Iene

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Passavano i giorni. Noi sempre sotto la luce d'oro del sole. Giorno dopo giorno sento un vuoto allargarsi dentro di me, non mi dà pace. E non so come porvi rimedio. Non c'è verso di riempirlo.
Ho provato a parlarne con Khali.
"Khali... Non so che mi succede. Sono frustrata, sento un vuoto dentro di e non riesco a farlo tacere" gli ho confessato.
"Come posso aiutarti?" mi chiede, preoccupato.
"Non lo so... Il fatto è che non so nulla! Non so dove siamo, non so dove sia il mio branco, non so niente di niente! Tutto quello che vorrei e dovrei sapere non lo so!" mi sfogo.
"Ti capisco... Sei scombussolata, non sappiamo nemmeno se su questo territorio regnano altri leoni... Siamo a rischio".
Mi compatisce. Che carino.
"Forse dovremmo ammazzare il tempo, che dici?" cambia argomento.
"O forse dovremmo ammazzare una zebra, che dici?" rispondo utilizzando le sue stesse parole.
Sorride.
"Va bene, andiamo" dice voltandosi iniziando a camminare.
Minuti dopo, un gruppo di zebre si staglia sull'orizzonte.
Un brivido mi percorre rapido la schiena.
Non ho un bel ricordo della caccia alle zebre, diciamo.
Khali mi guarda come se capisse quello che sto provando.
"Tranquilla, non succederà di nuovo".
Speriamo.
Questa volta non possiamo tendere un agguato.
Basta uno sguardo fugace tra di noi che subito scattiamo in avanti. Le mie zampe posteriori danno una spinta portentosa allo slancio, quelle anteriori fanno presa sul terreno divorandolo con gli artigli. I muscoli guizzano, la terra sotto di me scappa, quasi volesse essere rincorsa, ma non è lei che devo inseguire. La corsa è sempre stata il mio punto forte. Mi sento libera, come se fossi sempre sospesa tra cielo e terra e con la corsa riuscissi ad annullare la differenza. Mi sento capace di tutto, quando corro. È semplicemente stupendo, correre.
Le zebre lanciano il grido di allarme, galoppano via, in allarme. Faccio una curva stretta, viro verso una zebra vecchia. Khali mi asseconda.
La zebra si accorge di noi, si gira con gli occhi sbarrati, riesco a vederci la paura folle. Basta un attimo di distrazione e cade per un precipizio, dove il terreno scende bruscamente. Mi arresto a pochi artigli dal precipizio. Non è molto profondo, da lì sotto parte una pianura.
Ho paura che la zebra non sia morta.
Si sente un tonfo. Un gemito debole comunica che la zebra ha esalato l'ultimo respiro.
"Dobbiamo trovare una via secondaria per scendere" constato.
"Credo che poco più a ovest da qui ci sia una discesa, la usano i bufali per scendere in pianura".
"Perfetto".
Arrivati alla discesa, faccio presa con gli artigli per non cadere.
Trottiamo verso la zebra.
"Evvai, si mang..." le parole mi muoiono in gola. Mi arresto.
Un gruppo di iene, possenti e inferocite, ci sta fissando in modo truce.
Guardo Khali. Anche lui è immobile, ma sta fulminando con lo sguardo le iene, una per una.
Non riusciremo a vincere.
Ma quella zebra è nostra.
Ruggisco e mi avvento su di loro.
Non posso più scappare.
Non ora.

Kayla, Torna a CasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora