𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒇𝒐𝒖𝒓𝒕𝒆𝒆𝒏

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«Tut-tto buon-nissimo-o!» disse America, con la bocca piena zeppa di cibo.
«America, non parlare con la bocca piena!» lo sgridò Russia.
«Ha ragione!» gli diede ragione Giappone.
«Vero, vero.» disse Canada, sorridendomi. Sorrisi e li ringraziai.
«Chi lava i piatti?» chiese Russia, osservando con sguardo omicida tutti gli altri.
«Io.» si offrii Italia e tutti lo guardarono con sollievo.
«Va bene.» disse Russia, alzandosi in piedi e mettendo all'interno del lavello i piatti sporchi. Così fecero tutti gli altri, seguendolo a ruota. Quando tutti uscirono dalla cucina, Italia cominció a lavare i piatti con calma. "Sembra che ora stia cominciando ad andare tutto per il verso giusto.." pensò Italia.

«Cosa ci fai qui?» chiese Francia, alzando il busto e asciugandosi le lacrime che gli rigavano le guance rossastre.
Romania lo guardò e sul suo volto comparve un ghigno misto a disgusto e divertimento.
«E ora perché sei ridotto così? Piangi per il fratello con cui non hai mai potuto giocare?! Poverino!» esclamò Romania, chiudendo la porta del bagno a chiave, ma senza togliere la chiave dalla toppa della porta.
«Cosa sei venuto a fare qui?» chiese Francia, stanco della situazione che si era andata a creare. Francia uscì dalla vasca da bagno e andò al lavabo, aprì l'acqua e si rinfrescó la faccia. Era stanco. Aveva pianto così tanto quel giorno, voleva solo andare in camera sua e riposarsi. Non aveva voglia di parlarne con Inghilterra, non al momento. Doveva dormire. I suoi occhi non avrebbero retto ancora per molto. Erano stanchi e rossi.
«Sono venuto qui, per assicurarmi che tu non mi tiri brutto scherzi.» disse Romania, incrociando le braccia al petto e guardando con estrema serietà Francia. Francia, prese un asciugamano lì vicino e si asciugò la faccia. Guardò Romania e sospirò.
«Non mi interessa più niente del tuo piano. Non è giusto e sono stanco.» disse Francia, superando Romania e andando alla porta. Cercò di aprirla, ma si accorse che era chiusa a chiave. Alzò gli occhi al cielo e giró la chiave, aprendo la porta. Si voltò dietro di sé, verso Romania, e lo guardò con occhi pieni di pena e dispiacere, dicendogli: «Romania, fare del male alle altre persone per sentirsi superiori, non ti renderà mai ciò a cui tu punti di essere. È meglio se ti ritiri e cominci a visitare uno psicologo, cominciando a lavorare su di te. Ne hai estremamente bisogno.» disse Francia, facendo innervosire ancora di più Romania. Romania strinse i pugni e uscì dal bagno, guardando negli occhi Francia.
«Ricordati: i deboli muoiono e i forti vincono.» disse Romania, puntandogli un dito alla gola, facendogli il segno di tagliarliela. Francia prese il suo dito e glielo ruppe. Romania urló e ritrasse il braccio, facendo qualche passo indietro.
«Nessuno è forte in questa vita. Nemmeno tu.» disse Francia, per poi chiudersi in camera sua, a dormire.
«Bastardo.. tsk..» sussurrò a denti stretti Romania, guardando com'era ridotto il suo indice.
«Ora è meglio che tu te ne vada.» disse Inghilterra, facendogli cenno con la testa di andare alla porta. Romania digrignó i denti, ma non protestò. Uscì fuori dalla casa e se ne andò.

«Italia, ti va di giocare a qualcosa?» chiese Giappone, appena Italia uscì dalla cucina, dopo aver finito di lavare i piatti. Italia annuì e Giappone lo prese per mano, portandolo nella stanza dei giochi da tavolo. Quando entrarono, Italia rimase a bocca aperta. Era pieno di scaffali con dei giochi da tavolo, divisi in ordine alfabetico. Al centro un tavolo lungo e grande, con attorno delle sedie, dove c'erano seduti tutti gli altri. Germania gli sorrise e gli fece segno con gli occhi di sedersi vicino a lui. Italia fece un piccolo sorriso timido e impacciato, si diresse da Germania. Si sedette e Giappone tirò fuori una scatola.
«Che cos'è?» chiese Canada, curioso.
«Obbligo o verità: MA IN SCATOLA!» disse Giappone euforico. America lo guardò e sospirò.
«Dimmi che ci sono degli obblighi decenti!» disse America triste.
«Oh, ma ho scritto io gli obblighi!» disse Giappone, con un sorriso poco rassicurante.
«Okay, quindi giochiamo?» chiese Ucraina, come conferma da parte di tutti, per evitare lamentele.
«Chi comincia?» chiese Giappone, sistemando il mazzetto di obblighi e verità.
«Io, dai!» disse America tutto eccitato.
«Allora, America, obbligo o verità?» chiese Giappone.
America senza pensarci neanche una volta pescó una carta dal mazzetto degli obblighi. Lesse e un sorriso soddisfatto crebbe sulle sue labbra.
«Cosa devi fare?» chiese il fratello, cercando di sbirciare.
«"Bacia la persona con cui hai scopato l'ultima volta"» lesse e Russia sospirò.
«Secondo me sono tutti così.» disse Russia, guardando male Giappone, che faceva finta di niente. America si alzò e si sedette sulle gambe di Russia, cominciando a baciarlo. Russia lo strinse a sé e ricambiò il bacio.
«Andiamo avanti, non si staccheranno per un bel po'.» disse Canada sospirando.
«Chi è il prossimo?» chiese Giappone curioso.
«Io.» disse Germania.
«Obbligo o verità?» chiese Giappone e Germania senza rispondere pescó un obbligo.
«"Abbraccia il tuo migliore amico".» lesse Germania ad alta voce. Germania si alzò e andò da Giappone, per poi abbracciarlo. Tutti lo guardarono come se fosse un alieno che aveva appena uccido il presidente d'America.
«Italia lo dovrebbe considerare tradimento?» chiese Ucraina, inarcando un sopracciglio. Tutti gli altri rimasero in silenzio, ma dalle loro espressioni sembrava che accordassero con quello che aveva detto Ucraina, e in effetti era proprio così.
«Perchè? Mica l'ho baciato..» disse un po' perplesso Germania, guardando Italia che era tranquillissimo. Giappone guardò Italia, poi Germania, e nuovamente Italia. Si alzò bruscamente in piedi e sbatté le mani sul tavolo.
«VOI DUE MI STATE DICENDO CHE VI SIETE MESSI INSIEME E NON AVETE DETTO NULLA A ME?!» urló Giappone, agitato come una scimmia.
«Sí..» disse Italia con una flebile voce.
«COOOOOSAAAAA?!» urló Giappone, saltando sul tavolo e guardando male Italia e Germania.
«Basta, io... io... NON SARETE PIÙ LA MIA SHIP PREFERITA!» urló Giappone, cominciando a piangere come un bambino piccolo. Canada lo guardò annoiato e sbadigliò.
«Hai finito la tua commedia?» chiese Canada, con tono stanco ed annoiato.
«No.» rispose con tranquillità Giappone.
«PERCHÈ?! COSA VI HO FATTO DI MALE?!» urló, cominciando a singhiozzare.
«Okay, ora ho finito.» disse Giappone con estrema tranquillità, saltando giù dal tavolo e tornando a sedersi al suo posto.
«Sono confuso.» disse Italia e Giappone ritornò a singhiozzare.
«MA NON CAPISCI CHE MI AVETE FERITO NEL PROFONDO?!» urló piangendo Giappone. Italia lo guardò e inclinò leggermente la testa di lato.
«In realtà, sto cercando di capire il problema..» disse Italia, facendo scatenare ancora di più Giappone.

