47. I piani sono cambiati

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Mentre al castello damigelle, maggiordomi e camerieri facevano su e giù mentre pulivano eseguivano le esigenze dei loro "padroni"; al villaggio contadini, artigiani e mercanti lavoravano duramente; e a valle la gente si alzava presto per salire la collina e raggiungere la montagna; in un paesino d'alto borgo, poco più lontano dalla valle, Alan stava passando un pomeriggio in compagnia del suo amico Alexandro: un bambino dai capelli rossi e occhi verdi, il viso coperto dalle lentiggini e con un carattere vivace; delle volte arrogante e presuntuoso, che non fa altro che rallegrargli le giornate con le sue battutine stupide e spesso fuori luogo.

Stavano facendo assieme la merenda, quando d'un tratto Alexandro se ne esce con "perché tieni i fiori in camera? Non sei mica una femmina!"

Alan si guarda attorno confuso cercando il fiore indicato dall'amico e sorrise nel capire che il fiore in questione era la primula regalata da Esther, "la bimba del villaggio".

-Oh... Quello. È un regalo da parte di un'amica speciale, sono mesi che cerco di tenerlo in vita e spero che un po' d'acqua basti... Anche se si sta appassendo pian piano... - usò un tono di desolazione nell'ultima frase

-È logico che si appassisce! Gli sono state strappate via le radici! - affermò Alexandro con tono logico

-ma non lo butterò ugualmente, è un fiore troppo speciale-

-ma è una margherita come le altre! - esclamò il bimbo non capendo l'intento del suo amico

-è una primula, ignorante- lo corresse Alan, per poi spostarsi con la sedia a rotelle e raggiungere il piccolo vaso contenente il fiore

-e tu da quando ti intendi di fiori?- domandò provocatorio inarcando un sopracciglio

Alan ignorò il suo tono, ormai abituato al carattere del suo amico.

-Lo so perché me lo ha detto lei, sai? È molto brava con i fiori, li tratta con molta cura e li sa riconoscere tutti! - spiegò poi con entusiasmo

Un brivido malinconico gli sorpassa la schiena, solo ripensando a quelle manine candide che sfioravano con delicatezza i petali di quei fiori e ai qugli occhioni innocenti coperti dal buio che le illuminava il viso.

-E come si chiama questa tua amica? - domandò 'sta volta curioso

-Esther - rispose semplicemente.

-E questa "Esther" è così tanto importante per te che ti conservi i suoi miseri fiori?-

-Sì che è importante e poi i suoi fiori non sono miseri, anzi sono molto belli! - la difese con tono irritato

-E quanti anni ha? -

-quattro se non ricordo male- nonostante la distanza di anni (e di kilometri) Alan non si è dimenticato nemmeno di un particolare della piccola Esther, quella bambina dall'aria ingenua che gli ha completamente stravolto la vita senza accorgersene. Naturalmente non poteva sapere che Esther aveva compiuto cinque anni dopo esser ritornata a casa.

-quattro?! Ma è piccolissima! Tu ne hai otto! - esclamò scioccato il bimbo dia capelli rossi, la differenza di età gli sembrava enorme

-col tempo crescerà anche lei- fece spallucce lui

-e poi non è mica la mia fidanzata, è solo un'amica- aggiunse convinto

-ci mancherebbe- borbottò Alexandro per poi bere l'ultimo sorso del suo succo alla mela

-allora?- domandò quest'ultimo posando il bicchiere vuoto sul tavolo in legno

-allora cosa? -

-raccontami di più di questa Esther- rispose mettendosi comodo sulla sedia incrociando le braccia sul tavolo.

(...)

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