1994 - Gloria

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Stesa su una sdraio a bordo piscina, mascherata dietro ai miei enormi occhiali da sole, una gamba leggermente piegata, l'altra allungata sul lettino, con addosso il mio migliore costume da bagno, quello bianco, di Prada, i capelli biondi sparsi intorno al mio viso bellissimo, osservavo il nuovo ragazzo della piscina.

Avevo detto a Laerte che quell'orrido vecchiaccio che veniva a pulirla ogni mattina ormai non riusciva a far più bene il suo lavoro.

In realtà, avevo sentito parlare di Tommaso dalle mie amiche e, dopo averlo visto in azione a casa di Stella, avevo deciso che doveva entrare nel mio letto il prima possibile.

Era alto, muscoloso, abbronzato come un dio greco e aveva questo sguardo sofferto e penetrante, i miei occhi vagavano su di lui, che avevo già sorpreso a fissarmi in più di un'occasione in quella pigra mattinata di metà estate.

Stesi una mano sul tavolino al mio fianco e afferrai un bicchiere di tè freddo.

Giochicchiai con la cannuccia per stuzzicarlo e presi un sorso: tè corretto, il mio preferito. Me ne facevo preparare una caraffa intera dal nostro cuoco la mattina presto: una parte di tè al limone, zucchero e due parti di gin.

Verso la fine della mattinata ero quasi sempre completamente sbronza.

A quel punto del giorno, ero solo leggermente euforica.

-Hai sete? - chiesi, spavalda.

Tommaso si voltò verso di me:

-Scusi?

-Avvicinati, non mordo - sorrise, imbarazzato, perché era questo l'effetto che facevo agli uomini: li mettevo in soggezione. Si avvicinò di qualche passo e battei la mano sulla sedia al mio fianco: - siediti, ti puoi riposare un po'.

Si sedette, obbediente come un cagnolino.

-Fa caldo oggi, hai sete?

-Sì, grazie.

-Ti devo avvisare, è un po' alcolico - gli offrii il mio bicchiere ormai a metà e lui, colto in contropiede, non seppe fare a meno che afferrarlo e bere senza opporsi. Lo vidi sussultare, di certo sorpreso dal tasso alcolico della bevanda.

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere.

-È molto alcolico - protestò arrossendo di nuovo e il rossore, sulle sue guance imberbi, era adorabile.

Ma non era arrabbiato, era semplicemente divertito.

Di certo non si aspettava che l'algida padrona di casa, con un passato da modella di successo, ancora bellissima, sposata all'uomo di successo per eccellenza, fosse così accomodante e alla mano.

Ovviamente non poteva sospettare i miei secondi fini.

Da dietro i miei occhialoni, lo fissai senza dire nulla e lui si mosse a disagio sulla sedia.

Indossava solo un paio di pantaloncini di jeans: si era premurato di togliersi la maglietta non appena mi aveva adocchiata.

E io avevo apprezzato lo sforzo.

Sì, avrei preferito che si fosse tolto tutto, ma comprensibilmente manteneva ancora un velo di riserbo nei miei confronti.

-Mi chiamo Tommaso - disse infine, per spezzare un silenzio che lo metteva in imbarazzo.

-Lo so - mi fissò sorpreso.

-Davvero? Come sa il mio nome?

-Oh, non mi dare del lei, mi fai sentire vecchia... - e questo era il mio primo banco di prova: doveva immediatamente dirmi che non ero vecchia per niente, anzi.

Senza tempo - TERZO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora