturirono frantumate dalle lacrime. Il senso di colpa e il rimpianto che tenevo dentro, come dei macigni enormi, che schiacciavano il cuore, mi impedivano di deglutire.

L'amore è come la polvere da sparo (#Wattys2020) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora