1997 - Claudio

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Nicole dormiva tranquilla al mio fianco, coperta dal lenzuolo che mi ero premurato di farle scivolare sul corpo nudo, bianco come il latte.

I suoi capelli rossi erano sparsi sul cuscino come un ventaglio e le palpebre chiuse nascondevano quegli occhi meravigliosi che avevo imparato ad amare fin dal primo momento in cui si erano posati su di me.

Era un capolavoro d'arte moderna: soffice, delicata, profumata e tutta mia.

Mie erano quelle mani affusolate, mie le sue labbra morbide e carnose, mio quel nasino dritto, cosparso di lentiggini, mio il suo corpo perfetto, fatto per essere amato da me e mio era tutto il suo cuore, che era poi la cosa più importante.

Avevo avuto paura di mostrarle i miei sentimenti, quindi avevo trascorso tutta l'estate dell'anno precedente a correrle dietro come un cagnolino, cosa che non avevo mai fatto prima di lei, salvo non farcela più e, su consiglio di Gabriel, mi ero buttato. E non buttato nel senso di provarci per vedere come va, ma provare a saltare nel buio e mettere tutta la mia vita nelle sue mani, sperando che non la gettasse via come avevano fatto tanti altri, in precedenza.

Non me la passavo bene: ero da poco stato cacciato dal collegio con demerito e disonore, i miei genitori erano ancora più sul piede di guerra e, a parte aver conosciuto Gabriel, il 1996 era stato decisamente un anno di merda.

Poi, un giorno come tutti gli altri, non tollerando più l'ambiente soffocante di casa, ero scappato in biblioteca, perché Gabriel doveva lavorare e non avevo voglia di vedere nessun altro. I libri per me erano sempre stati un modo per sfuggire alla triste realtà in cui vivevo, quindi perché non cercare un po' di sollievo tra gli scaffali che profumavano di quell'inconfondibile odore di storie che aspettavano solo di essere ascoltate?

Stare da solo, a volte, riusciva a guarire le mie ferite.

Beh, almeno fino a che non avevo visto lei e, dopo averla vista, avevo avuto il desiderio di non vedere mai più nessun'altra.

Non che prima fossi un donnaiolo, ma, qua e là, avevo avuto delle storie di poco conto con ragazze che, per lo più, mi venivano presentate da Gabriel. Non avevamo lo stesso gusto in fatto di donne: a lui piacevano tutte, io ero più schizzinoso, per cui era stato quasi inevitabile che fossi io a trovarmi quella giusta per me, tutto da solo.

E non avrei mai potuto scegliere qualcuna che potesse essere meglio di lei.

Non solo perché era bellissima, ma perché la sua anima si incastrava alla perfezione con la mia: ci voleva una persona in grado di amare moltissimo, per amare qualcuno come me, che non riuscivo mai a prendermi troppo sul serio, con l'autostima sotto i piedi, insicuro, fragilissimo, complicato e, a volte, inspiegabilmente cinico.

Lei era entrata nella mia vita in punta di piedi, mi aveva preso la mano e quel primo tocco era stato fuoco sulla mia pelle, poi mi aveva preso il cuore, la testa e tutto il resto e, da lì in avanti, niente più era stato lo stesso.

La mia vita era cambiata, diventando un susseguirsi di notti insonni, di lunghissime conversazioni telefoniche, di sessioni di studio disperate su argomenti che non capivo, ma mi piaceva l'idea di aiutarla a scuola, anche se non avevo la minima idea di quello che stessi facendo. I baci, le carezze, fare l'amore con lei: era tutto diverso da quello che c'era stato prima.

E non importava molto che lei non avesse alcuna esperienza in materia, perché la prima volta che avevamo fatto l'amore insieme, mi ero sentito come se fosse la prima volta anche per me: non c'era mai stato niente di simile, nessuna sensazione, nessun battito del cuore paragonabile all'assordante rumore che mi rimbombava nel petto quando l'avevo stretta forte a me.

Il fatto che piacesse a Gabriel era un altro punto a suo favore, perché, sapendo quanto entrambi fossero legati a me, avevo temuto che uno dei due, o entrambi, potessero essere gelosi del mio rapporto con l'uno e con l'altra. Non era successo niente di tutto questo, anzi, quei due sembravano andare abbastanza d'accordo, per quanto Nicole ritenesse Gabriel un impenitente dongiovanni e lui lamentasse che fossi diventato il classico uomo-zerbino, da quando l'avevo conosciuta.

Senza tempo - TERZO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora