𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒐𝒏𝒆

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Italia uscì dalla sua stanza dopo un'altra notte passata a piangere in silenzio e al buio, da solo, in un angolo della stanza, con un solo pensiero fisso: "Perché non posso semplicemente farla finita?".
Si diresse in cucina per fare colazione e ci trovò i suoi due fratelli: Portogallo e Spagna.
«Buongiorno..» li salutò facendo un ampio sorriso più che falso.
«Buongiorno Italia! Dormito bene?» chiese Portogallo, sedendosi a tavola, seguito a ruota da Italia e Spagna.
«Sì, come sempre! Voi?» rispose continuando a sorridere, mentre non potè fare a meno di pensare: "Sì, certo, ho dormito benissimo...".
«Bene, grazie!» rispose Spagna per entrambi e cominciarono a mangiare.
Una volta finito di fare colazione, Italia, si rinchiuse in camera sua, come ogni giorno, e non uscì fino all'ora di pranzo. Nessuno sapeva esattamente cosa faceva nella sua stanza per tutte quelle ore. Spagna pensava che disegnasse, mentre Portogallo ipotizzò che perdesse tempo a guardare video su YouTube ma, ovviamente, nessuno dei due indovinò. Non faceva assolutamente nulla. Si sdraiava sul letto e fissava il soffitto, immerso nei suoi pensieri o in alcuni casi, molto rari, si metteva a leggere libri drammatici o thriller.
Uscì dalla sua stanza all'ora di pranzo e andò in cucina, a mangiare.
«Ciao!» salutò allegramente i due fratelli, seduti comodamente a tavola.
«Ciao!» ricambiarono il saluto con altrettanto entusiasmo.
Italia prese posto a tavola e continuò a sorridere senza destare sospetti.
«Italia, ti va di venire a una festa stasera?» chiese Portogallo, facendogli gli occhioni dolci. Sa che il fratello non ama andare alle feste ma ci prova lo stesso, pensando di poterlo convincere.
«Chi c'è?» chiese Italia, cercando di mantenere quel finto sorriso sereno e spensierato.
«Mh un po' tutti. C'è anche Grecia, vieni?» chiese Spagna. Italia in quel momento volle sospirare ma si dovette trattenere. "Ma perché tutti pensano che ci sia qualcosa fra me e Grecia? Siamo solo migliori amici.." pensò sbuffando interiormente.
«Va bene, ma non ci rimango per molto tempo, sai come sono..» disse ridacchiando. "Quanto vorrei non poter venire ma ormai sono due mesi che sono rinchiuso dentro casa e se non esco potrei farli preoccupare, non voglio che ciò accada..." pensò triste. Anche se a molti non sembra, Italia, ci tiene veramente tanto ai suoi fratelli e non vuole per nessun motivo al mondo farli preoccupare inutilmente, soprattutto se si tratta di uno come lui, un traditore, come dicono molte persone.
«Lo sappiamo!» disse Spagna e si concluse il pranzo. Italia si rinchiuse nuovamente nella sua stanza a riflettere sulla vita. Passava la maggior parte del tempo a pensare a quanto sia pericolosa ogni piccola emozione e che sarebbe meglio non provarne, ma sarebbe terribile anche il contrario. Insomma, si faceva dei veri e propri problemi esistenziali a cui nessuno provava pensare minimamente. Ma questo pomeriggio decise di passarlo in una maniera diversa: tagliandosi.
Come da rituale guardò i tagli più vecchi e iniziò a staccargli la crosta, facendo uscire un po' di sangue. Prese la lametta, soprannominata da lui 'Doppia lama': lo fa sentire bene, inizialmente, ma poi si sentirà uno schifo per essere così debole. Appoggiò la sottile lama su un taglio a cui tolse la crosta cicatrizzante e la riaprì con un taglio lungo e profondo, facendo fuoriuscire del sangue, molto sangue. Fece così per gli altri tagli vecchi sul braccio sinistro. Finito di riaprire i vecchi tagli passò all'addome, prese il suo fidato coltello, tenuto segretamente nel cassetto, e iniziò a farsi dei lunghi, e non troppo profondi, tagli. Se qualcuno lo vedesse si sarebbe chiesto come facesse a farsi tutti questi tagli senza provare il minimo dolore. Molto semplicemente per lui il dolore fisico è niente in confronto al dolore emotivo e psicologico. Preferirebbe tagliarsi tutto il tempo che sentire quella sorta di buco nero nel petto che gli fa male al petto tutto il tempo, senza mai lasciarlo da solo.

[•••]

Una volta finito di tagliarsi rimise il coltello nel cassetto e si diresse in bagno, quello di camera sua. "Per fortuna che le camere hanno un bagno privato sennò mi avrebbero potuto vedere ricoperto di sangue e tagli... mi avrebbero fatto tante domande... a cui non voglio rispondere. Perché? Perché la risposta fa male. Molto male." pensò entrando in bagno. Richiuse a chiave la porta del bagno per sicurezza "Potrebbero entrare senza bussare..." pensò prendendo un panno bagnato e posizionandolo sopra i tagli dell'addome. Italia sa che tagliarsi è sbagliato, sa che non risolverà i suoi problemi, sa che non lo renderà felice, ma sa anche che se qualcuno scopre dei suoi tagli è finita. Sa che Francia potrebbe iniziare a prenderlo in giro anche per quello. Francia. Già, il suo "nemico". Italia non capisce perché è così odiato da lui ma non gli interessa più. Ascolta i suoi insulti in silenzio, continuando a sorridere come se i suoi insulti non abbiano valore, peso, importanza. Immagina già la reazione degli altri: divertimento. Insomma, il traditore che fa la vittima? No, non si può vedere. O almeno, è così che la pensa Italia. È un traditore. Già. Come dicono tutti, soprattutto Francia. Nessuno ha mai provato a difenderlo. Perché? La vera domanda è: Perché dovrebbero? Già. Perché dovrebbero difendere un traditore? O per l'esattezza una persona che viene umiliata, derisa con un'etichetta dalla nascita con alcuna possibilità di dimostrare com'è in realtà. Pena. Stai provando pena, vero? Immagina lui, cosa prova a sentirsi così. Uno schifo, vero? Già.
Insomma, è un traditore, è ciò che merita. O no?
Una volta che ebbe finito di pulirsi, dal sangue, l'addome, passò alle braccia.
Si bendò addome e braccia. "Alla festa indosserò un maglione. Spero non faccia caldo sennò morirò dal sudore." pensò e riaprì la porta, uscendo dal bagno. Si stese di schiena sul letto e fissò il soffitto per svariati minuti finché non sentì bussare alla porta. Prese la maglia del pigiama da sotto il cuscino e se la mise in fretta e furia, senza badare ai tagli freschi.
«Chi è?» chiese sedendosi composto sul letto, prendendo un libro e aprendolo in una pagina a caso, facendo finta di leggere.
<<Sono Grecia. Posso entrare?>> sentí la voce di Grecia dall'altra parte della porta. "Avrà saputo che partecipo alla festa..." pensò Italia.
«Sì.» disse e guardò la porta aprirsi rivelando la figura minuta di Grecia. Si sa che Italia non è molto alto e come fisico è un po' mingherlino, ma Grecia lo è un po' di più.
Richiuse la porta alle sue spalle e si sedette vicino a Italia.
«Che leggi?» chiese Grecia sbirciando il libro. Italia richiuse immediatamente il libro e lo appoggiò sul comodino.
«Oh nulla.» disse prendendo un bel respiro.
«Come mai sei qui?» chiese guardando il suo migliore amico sorridendogli. Un sorriso finto, ovviamente.
«Ho saputo che saresti venuto alla festa e la cosa mi ha reso molto felice. È da un po' che non esci e non vedi nessun'altro se non Spagna e Portogallo, le persone con cui vivi, nonché fratelli. Romania mi ha chiesto se avessi tue notizie. Sembrava un po' in pensiero. Vedrai, ti farà bene uscire.» disse sorridendogli.
"Non potrebbe mai preoccuparsi di un traditore. Dopotutto come può? Mi faccio schifo da solo." pensò stringendo il pugno sinistro.
«Oh non devi preoccuparti per me. Io sto bene.>> "Sto mentendo." «Non capisco perché vi preoccupate tanto per me.»
«Ho paura che Francia ti possa ferire...» disse abbassando il capo. "Ferire... mh già... ferire..."
«Oh, tranquillo. Quello che dice Francia non mi tocca minimamente. Tanto, a me bastano i miei fratelli per vivere.» dissi sorridendogli. "Voglio strapparmi questo fottuto sorriso che devo tenere quando non sono da solo."
«Ehi! E io?!» disse facendo il finto offeso.
«Anche tu. Anche tu.» disse Italia facendo finta di ridacchiare divertito. Grecia sorrise e lo abbracciò. Italia ricambiò e in quel momento voleva scoppiare a piangere. Raccontargli tutto, come faceva con suo padre. Suo padre. Già. L'unica persona con cui era riuscita a farsi vedere realmente per quello che era. L'unica persona che si era accorta della sua maschera. Ma è la stessa persona per cui è in questa situazione. Se suo padre non avesse tradito nessuno, lui, a quest'ora, non sarebbe in questa situazione.

[•••]

«Beh, ora ti lascio. Ci vediamo più tardi!» disse Grecia uscendo dalla stanza di Italia dopo un'ora.
"FINALMENTE!" esultò mentalmente Italia.
"Inizio a non sopportare quasi più nessuno..." rifletté mentalmente.
Si sdraiò sul letto e si addormentò immediatamente. Era da molto tempo che non dormiva.

Camminai lungo un corridoio.
Più camminavo e più sembrava allungarsi. Non finiva mai. All'improvviso alla mia destra si aprì una stanza e un po' titubante entrai. Una volta dentro la porta si richiuse alle mie spalle, ma non ci diedi molta importanza. "Dove sono?" mi chiesi fra me e me. Guardai in giro per la stanza e vidi solo un piccolo lettino, una culla per l'esattezza. Mi avvicinai ad essa e vidi un neonato.
«Ma sono io...» sussurrai. Mi guardai con attenzione e potei notare le guance bagnate. "Avrò pianto..." pensai e notai che stavo dormendo.
All'improvviso entrano dalla porta due persone che stanno litigando. Il terzo Reich e... mio padre?
«Papà...» sussurrai spalancando gli occhi. Corsi verso di lui, con le braccia aperte, pronto ad abbracciarlo e stringerlo fra le mie braccia ma quando stetti per farlo ci passai attraverso. Confuso, lo guardai e notai che non si accorse minimamente di me.
«PERCHÈ MI HAI TRADITO?!» urlò il Terzo Reich.
«PER LUI!» urlò mio padre, indicando la mia culla.
Il terzo Reich guardò la culla con odio e poi ritornò a guardare mio padre.
«CHE T'IMPORTA DI TUO FIGLIO?! PUÒ SEGUIRE LE TUE ORME! COME FARÀ IL MIO!» urlò ancora più forte il Terzo Reich. All'improvviso il me bambino iniziò a piangere. "Mi sarò svegliato per colpa di tutte queste urla..."
«Hai visto? Hai svegliato il bambino, bravo.» lo sgridò mio padre.
«Non me frega nulla.» disse in tono freddo e indifferente il Terzo Reich.
Mio padre si avvicinò alla culla e mie prese in braccio, facendomi calmare.
«Sembri una mammina.» lo incalzò il Terzo Reich.
«Sempre meglio di sembrare un cavernicolo impazzito che non sa come badare al proprio figlio.» rispose mio padre senza neanche guardarlo.
«Te ne pentirai di avermi tradito.» disse infine il Terzo Reich, prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta talmente forte da farmi scoppiare a piangere.
Mio padre ignorò il commento del Terzo Reich e continuò a cullarmi.
«Shhh, non piangere. C'è il tuo papà, qui con te. Andrà tutto bene.» disse sorridendomi.
Mi avvicinai a lui senza rendermene conto.
«Papà...» sussurrai e lui si girò verso di me. Mi sorrise e senza rendermene conto cominciai a piangere.
«Figliolo, non piangere...» disse appoggiando il me bambino nella culla e avvicinandosi a me.
«Te l'ho detto, andrà tutto bene.» disse asciugandomi le lacrime.
«PAPÀ!» urlai abbracciandolo.
«Dimmi tutto.» disse accarezzandomi la schiena amorevolmente.
«Voglio morire.» dissi e lui mi accarezzò la testa.
«Lo sai anche tu che, in fondo, non lo vuoi veramente.» disse e poi buio.

Si svegliò di soprassalto e tutto sudato. Si asciugò la fronte sudata e sospirò.
«Che razza di sogno è quello?» si chiese fra se e se. Andò in bagno e si fece una doccia fredda.

[•••]

Uscí dalla sua stanza alle 21:00.
Andò in salotto e trovò Spagna, Portogallo, Grecia e Romania parlare animatamente. Salutò Romania e Grecia.
«Vi ho fatto aspettare molto a lungo?» chiese facendo un sorriso finto.
«No. Io e Grecia siamo arrivati da qualche minuto.» disse Romania sorridendogli. Ricambiò il sorriso e uscirono da casa, diretti alla festa. "A quanto ho capito, a casa di America. Ci sarà molto alcool."

#spazioautrice
Spero vi piaccia come inizio e nulla. Alla prossima!
Il video lì sopra è di communist_pizza_box! Andatela a seguire!

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