CAPITOLO DICIOTTO

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Capitolo Diciotto: Barriera

"tutto tace mentre cerco pace, non sono capace perché sai che più fa male più mi piace"-Nitro.

Seth aveva fatto ritorno quando il Sole era ormai tramontato, ricevendo un'accoglienza che avrebbe potuto definire calorosa.

Ad aspettarlo vi erano due guardie che, con fare rigido, gli avevano comunicato che il capo stava dormendo e che avrebbe quindi dovuto aspettare.

Lo avevano scortato verso le sue stanze, mantenendo una certa distanza "di sicurezza", l'avrebbero definita cosí. Seth disponeva di una delle stanze più spaziose e sfarzose del palazzo, le pareti erano bianche e un grande letto a baldacchino era poggiato contro al muro.

Aveva una scrivania in legno bianco nell'angolo, sotto la finestra, piena di scartoffie e fotografie. Tutto, in quella stanza, pareva completamente asettico.

Seth era un uomo organizzato, scrupoloso ed ordinato fino a sembrare compulsivo. Nessuno, inoltre, aveva il permesso di entrare nella sua stanza.

Si era quindi gettato a peso morto sul letto, respirando l'odore delle lenzuola pulite. Doveva farsi una doccia, liberarsi dal sangue che gli impregnava le vesti e darsi una sistemata. Non poteva di certo presentarsi cosí dinnanzi al capo.

Continuava però a domandarsi come avessero reagito i fratelli nel vedere la ragazza senza vita, avevano forse capito che c'era lui dietro tutto ciò? Un sorrisetto di soddisfazione gli era comparso sul viso.

Aveva ancora i ricordi della sua infanzia, i ricordi di Seth, ma ora era Gabriele. Loro l'avevano cambiato, l'avevano reso un angelo! O almeno era ciò che gli avevano detto.

A Seth era stato fatto il completo lavaggio del cervello, sarebbe stato difficile a quel punto cambiarlo.

Ma il Seth originale era ancora lì, in qualche meandro della sua mente, che assisteva a tutto in un forzato silenzio. Lui era rimasto terrorizzato e disgustato da ciò che la sua doppia personalità, Gabriele, aveva fatto.

Avrebbe voluto piangere, ma non controllava più il suo corpo da anni. Lo odiavano sicuramente, e come poteva biasimarli? Aveva uccido la compagna di Prätda, no: era stato Gabriele a farlo.

Era l'unica consolazione che aveva.

Ma nonostante ciò sapeva che i fratelli non l'avrebbero mai capito, di certo non poteva spiegargli ciò che gli avevano fatto. Non poteva dirgli che non era lui a controllare il suo corpo, che non avrebbe mai compiuto un'azione del genere.

Da quanti anni era relegato nella sua mente? Tanti, troppi. In un certo senso avrebbe desiderato sparire e lasciare il completo controllo a Gabriele per fuggire da tutto.

Alle volte riusciva a parlare con lui, con Gabriele, ma mentalmente. Il suo alter ego era consapevole di non essere l'unico ad abitare quel corpo, e alle volte gli rivolgeva parola.

Gabriele era sempre stato piuttosto cauto nel parlargli, e nonostante avesse la personalità di un bruto assassino mai gli aveva rivolto cattive parole.
Forse perchè sapeva di non avere il diritto di comandare quel corpo non suo, perchè sapeva di non essere la personalità originale.

"Perchè segui i suoi ordini?" Aveva domandato Seth.
Parlare era impossibile, gli bastava pensare a qualcosa con molta intensità e Gabriele l'avrebbe udita. Era cosí che le due personalità comunicavano.

"Non c'è un perchè, sono nato per obbedire." Gabriele si era quindi spogliato dagli abiti sporchi, entrando nella vasca piena d'acqua calda e sali profumati.

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