«Sono stanco..» sussurrò Francia, mettendosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi. Voleva andare avanti a leggere, ma era troppo stanco. Gli occhi bruciavano come mai prima d'ora e la stanchezza, automaticamente, arrivò in un battito di palpebre. Inghilterra, entrò nella stanza e si sedette accanto a lui. Cominciò ad accarezzargli il viso stanco e a osservare i suoi occhi chiusi e gonfi. "Chissà quanto avrà pianto.." pensò con aria triste Inghilterra. Non amava vedere il suo amato piangere, ma doveva fargli capire che certi suoi comportamenti erano inappropriati e ingiusti.
«Spero tutto si risolva.. my love..» sussurrò Inghilterra, per poi alzarsi dal letto e andare alla sua scrivania. Prese foglio e penna, cominciando a scrivere un messaggio per Francia, che diceva: "My love, quando sono entrato stavi dormendo, quindi ti ho messo la tua pasta alle lumache (che ami tanto) dentro la pentola rosa, con il coperchio sopra. Quando ti svegli, riscaldala, perché sarà fredda. Se non mi trovi a casa è perché sono in ufficio. I love you, my sweety".
Piegò il foglio e scrisse: "For you" e lo lasciò sul comodino di Francia. Gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò.

«Italia, ti va di svignarcela?» chiese Germania, prendendo la mano d'Italia. Lui annuì e sgattaiolarono fuori dalla stanza dei giochi, dove Giappone continuava a lamentarsi per non avergli detto nulla sulla loro relazione. Andarono nella loro stanza e si chiusero all'interno, sdraiandosi sul letto, cominciando a coccolarsi. Italia chiuse gli occhi, godendosi il momento di pace che gli stava donando Germania. Adorava essere coccolato da Germania, le sue caldi e grandi mani che accarezzavano la sua pelle rovinata, facendogli venire piccoli brividi sulla schiena. Germania si accorse che Italia teneva gli occhi chiusi e si chiese, mentalmente, a cosa stesse pensando Italia. Sapeva che la mente d'Italia era ampia e vasta, per via della sua immaginazione. Quando erano piccoli, Italia, non faceva altro che inventarsi giochi con l'esistenza improbabile. Lo sapeva benissimo, Germania, che Italia era oramai cresciuto e che non ha la stessa mentalità di quando era bambino, ma Italia è così. Fa parte della sua persona essere fantasioso.
Germania sorrise e baciò dolcemente, sulle labbra, Italia. Italia aprì gli occhi e sorrise. Lo abbracciò, stretto, stretto a sé.
«Ti amo..» disse Germania, facendo spalancare gli occhi d'Italia. Italia lo guardò negli occhi e cercò di interpretare il suo sguardo pieno zeppo di amore per lui, ma poco dopo distolse lo sguardo, poiché lo imbarazzava, non poco, guardare qualcuno negli occhi.
«Sei sicuro?» sussurrò Italia. Germania annuì e Italia andò in panico.
«Cioè! L'amore.. insomma, è una cosa seria..» disse Italia, abbassando il volto.
«Ne sono sicuro. Ti amo da sempre.» disse Germania e le guance d'Italia si tinsero di rosso.
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò Russia, con America avvinghiato al suo petto.
«Italia, c'è una telefonata per te.» disse Russia, lanciando il telefono ad Italia. Italia annuì e lo prese al volo. Ringraziò Russia e disse: «Pronto? Chi parla?»
«Ho bisogno di vederti» disse una voce inaspettata.

#spazioautrice
Scusate se è un po' che non pubblico ma la scuola mi tiene impegnata :3
Comunque, mi sono resa conto che da quando mi accadono cose belle non ho idee per le mie storie. TRISTEZZA A ME PER SCRIVERE STORIEEEE!
Vabbè, spero vi sia piaciuto (anche se non sono 2000 parole ma 1600).

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