CAPITOLO QUARANTADUE

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Capitolo quarantadue: la formula e l'inizio

"Puoi cacciare l'indole naturale con un forcone: ma tornerà sempre di nuovo." -Orazio

Erano passati due giorni dalla confidenza che Shahrazād aveva fatto a Wëskø, e ora l'intera congrega dei Quattro aveva iniziato a mobilitarsi.

A Terseo era stato detto che avrebbe attaccato a breve e che prepararsi in anticipo sarebbe stato sensato. Non si fidavano abbastanza di lui per rivelargli tutto.

Gli addestramenti erano stati resi più ardui e l'esercito si era diviso in tre fazioni: nella prima finivano i combattenti mediocri, loro avrebbero attaccato per ultimi, nel secondo gruppo erano stati raggruppati i guerrieri abili con le armi i quali sarebbero stati guidati da Prätda in un attacco a distanza, e nel primo gruppo vi erano tutti coloro in grado di combattere perfettamente, sia con le armi che senza.

Quest ultimo gruppo sarebbe stato diviso in due sottocategorie, così da poter mandare i soldati a sud e a nord della città.

In questo modo, sarebbero stati in grado di accerchiare perfettamente Città dei Santi.

Il piano non era però completo.

Seth aveva deciso di dare una mano, sfruttando i ricordi che gli erano rimasti. Aveva vissuto tra gli umani per anni e ora conosceva le armi che avevano a disposizione.

Aveva stilato una lista di tutti gli aggeggi pericolosi che erano stati inventati, dando una definizione dell'oggetto e annotando i metodi per proteggersi da essi.

Inoltre conosceva le entrate di sicurezza, i tunnel e le armerie della città; li avrebbe indirizzati nei punti deboli per rendergli il lavoro più semplice.

Il semplice fatto di poterli aiutare gli aveva scaldato il cuore. Finalmente era dalla loro parte, finalmente poteva far qualcosa di sua volontà.

La voce di Gabriele, però, continuava a rimbombargli nella testa. Gli sussurrava parole sconnesse, deboli, e gli dava dell'illuso.

Credeva davvero che dopo tutto ciò che era successo, dopo tutto quello che aveva fatto, i suoi fratelli lo avrebbero voluto ancora con loro?

Seth aveva scosso la testa, allontanando i brutti pensieri. Non doveva dar loro importanza, non adesso per lo meno.

"Va tutto bene?"

La voce dolce, acuta e femminile aveva richiamato la sua attenzione, lasciandolo per qualche secondo senza fiato.

Nora, la cameriera persona di Shahrazād, gli aveva rivolto uno sguardo preoccupato. Le era stato detto di sorvegliare il ragazzo e di aiutarlo in caso di necessità.

Sembrava pallido, forse troppo per considerarlo in salute, e i suoi occhi erano talmente spalancati da dare l'impressione che, da un momento all'altro, gli sarebbero caduti.

Nonostante questo, però, Nora era certa di non aver mai visto un uomo così bello e dal viso così grazioso in vita sua.

Qualcosa in lui dava un'impressione fanciullesca, come se non fosse mai realmente cresciuto. La cameriera pensava fosse dovuto ai suoi tratti dolci e non troppo spigolosi o, forse, era a causa di tutte quell'espressioni giovanili che rivolgeva.

"Credo di aver mal di testa." Aveva borbottato lui, facendo un passo indietro per non starle troppo vicino.

Gli estranei lo spaventavano e lui, di contraccambio, sembrava spaventare loro. Non li biasimava, però, visto il suo aspetto mostruoso.

Nora aveva sospirato mentre si incamminava verso il bagno per riempire una ciotola d'acqua calda. I panni erano in alto a destra, dentro un piccolo scompartimento, e le sarebbero stati utili.

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