32° QUADRI

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Di un'intera vita, ricordavo pochi giorni.Come si può vivere con la convinzione di non essere abbastanza importante per essere in grado di respirare? Vorrei chiederlo ai fiori, che nonostante tutto riescono a far nascere qualcosa, anche durante la pioggia.

Poi si risvegliano più forti di prima, come se non fosse successo niente. Vorrei essere come loro.Avere una corazza che mi protegga da tutto ciò che trovo davanti. Senza contare le stagioni. Ignorando il freddo.Ma amando me stesso.

Un totale black-out invase la mia mente. Misi in gioco ogni mia cellula per far placare quel momento e trasformarlo in una cosa positiva.

Avevo paura.Ancora paura del nulla. Io che fino ad un giorno fa davo tutto per scontato, ammettevo di fronte a me stesso di avere paura.

Quando ritorni in mezzo ai tuoi demoni, hai sempre il timore di trasformarti di nuovo in qualcosa che non sei, in un'anima che non ti appartiene.Eppure quando succede ti senti così vivo.

Ti senti bruciare la pelle e ogni cosa si fa più leggera. Fino a quando non ti rendi conto della situazione e arrivi persino ad avere paura di te stesso. Lo chiamano déjà-vu. Ma ogni volta che succede, mi ritrovo perso tra i miei stessi pensieri, e l'unico modo che ho per ritornare nel mio mondo, è di farmi male.

Ma non un male fisico. Le chiamano incertezze ,ma io preferisco chiamarle "tenebre".Perché ogni volta che ho l'occasione di entrarci, una parte di me va via.E chissà dove, vola dove nessuno è mai stato. Siamo terrorizzati dal vuoto. Da quell'immenso punto interrogativo che ogni giorno ci portiamo sulle spalle.Ci convinciamo che il tempo possa darci le risposte di cui abbiamo bisogno, non contando che delle volte,non riconosciamo nemmeno le nostre stesse domande.

La paura può essere un limite.Uno di quelli difficili da superare a cui non trovi soluzione. Oppure può essere un salvagente. Sta a te decidere come usarlo. Capiamo di essere gli autori delle nostre stesse barricate, di autodefinirci guerrieri di una battaglia che già dall'inizio, è persa.

Come degli scemi celebriamo la nostra stessa vittoria.Un giorno tutto questo sarà cenere.Finta sabbia grigiastra che si nasconderà nei posti più bui. Continuerà a lesionarci, distruggerci.Ma in quel momento, l'unica cosa che potremo fare, sarà disperderci nell'aria.
Gurdai l'orologio di fronte a me. Mi trovai in una stanza piena di quadri.
Ogni quadro incorniciava il volto di una persona.Certi soggetti trasmettevano un senso di pace tranquillità.Ma appena mi giravo, mi capitava di intravedere il volto di un individuo vuoto, senza colori. Un po' come quando stai conoscendo qualcuno e devi cercare di capire al volo il suo carattere e i suoi modi di fare. Ogni sagoma racchiudeva un senso impercettibile,che potevi capire, solo immergendoti dentro il quadro.

Non era facile farlo.
Dovevi improvvisare in ogni occasione e individuare ciò che potevi collegare con un qualcosa che conoscevi già.


Feci così per tutti i quadri. Tranne uno. Ritraeva il corpo di una donna, da cui si poteva scorgere attraverso, sia l'inferno che il paradiso.

Un insieme di mondi che ogni giorno speriamo di raggiungere, ma che non abbiamo mai l'ccasione di racconatre,dato che nessuno ritorna mai più da certi posti. Come il nostro essere possa essere usato da tramite, specialmente per due opposti così evidenti. Il bene e il male.

La luce e il buio. Ogni cosa,ogni significato,ogni azione è collegata da qualcosa di più profondo che ci può far dire di essere tutti uguali di fronte all'umanità. Siamo prigionieri dei nostri stessi incubi che ci rinchiudono tra l'essere e il sembrare già esistenti.

Mi spostai verso il quadro successivo,ma esso era diverso anche da quello precendente.Non era un vero e proprio ritratto.

Raccontava all'interno di sé un mondo pieno di colori e di vita. Un mondo ancora tutto da vivere.Mi vennero in mente i Luna Park. Come quando da piccolo volevi a tutti i costi entrare in quel mondo e conoscerne i dettagli.

La meraviglia di scoprire qualcosa di nuovo, di innovativo.
Ma cosa succede quando dentro questa tua favola,trovi davanti a te l'idea di un incubo?

Nell'angolo del quadro era rappresentata una sagoma nera,del tutto malvagia. Quando la vidi mi spaventai,ma poi lo misi in competizione con quello precedente.

Avevano lo stesso significato, solo che erano disegnati in modo diverso e con dei dettagli che messi a confronto, potevano sembrare due cose completamente opposte.
Eppure guardandolo mi convincevo sempre di più delle tante cose che avevano in comune.

Non tanto di estetica,date le enormi differenze,ma del significato che ognuno di loro riusciva a farmi percepire.

Tutto, senza tralasciare nulla.

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