𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒕𝒘𝒆𝒏𝒕𝒚-𝒐𝒏𝒆 • 𝓛𝓪 𝓼𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪 𝓭𝓲 𝓐𝓾𝓼𝓽𝓻𝓪𝓵𝓲𝓪

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«Australia dovresti andare a scuola. Da quanto non vai a scuola ormai?!» cominciò mio padre con la solita sgridata mattutina.
«Da due mesi.» risposi coprendomi il viso con il peluche a forma di canguro.
«DUE MESI!» urló mio padre alzando le braccia in aria, esaurito da questa situazione.
«Ma perché non puoi essere normale come Canada e America?! Loro non causano questo tipo di problemi. Ubriacati invece di piangerti addosso per delle cagate.»
Alzai il busto e lo guardai male, cosa che lo sorprese. Perché deve sminuire il mio dolore? Cosa gli costa cercare di capire che sto male? Ho paura di essere dimenticato e l'unico modo per non esserlo è stare a casa con lui, tutto il tempo, facendogli pesare la mia presenza costante. Ho paura che si dimentichi che io esisto. Ho paura di diventare invisibile.
«Papà, Australia, io e Canada andiamo a scuola. A dopo!» esclamò mio fratello, America, dal piano di sotto, uscendo da casa - per andare a scuola -.
Mio padre mi guardò e sospirò.
«Se non vuoi più andare a scuola, almeno trovati un lavoro.» disse e uscì da camera mia. Lo guardai uscire e in quel momento scoppiai a piangere, coprendo la bocca con una mano, per evitare di farmi sentire da mio padre - anche perché comincerebbe a urlarmi contro che devo smetterla di fare queste "sceneggiate" -.

[•••]

«Papà, Australia sono a casa!» urló America, entrando in casa. Guardai l'entrata di camera mia, o almeno cercavo di guardarla. Gli occhi erano appannati dalle lacrime e la testa cominciava a farmi male. Cosa mi succede? Ho paura, non mi sento più il corpo. Aiuto.

[•••]

Mi svegliai e notai di non essere più in camera mia. Dove sono? Dall'ambiente circostante mi sembra che sia una camera d'ospedale, o almeno credo. Alzai il busto e mi misi a sedere, notando America dormire accanto a me. Cominciai a scuotere America e poco dopo aprì gli occhi, appena capì che ero sveglio pianse dalla gioia.
«Per fortuna ti sei svegliato, ero molto preoccupato!» esclamò abbracciandomi. Annuii un po' confuso e poco dopo entrò un dottore nella stanza.
«Bene, vedo che ti sei finalmente svegliato.» disse e annuii.
«Posso sapere cosa mi è successo?»
«Sei svenuto per il troppo stress e nervoso causato da qualcosa. Abbiamo chiesto a tuo padre e i tuoi fratelli, ma non sembra esserci niente che lo abbia causato, però non volevamo trarre delle conclusioni affrettate senza parlare prima direttamente con lei.» disse e annuii.
«Per caso c'era qualcosa che la stressava?» mi chiese e lo guardai un po' incerto. Lui mi sorrise, cercando di rassicurarmi.
«Puó parlare liberamente, non deve preoccuparsi.» disse il medico.
«La paura..» dissi giocando con i pollici. America mi accarezzò la testa, incoraggiandomi a parlare con il medico.
«.. di essere dimenticato da tutti, specialmente dalla mia famiglia.» conclusi la frase. America mi abbracciò e il medico sospirò.
«Credo di aver capito cosa ha causato lo stress e il nervosismo. Signore, lei soffre di Athazagorafobia, la fobia di essere dimenticati, che molte volte porta alla depressione. Non sono un medico specializzato in psicologia, ma credo che questa sia la diagnosi. In ogni caso le consiglio di andare nella clinica del dottore Svizzera, è davvero bravo.» disse mentre mio padre entrò nella stanza. Guardò me e poi il dottore.
«Mi dica di più. Ma non qui, fuori.» disse e il medico annuì. Uscirono dalla stanza, non prima che mio padre sussurrò un flebile "Mi dispiace".

#spazioautrice
Non aggiorno da molto, ma l'ispirazione mi è andata un po' via. Ringraziate i manga yaoi che ho letto ultimamente per questo capitolo <3

Quello Che Nascondi Dietro Al SorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora