La buona samaritana

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Quando Bea realizzò che sua sorella non l'avrebbe fatta rientrare fu presa dal panico. Che vergogna! Chiusa fuori casa, completamente nuda. Nuda. Sarebbe voluta sparire dalla faccia della terra. Ma non poteva rimanere così, nuda dalla testa ai piedi, ferma ed immobile davanti alla porta di casa. Qualcuno dalla strada avrebbe potuto vederla, qualcuno che conosceva. All'improvviso una speranza: il garage. Forse il portone non era chiuso a chiave. Forse sarebbe riuscita ad entrare, e da lì rientrare in casa attraverso la porta che collegava la casa al garage. Sempre che anche quella non fosse chiusa. Ma l'importante era il portone: in garage avrebbe potuto trovare qualcosa per coprire le proprie nudità. O almeno si sarebbe potuta nascondere da occhi indiscreti. 

Coprì il seno con un braccio, la sua intimità con l'altro e prese a correre verso il garage. Si ricordò di avere il sedere scoperto, così passò la mano dal pube al didietro per ripararlo. Poi il braccio dalle tette al pube. Dio, che nervoso. Comunque si mettesse una sua intima parte restava scoperta. Alla fine lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Ancora pochi metri e...

Chiuso!

Ora era davvero nella merda.

"Chi è la?" Chiese una voce di donna.

Bea trattenne a stento un urlo e si accovacciò in terra, cercando di coprirsi alla meno peggio. 

"Beatrice, sei tu? Oh..." era la Martini, sua vicina di casa nonché una delle più famose avvocatesse della città. Aveva da poco passato i 35, ed era di una bellezza sconvolgente: alta, con un fisico da modella, lunghi capelli neri con una frangia, occhi scuri sensualissimi. Indossava un tailleur nero, un cappotto color cammello e scarpe con tacchi vertiginosi.

Bea non rispose.

"Ma sei nuda! Che ti è successo?"

"Ecco..." era imbarazzatissima "dopo la doccia sono uscita per..." non sapeva cosa raccontarle "ecco qualcuno ha suonato il campanello ed è scappato. Sono andata a vedere e l'accappatoio mi si è chiuso nella porta e sono rimasta bloccata fuori." 

Poteva un cliché da film di serie b risultare credibile? 

"Oh poveretta. Vieni in casa mia, ti darò dei vestiti. Poi studieremo un modo per farti rientrare in casa."

"La ringrazio Avvocato Martini."

"Per favore, chiamami Alba"

"Grazie, Alba."

Bea scavalcò il muretto che divideva la due proprietà e seguì Alba in casa. 

"Prego, siediti sul divano, vado di sopra a prenderti qualcosa da metterti."

Bea si sedette. Non si era mai vergognata cosi tanto. Afferrò un cuscino e lo strinse forte a sé. Presto quella tortura sarebbe finita.

Dopo dieci minuti abbondanti Alba scese le scale, ma senza i vestiti per Bea. Anzi, non aveva più indosso nemmeno i suoi di vestiti. Fatta eccezione per i tacchi, Alba era nuda.


La lunga notte di Bea [COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora