Ramyun -Yoonseok/Sope

Normal

Cinque anni prima

Jungkook non sa bene quando quella piccola levetta nella sua testa sia stata azionata e gli abbia permesso di fare dei pensieri reali e concreti, ma sa per certo che solo adesso, a dodici anni, ha realizzato che non avere una madre e un padre che ti sostengono emotivamente ed economicamente, non è normale. Nello stesso momento in cui ha realizzato che avere un fratello di diciassette anni che studia e lavora allo stesso tempo, non è normale.

Lo ha capito quando per la prima volta aveva tradito la fiducia di Yoongi, tornando a casa una mattinata in cui aveva deciso di non andare a scuola. Con sua grande sorpresa suo fratello era ancora lì, seduto sul divano della cucina. Non si era accorto del suo ritorno, troppo occupato a piangere disperatamente su quel divanetto rosso che ha sempre occupato più della metà del loro piccolo salone.

Aveva sussultato sorpreso, perchè era stata la prima volta in cui lo aveva visto piangere per davvero, in modo così rotto e doloroso, come se non stesse piangendo per un motivo, ma solo per la frustrazione di una vita difficile, che solo qualche tempo dopo Jungkook avrebbe capito suo fratello stesse vivendo.

Era rimasto in silenzio, una mano davanti alla bocca per bloccare qualunque eventuale verso, e poi aveva deciso di andarsene via. A Jungkook piacerebbe dire che fosse stato perchè non sapeva come gestire quella situazione, che fosse stato perchè era troppo triste per le condizioni di suo fratello ma, la terribile realtà dei fatti, era che non voleva che suo fratello lo rimproverasse per aver saltato scuola. E da immaturo il quale per forza doveva essere a quell'età, se ne era andato da quella casa come se non avesse visto nulla, come se non avesse appena assistito a una delle scene peggiori della sua vita. Suo fratello, la sua unica sicurezza, era crollato. Jungkook aveva visto quella sicurezza piegarsi distrutta, senza fare nulla.

Eppure, quell'avvenimento aveva dato vita ad una catena di pensieri che gli aveva fatto realizzare come la sua vita non fosse lontanamente paragonabile a quella dei suoi compagni di classe. Come avesse avuto le stesse cose materialmente, ma quest'ultime, non gli erano state date da chi avrebbe dovuto, ma da un ragazzino che quando aveva iniziato a lavorare era poco più grande di lui.

Aveva capito per la prima volta quanto suo fratello avesse sacrificato per lui, quanto fosse sempre sorridente nonostante il dolore che si portava dentro da anni ormai, e soprattutto, la fatica di stare dietro a scuola e lavoro, prendendosi cura di un bambino come se nulla di brutto stesse accadendo.

Aveva iniziato a ripensare a fatti che per lui non erano mai stati importanti, e aveva ricordato dei lividi sul corpo del fratello quando erano piccoli. Del modo in cui i loro genitori gli rivolgessero la parola sempre in modo aggressivo, del mondo in cui lui stesso non passasse mai più di dieci minuti con i suddetti, perchè Yoongi interveniva sempre in qualche modo per poterli separare.

Per la prima volta, a dodici anni, Jungkook aveva capito che la sua famiglia era stata distrutta ancora prima che lui nascesse. Jungkook aveva avuto un'infanzia perfetta nonostante tutto, solo grazie al supporto e all'amore offertogli unicamente da suo fratello.

Quello era stato l'anno in cui si era ripromesso di comportarsi sempre bene, di non trattare mai male suo fratello, e di dargli tutto l'amore che possedeva nel suo piccolo corpo. Perchè Yoongi avrebbe continuato a prendersi cura di lui facendo finta di nulla, ma il minore non avrebbe mai aggiunto altri problemi a quel ragazzo che per la prima volta aveva visto essere sè stesso. Solo un ragazzino di diciassette anni che prova a fargli vivere una vita dignitosa.

...

Fourth Friday

Hoseok è ancora una volta di fronte alla porta di Yoongi, sul suo volto uno stupido sorriso felice che non lo abbandona da una settimana ormai. Non vuole essere drammatico nè affrettare le cose, ma a Yoongi è piaciuto il bacio, e soprattutto, gli ha chiesto di continuare questa sorta di scommessa che hanno in corso: fargli vivere il maggior numero di esperienze possibili.