Mondo contro mondo 2.2

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«Ascolti, Miss Silvie, per adesso l'unica cosa che possiamo offrirgli è un rifugio temporaneo, poi vedremo come agire col passare dei giorni e col monitoraggio del suo comportamento», disse, con fermezza.

Miss Silvie si morse il labbro e preso il fascicolo di Harry, nè aprì una pagina a caso.

«Lo sa che... suo padre lo ha buttato fuori di casa quando aveva solo cinque anni? Gli ha urlato che era un errore, che non sarebbe mai dovuto nascere e che era colpa sua, se sua moglie lo aveva abbandonato? Lo ha riempito di botte. Era un alcolista violento. È stato arrestato poco dopo per traffico di droga».

«Miss Silvie...», disse la direttrice, alzandosi dalla sua scrivania come per congedarla.

«Io, in quanto direttrice, voglio fare il possibile per il minore. Non è il caso che lei si scaldi così tanto. Capisco che abbia preso molto a cuore il caso di Harry, ma cerchi di ragionare con maggior autocontrollo, altrimenti sarò costretta a chiamare la sicurezza. Per oggi la nostra conversazione termina qui. Ci terremo aggiornate».

«Bene, sappiate che qualora sorgessero dei problemi con la permanenza di Harry, avviserò il giudice minorile personalmente. Buona giornata», disse sbattendo con furia la cartellina con i documenti sulla scrivania.

Quello che avevo sentito, mi aveva spezzato il cuore. Andai a nascondermi in un angolino del salone. Volevo restare da sola. Avevo bisogno di riflettere.

Le lacrime iniziarono a cadere sulle mie guance. Sentii un nodo stringermi in gola, che, prepotentemente, mi impediva di deglutire. Non avevo capito tutto quello che avevano detto. Avevo capito che Harry era un bambino sbagliato, un errore che nessuno aveva mai voluto, un rifiuto, di cui tutti volevano liberarsi il prima possibile. Era un fiore sbagliato, nato in un firmamento sbagliato. Tutto era contro di lui e lui era contro tutto. Combatteva contro quel mondo che, silenziosamente, desiderava.

Pensai che per lui, essere crudele, fosse come respirare, la sua protezione, il suo meccanismo di difesa, la sua corazza contro il veleno del mondo, un veleno sordo e antico.

Non credeva nell'amore e non c'era posto per lui, né per la gentilezza, né per le stelle.

Ma... nonna Nelly mi aveva insegnato che solo l'amore era reale e io avevo sempre creduto che... per ogni lacrima, ci sarebbe sempre stata una carezza, per ogni dolore, un bacio e per ogni sogno infranto un nuovo sogno.

Quel giorno, tuttavia, tutte le mie certezze vacillarono.
Non era più vero che per ogni lacrima versata ci sarebbe stato un bacio.
Non era più vero che per ogni dolore ci sarebbe stata una carezza, né che per ogni amore perduto, ci sarebbe stato un nuovo amore.
Solo qualche anno dopo, compresi che amore e dolore sono la stessa cosa, che vendetta e amore si confondono, che amare, nella maggior parte, dei casi significa morire, che le lacrime si confondono con le risate sino a diventare la medesima cosa, che i baci possono essere altrettanto belli sia se sono baci d'odio che d'amore, che le urla, i rimproveri sono sacri quanto gli abbracci e la vita non è altro che un puzzle gigantesco composto di amore e paura, dove gli esseri umani barcollano nel buio in cerca di sicurezze inesistenti, attimi di gioia assenti e amori spesso disperati.

Sono rari gli abbracci di sole, rare le gocce di gioia e miracoloso il cielo, quando non ci sono tempeste.

I dolori del cuore, il tempo, la tristezza e il vero amore si perdevano, confondendosi uno nell'altro, perdendo la loro identità, perchè tutti portavano a un unica strada. Il solo sentiero da percorrere lungo il viaggio della vita per tornare a casa.

Scoprii che quando Harry era giunto alla casa famiglia aveva con sé solo uno zainetto nero, vecchio e rattoppato, che conteneva pochi vestiti.

Era come un fiore strappato, trapiantato di schegge, che incespicava come un viandante inesperto sulla strada della vita. Un fiore che nessuno voleva, un fiore che nessuno aveva avuto il coraggio di salvare.

Quando mi incamminai per tornare in camera mia, vidi Harry e Silvie nel corridoio. Mi nascosi, velocemente, accanto a un mobile enorme per ascoltare. Volevo sapere qualcosa di più su quel fiore.

«Principino... eccoti qui. Quanto sei bello... diventi sempre più ometto... un bellissimo ometto...». Disse Silvie, con le lacrime agli occhi.

Tese le braccia verso di lui per stringerlo, ma lui le respinse, con una spinta veloce e brusca dell'avambraccio. Il suo viso era altèro e sprezzante come al solito e negli occhi aveva la solita parvenza di sfida e disprezzo per il mondo.

«Hai sempre questa avversione per il contatto fisico, a quanto vedo», abbassò gli occhi tristi.

«Mi infastidisce. Non provare mai più a toccarmi», disse, con una lieve rabbia nella voce.

«Ascolta, principino, ho parlato con la direttrice della casa famiglia. Se ti comporterai bene, non dovrebbero esserci problemi. Ti faranno restare. Ti prego cerca di non rispondere alle provocazioni okay? Ed ecco...», Miss Silvie si pose un mano nella tasca. Ne estrasse due banconote enormi e le tese verso Harry.

«Ecco prendi, in caso ti trovassi in pericolo, di nuovo o se ti venisse fame e qui non ci fosse abbastanza cibo o qualora ti servissero dei farmaci che non possono permettersi, qualora non ti sentissi bene...».

«Non le voglio».

«Perchè?».

«Non accetto l'elemosina e il denaro non mi aiuterà», disse, schivando le banconote e allontanando la mano dell'assistente sociale.

«Harry, ti prego... sii ragionevole. Io non ti sto facendo l'elemosina. Io ho bisogno che tu le accetti così che io possa dormire più tranquillamente questa notte. È un favore che ti chiedo. Non faresti un favore ad un'amica?».

«Io e te non siamo amici».

«Beh... potremmo diventarlo, che ne dici?».

«No», disse glaciale.

«Ti prego... piccolo principe. Sai che tengo molto a te. Fammi questo piccolo favore di accettare questo denaro. Ti prego... te lo chiedo con il cuore in mano. Ne ho bisogno io, principino».

«D'accordo, ma non ti ringrazierò. Tu devi ringraziare me, per il favore che ti sto facendo», disse, sprezzante.

«Ma certo piccolino. Ti ringrazio. Non esitare a spenderli, mi raccomando», sulle labbra di Miss Silvie comparve un sorriso di sollievo.

Harry aveva un carattere molto difficile e ogni volta che ci si voleva rivolgere a lui, bisognava soppesare bene le parole.

«Mangia qualcosa... sei così magro. Non fare come hai fatto l'ultima volta», lo osservò con cura, squadrandolo da capo a piedi e si commosse.

«Sei così bello... stai crescendo così in fretta...», disse tirando su col naso e detergendosi le lacrime con le dita. Si allungò verso di lui, forse per abbracciarlo. Ma lui la respinse, repentino, con uno strattone.

«Ops, giusto, avevo dimenticato che non devo toccarti, perdonami... è che sono così abituata ad abbracciare i bambini che... beh, sono troppo sbadata, scusa», disse, asciugandosi un'ultima lacrima che dagli occhi le scivolava sugli zigomi.

«Okay, allora ti dico a presto, piccolo principe. Hai il mio numero, per qualunque cosa chiamami, a qualsiasi ora», e allungando la mano verso la sua bocca, baciò le sue stesse dita, inviando un bacio a Harry.

«A presto, piccolo principe», si voltò e proseguì il suo cammino. Harry era rimasto immobile con lo sguardo freddo, gli occhi vitrei e il labbro inferiore tirato verso il basso, che andava a formare un semi cerchio. Pose le banconote in tasca e si allontanò.

L'amore è come la polvere da sparo (#Wattys2020) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora