𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒕𝒘𝒆𝒏𝒕𝒚-𝒇𝒐𝒖𝒓

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«Perchè mi piacevi.» rispose Nord Corea.
Giappone lo guardò sorpreso, non sapendo cosa dire o cosa pensare.
«Mi dispiace per come mi sono dovuto comportare per mascherare la mia omosessualità. Tu non c'entravi nulla, ma vederti essere te stesso senza preoccupazioni, aveva acceso qualcosa dentro di me, che non riuscivo a placare. Mi piacevi, ma al contempo ti invidiavo a tal punto da odiarti.» spiegò Nord Corea, stanco di questo segreto oramai da anni.
«So che le mie scuse non cancelleranno tutti quegli anni di cattiveria, ma scusa. Sono stato un coglione totale.» si scusó, per poi guardare Giappone, attendendo una sua risposta.
"Non so che pensare a riguardo." pensò Giappone, guardandosi le scarpe.
«Se non vuoi dire niente, posso capire il motivo.» disse Nord Corea.
«Vorrei dire qualcosa, ma in questo momento ho solo una domanda.» disse infine Giappone, guardando diritto negli occhi di Nord Corea.

[•••]

Inghilterra e Francia trovarono la stanza di Australia e Italia. Francia prese un respiro profondo, mentre Inghilterra si guardò intorno.
Entrarono e videro Italia leggere tranquillamente sopra il letto. Mentre sul lato destro della stanza, c'era Australia ricoperto di peluche a forma di animali che giocava a qualche video gioco sul telefono.
«Ciao Italia.» disse Francia, avvicinandosi al letto di Italia.
Italia, riconoscendo la voce, alzò immediatamente lo sguardo dal libro e non appena i suoi occhi confermarono che era Francia, rimase sorpreso. "Perché è qui?" si domandò Italia.
«Australia.» disse Inghilterra, avvicinandosi a suo figlio. Australia non alzò neanche la testa che uscì dalla stanza, senza degnare di uno sguardo nessuno. Inghilterra lo seguì, lasciando da soli Francia e Italia.
«Stai meglio?» chiese Francia. Italia annuì e chiuse il libro. Francia prese una sedia e la mise di fianco al letto di Italia, sedendocisi.
«Ho letto il tuo diario.» disse Francia. Italia lo guardò sorpreso e abbassò lo sguardo, ricordandosi tutte le cose che aveva scritto su di lui.
«Io-» stette per dire qualcosa Italia.
«Mi dispiace.» lo interruppe Francia.
«Sono stato orribile nei tuoi confronti. Io per te facevo parte della tua famiglia, ero una delle poche persone su cui pensavi di poter contare, e inveve ti ho deluso in questo modo. Mi faccio schifo da solo per le cose che ti ho fatto. Se potessi tornare indie-» disse Francia, per poi essere interrotto da un abbraccio di Italia.
«A me interessa il presente.» disse e Francia scoppiò a piangere. Italia gli accarezzò la schiena e lo consolò.
Nel frattempo, l'infermiera, che era venuta a controllare Australia, sentì tutta la loro conversazione e non poté fare almeno di sorridere felice per Italia. "Devo dirlo al dottore Svizzera, sono sicura che si rallegrerà anche lui!" pensò l'infermiera ingenuamente.

[•••]

Australia si rifugiò in cortile, sotto una quercia, continuando a giocare ad among us.
Inghilterra lo raggiunse e lo chiamò svariate volte, ma niente da fare, Australia lo stava ignorando di sana pianta. Non sembrava volerne sapere di sentire quello che doveva dire suo padre, Inghilterra.
«Ascoltami!» esclamò alterato Inghilterra.
Australia cominciò ad irritarsi. "Perchè è qui? Dopotutto questo tempo, tutto quello che ho dovuto affrontare da solo, lui viene qui e pretende che gli dia retta? Neanche per sogno." pensò Australia, alzandosi in piedi e correndo, nuovamente, dentro l'ospedale.
Inghilterra lo rincorse e lo afferrò per un braccio.
«Sono venuto qui per parlare con te! Dovresti esserne felice, invece di scappare come un vigliacco!» lo sgridò Inghilterra. Australia lo guardò negli occhi con tutto il risentimento che provava nei suoi confronti.
«Vigliacco? Io? IO SAREI IL VIGLIACCO?! MA TI SENTI QUANDO PARLI?» sbraitò Australia, sul punto di piangere.
«MI HANNO DIAGNOSTICATO LA DEPRESSIONE, E LA TUA SOLUZIONE È STATA RINCHIUDERMI QUI, SENZA VENIRMI MAI A TROVARE, LASCIANDOMI IN BALIA DI ME STESSO. E SAREI IO IL VIGLIACCO?» urlò con le lacrime agli occhi Australia.
«Non ti ho abbandonato. Qui c'è il dottore Svizzera che ti ha aiutato e-» disse Inghilterra, venendo interrotto dalle risate di Australia.
«Sei patetico. Ti stai arrampicando sugli specchi.» disse Australia con disprezzo. Inghilterra lasciò la presa sul braccio di Australia, lasciandolo libero di andarsene altrove.
Inghilterra sospirò e chiamò al telefono Francia, dicendogli che lo avrebbe aspettato in macchina.

[•••]

«Che domanda?» chiese Nord Corea curioso.
«Perchè non potevi essere te stesso?» chiese Giappone. Sapeva che nella loro vecchia scuola c'erano alcuni loro coetanei omofobi, ma alla fine si limitavano a degli insulti mediocri e poco originali.
«I miei genitori mi avevano chiesto di non dire in giro che sono gay, altrimenti mi avrebbero cacciato da casa.» rispose Nord Corea, un po' triste al ricordo dei suoi genitori che lo spingevano a non essere se stesso.
«Mi dispiace per quello che hai passato.» disse Giappone, abbassando lo sguardo, scioccato per la rivelazione. Sud Corea gli aveva sempre detto che il motivo della cattiveria di Nord Corea era la sua mente chiusa, quando non era così. Perché gli aveva mentito?
«Vuoi un tè caldo?» chiese Nord Corea, alzandosi dalla poltrona. Giappone annuì e lo seguì in cucina.
«Ho saputo che ero fai lo scrittore di libri horror.» disse Nord Corea e Giappone annuì.
«Mi sono sempre piaciute le storie dell'orrore.» confessò Giappone.
«Ricordo che ti piaceva anche molto disegnare scene di manga yaoi. Eri anche piuttosto bravo.» disse Nord Corea, mentre riempiva la teiera di acqua, per poi adagiarla sopra al fornello. Accese il fuoco e prese le bustine del tè e un po' di zucchero.
«Sí, non pensavo te ne ricordassi.» sussurrò Giappone un po' in imbarazzo. Nord Corea prese due tazze e due cucchiaini, e li posó sul tavolo. E fece lo stesso con lo zucchero.
«Scegli pure il tipo di tè che preferisci.» disse Nord Corea, passandogli alcune bustine di tè. Giappone lo ringraziò e Nord Corea controllò la temperatura dell'acqua.
«Comunque, se non erro, dovrei avere da qualche parte alcuni tuoi schizzi. Ricordo che cercavo sempre di dargli un'occhiata e di rubartene alcuni.» confessò Nord Corea lievemente in imbarazzo. Questa cosa non l'aveva confessata a nessuno, tranne a Giappone.
«Ora capisco perché alcuni schizzi non li trovavo più.» disse Giappone, per poi ridacchiare leggermente.
«Se vuoi mi metto a cercarli e te li ridò...» propose a disagio Nord Corea. Giappone scosse la testa e gli sorrise.
«Tienili pure. Mi fa piacere sapere che ti piacevano quegli schizzi fatti molto male.» disse ridacchiando, ricordandosi di quanto fosse imbranato a disegnare anni fa.
«Ma no, non sono poi così brutti.» disse Nord Corea, arrossendo.
«Ora disegno molto meglio.» disse Giappone, mentre Nord Corea versava l'acqua calda nelle due tazze.
«E che disegni?» chiese Nord Corea, mettendo lo zucchero nel suo tè.
«Manga yaoi.» rispose Giappone, bevendo un sorso di tè.
«Eh? Ma il tuo lavoro non è scrivere libri dell'orrore?» chiese Nord Corea in imbarazzo, chiedendosi cosa possa disegnare Giappone al giorno d'oggi.
«Sí, quello è il mio lavoro. Disegno manga yaoi come hobby.» spiegò Giappone e Nord Corea annuì.
«Se ti va, potresti leggere qualcosa, così da renderti conto di quanto facciano schifo i disegni che facevo al liceo.» disse Giappone un po' rosso. Nord Corea arrossì e annuì, distogliendo lo sguardo un po' in imbarazzo.

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