𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒔𝒆𝒗𝒆𝒏

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L'acqua bagnava i tagli freschi che Italia si era procurato poco prima. Bruciavano un po', ma non ci fece caso. Prese il bagnoschiuma e iniziò a spammarselo sull'addome, anche sui tagli freschi, e sulle braccia.

Nel frattempo, Ucraina era andato in salotto, dagli altri.
«Ragazzi, credo si sia tagliato..» disse Ucraina e Germania si alzò immediatamente in piedi.
«L'HAI VISTO CON I TUOI OCCHI?!» urlò preoccupato.
«No, ma è da un'ora che è in bagno e quando gli ho chiesto se andava tutto bene si sentiva dalla sua voce che mentiva.» disse Ucraina e Russia si alzò in piedi.
«Di questo passo proverà a suicidarsi stanotte...» disse Germania ripensando a quando Italia era sul lettino dell'ospedale.
«Stanotte faremo un... com'è che lo chiami?» chiese Russia ad America.
«PIGIAMA PARTY!» urlò felice America.
Gli occhi di Giappone si illuminarono.
«POSSO INVITARE SUD COREA E CINA?!» chiese urlando ai presenti.
«Se proprio devi.» disse America facendo spallucce.
«Ragazzi.» richiamò l'attenzione Russia.
«Dobbiamo coinvolgerlo, ma allo stesso tempo non dobbiamo stressarlo e stargli con il fiato sul collo. Chiaro?» disse e tutti annuirono.
Tutti in quella stanza sapevano cosa significasse soffrire, voler morire e tagliarsi. Tutti avevano capito che Italia era una bella persona, con dei problemi. Aveva paura delle persone e del loro giudizio. Tutti, in quella stanza, volevano aiutarlo e ci sarebbero riusciti. Perché, come dicono loro, nessuno merita di soffrire, anche se è una brutta persona. Tutti meritiamo di provare felicità. Nessuno deve avere il potere di farci stare male.

[•••]

Italia uscì dal bagno e andò nella sua nuova stanza. Si asciugò, si vestì e si bendò i tagli. Andò in salotto e ci trovò tutti: Canada, Ucraina, Russia, Cina, Giappone, America, Corea del Sud e Germania.
"Perché ci sono anche Cina e Corea del Sud?" pensò confuso Italia.
«Eccoti!» esclamò Giappone pimpante e felice come un bambino.
«Ciao..» sussurrò a Cina e Corea del Sud, avvicinandosi e abbassando lo sguardo. Si sentiva fuori luogo. Come se non c'entrasse nulla con loro. Come se loro si stessero sforzando di stare con lui.
«Non fare il timido!>> esclamò Canada con un sorriso a trentadue denti. Si avvicinò a Italia e gli diede una torcia. Italia lo guardò confuso.
«Perchè mi hai dato una torcia?» chiese confuso Italia.
«Ci raccontiamo delle storie horror, comincia tu.» disse spegnendo la luce e andando a sedersi. Annuí e si sedette vicino a Giappone e Germania. Accese la torcia e la puntò sul suo viso, facendo attenzione a non accecarsi.
Pensò un po' a che storia raccontare e alla fine decise di raccontare una storia metropolitana del suo paese: L'ambulanza nera.
«Durante gli anni ‘90 circolava la voce di una temuta ambulanza nera che si fermava per rapire i bambini ed espiantare i loro organi, per venderli al mercato nero. Ad essere coinvolti in questo traffico illegale erano due finti poliziotti e due infermieri, stando alle notizie che circolavano all’epoca, provocando ansia e paura tra tutti i genitori.» spiegò Italia.
«Italia, è bella, credo, ma non fa paura.» disse Giappone e Italia sospirò.
«Non ne conosco. Mi spiace.» disse e Giappone gli prese la torcia.
«Tranquillo. Ora ve ne racconto io una bella, davvero bella.» disse Giappone, avendo già in mente la storia perfetta da raccontare: FATATUKI ONNA.
«Una donna aveva sposato un uomo rimasto vedovo. Da lui aveva avuto due figli che amava alla follia. Odiava invece il figliastro. Quando il marito morì, la donna trascurò il giovane, arrivando persino a lasciarlo senza cibo. Così, il giovane morì di denutrizione. Dopo qualche tempo, giunse presso la casa un taglialegna che prestava i suoi servigi nella magione prima dell’avvento dell’inverno. Un giorno, mentre egli stava tagliando la legna, la lama di un’accetta si staccò dal manico e andò a conficcarsi nella nuca della padrona di casa. La ferità, però, anziché rimarginarsi cominciò a trasformarsi. Giorno dopo giorno, la nuca della donna lasciò il posto ad un volto: quello del figliastro ucciso. La flebile voce del giovane recitava queste parole: “Chiedimi perdono”.» raccontò Giappone e c'era Canada tremante.
Ucraina lo abbracciò.
«Tranquillo, non ti ritroverai le teste di tutti quei bambini dietro la nuca.» lo rassicurò Ucraina. Italia lo osservò. Perché stava tremando così tanto? Di cosa aveva paura?
«Okay, ora tocca a me.» disse America, prendendo la torcia dalle mani di Giappone.
Corea del Sud stava tremando mentre Cina cercava di rimanere tranquillo: inutilmente.
«NO! BASTA! MI È BASTATA QUELLA DI GIAPPONE!» protestò Corea del Sud. America si lamentò ma non raccontò un'altra storia, sapeva cosa significasse avere paura.
«Cosa facciamo?» chiese Russia annoiato.
«Io ho fame.» si lamentò America.
«Okay. Andiamo al Mc?» chiese Russia, ricevendo tutte risposte positive.
Andarono al Mc e Italia, per un breve lasso di tempo, si sentì bene, come se i problemi non esistessero. Come se quel momento fosse la cosa migliore che gli sia accaduta nel mondo.
«Guys, vi va di andare a fare la spesa?» chiese America finendo il suo Big Mac.
«Ma è chiuso..» osservò Russia e America fece spallucce.
«Ho le mie conoscenze.» disse semplicemente.

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