I'm ok because I'm Jk

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Jungkook's POV

Non so cosa mi impedisce di riderle in faccia.

Ho capito immediatamente che non segue il kpop, soprattutto perché non mi ha riconosciuto. Tutta Seoul è tappezzata di cartelloni pubblicitari con le nostre facce. Solo ad una persona totalmente disinteressata risulterei sconosciuto e questo non mi dispiace.

Piuttosto, è a dir poco divertente.

Ho deciso di portarla a cena per evitare che capisca chi sono, una volta compilati i dati anagrafici, per non far trapelare quell'incidente. So che anche solo un banale tamponamento scatenerebbe uno scandalo internazionale. Purtroppo mi sono distratto con la nostra chat di gruppo, Tae si stava lamentando di Jin che non usciva più dal bagno.

Ogni volta che torniamo dalle prove, la lotta per il bagno è inevitabile perché non vediamo l'ora di buttarci sotto la doccia; due bagni non sono comunque abbastanza per noi. Io invece sono riuscito ad arrivare per primo e sono uscito per mangiare qualcosa in santa pace.

Così ho guardato un momento il cellulare per silenziarlo ed ho frenato troppo tardi. Ero già pronto ad andare in questura per i dettagli, ma questa ragazza ha fatto scattare qualcosa in me. Forse la sua camminata irruente, o forse la sua espressione diffidente e sprezzante verso chiunque si trovasse davanti a lei. Ho avuto una sensazione insolita, come un brivido lungo tutto il mio corpo. Questa reazione inaspettata mi ha spinto a buttarmi e così questa sera voglio trascorrerla come un ragazzo normale senza preoccuparmi delle mie azioni.

Entriamo nel solito ristorante dove io e Jimin mangiamo spesso, ormai i proprietari sono nostri amici fidati. Infatti appena varco la soglia, coperto persino dalla mascherina, il cameriere mi riconosce solo dopo qualche secondo.

- Ah, Ju... -

Gli pesto il piede fingendo di essere inciampato per sbaglio e poi gli sussurro vicino all'orecchio di non chiamarmi per nome. Il ragazzo allunga il collo per sbriciare dietro le mie spalle, un sorriso furbo deforma il suo viso come fosse posseduto.

- Uuuuh. - fischia piano. - Mi devi un autografo. -

Detto ciò, fa cenno ad entrambi di seguirlo al piano superiore. Io e Jimin passiamo sempre da quel lato dove meno persone possibili possano vederci per raggiungere una cabina con un tavolo per due. La ragazza sembra confusa quando chiudo la porta scorrevole escludendoci da occhi indiscreti.

- Bè, non pensavo che intendessi una cena così intima. -

Non ha peli sulla lingua, eh.

- Ti dispiace? -

- Figurati. Da quando sono qui, nessuno mi ha mai invitato a cena. -

Per un momento non so come controbattere. È una bella ragazza dai tratti armoniosi e delicati, sotto i quali si nasconde un carattere forte. Forse, i coreani potrebbero essere intimoriti dalla sua veemenza e sincerità, troppo abituati ad atteggiamenti timidi e quasi docili. Invece è tutto ciò che stuzzica la mia curiosità.

- Giusto! - esclama lei all'improvviso facendomi sobbalzare. - Non ci siamo nemmeno presentati. Mi chiamo Azzurra. -

- Azzurra? -

Inclino la testa dubbioso perché è nome piuttosto strano e soprattutto che non comprendo.

- Sì, significa blu chiaro in italiano. -

Non so come la melodia di Euphoria invade la mia mente, involontariamente. Sento lo scroscio lontano del mare nelle orecchie, le onde che si infrangono sulla spiaggia e le parole che ho cantato tante volte durante i concerti. Ma solo una si focalizza chiaramente davanti ai miei occhi, limpida e cristallina, come se qualcuno l'avesse appena scritta sulla sabbia davanti ai miei occhi.

Ocean🔹j.jk {CONCLUSA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora