Vengo tamponata sotto la pioggia

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Sono nell'azienda per cui lavoro da qualche mese: Zijangsa.

Puntuale come ogni mattina, passo di fronte agli uffici dell'amministrazione per salutare i miei colleghi. Sono sempre tutti indaffarati: corrono da una parte all'altra della stanza, piena di scrivanie e computer, con una pila di fogli tra le braccia.

- Ehi, Azzurra! Sai chi hai comprato il tuo hanbok ieri sera in chiusura? - chiede Seohyun con un sorriso a trentadue denti, l'addetta alle vendite online.

Roteo gli occhi verso il soffitto perché sospetto già la risposta - No, illuminami. -

- Jungkook dei BTS -

Un pesante sospiro la colpisce in pieno volto, ancora non capisco tutta quella mania per gli Idol. Sono a Seoul da qualche anno e ho visto facce famose spiattellate ovunque in ogni angolo della città. La quantità esagerata di fissazione per drama e kpop non ha fatto altro che alimentare il mio rigetto per tutto ciò. Perchè sì, io devo sempre andare controcorrente.

- Capirai, siamo abituati agli acquisti dei vip. -

- Sì, ma l'ha comprato di tutti i colori. -

Faccio per replicare, ma mi spengo con l'indice fermo a mezz'aria. Quegli hanbok sono una mia idea che mi ha tenuta sveglia notti intere per finire il progetto. Quest'ultimo l'ho presentato al direttore che ha approvato il modello inizialmente con qualche perplessità. Alla fine non si è rivelato un grande successo, anche se le vendite non sono state poi così poche. So bene che qualsiasi cosa indossino uno di quegli Idol idolatrati possono andare sold out in men che non si dica.

- Vedrai, appena lo indosserà lo vorranno tutti. -

Giro i tacchi ed esco dall'ufficio, seguita dalle risate soffocate delle altre colleghe. Non voglio ammettere che il mio successo debba dipendere da un ragazzino innalzato su un piedistallo da fan psicopatiche. Ho faticato come un mulo per ottenere quel posto da modellista, anche se sono solo un'apprendista per il momento. Da una parte spero che quel Jungkook non mostri in pubblico il mio hanbok, dall'altra, penso a tutta la visibilità che potrei guadagnare. Con quel meraviglioso conflitto interiore di prima mattina, vado verso l'ufficio della mia responsabile, pronta ad immeggermi in un nuovo progetto.

~

Corro verso la macchina imprecando perché i tacchi mi impediscono di fare in fretta. La pioggia inumidisce i miei capelli mossi gonfiandoli ancora di più. Mi getto sul seggiolino e subito controllo la mia chioma castana nello specchietto.

Bene, sembro una scappata di casa.

Non faccio in tempo ad accendere il motore che la pioggia cessa di botto.

Un classico.

Giro la chiave rischiando di spaccare la serratura e sgasso per partire con una sgommata. Ho sempre odiato il mio cervello che puntualmente mi fa dimenticare le cose ovunque, come l'ombrello in questo caso. I fari della mia Hyundai illuminano in due coni di luce la strada notturna e solitaria. Anche questa sera mi sono fermata a lavoro più del dovuto, forse non cambierò mai. La preoccupazione e la mia ansia da prestazione mi costringono a sgobbare fino a dolermi le meningi. Infatti mi stropiccio gli occhi qualche volta per la stanchezza e così mi accorgo all'ultimo secondo di un gatto nero che sfreccia in mezzo alla carreggiata. Pigio il pedale del freno fino in fondo con forza e per poco la mia auto non scivola sull'asfalto bagnato. Stringo il volante tenendo le braccia tese, quando le ruote stridono per l'attrito. Penso di essermela scampata per un soffio, ma un sussulto scuote tutto l'abitacolo spaventandomi.

- No, non ci credo. - guardo dallo specchietto retrovisore i fari dell'auto che aveva appena tamponato la mia. - Ma guarda questo imbecille. -

Slaccio la cintura con rabbia e scendo sulla strada, fregandomene delle pozzanghere, per raggiungere l'altra vettura: una Mercedes-benz nera.

Ocean🔹j.jk {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora