Cerco di ricordare come si fa a respirare, sono incapace di parlare, frastornata, e quel nome continua a rimbalzarmi nella testa.
Qualcuno mi ha afferrata per un braccio, è un ragazzo del Giacimento, forse stavo per cadere e lui mi ha tenuta.
Deve esserci stato un errore. Non è possibile che questo stia accadendo. Prim era solo una strisciolina di carta in mezzo a migliaia di altre! Le probabilità che venisse scelta erano così remote che non mi sono nemmeno presa il disturbo di preoccuparmi per lei.
Un biglietto. Un biglietto fra migliaia di altri.
E poi vedo lei, sbiancata in volto, le mani strette a pugno lungo i fianchi, avanza rigida, a piccoli passi, verso il palco, passandomi accanto, vedo che la camicetta le è uscita di nuovo sulla schiena e ora penzola sulla gonna.
È questo particolare, il lembo pendente della camicetta, che mi riporta alla realtà.
-Prim!- il grido soffocato mi esce dalla gola e i miei muscoli ricominciano a funzionare.
-Prim!- non ho bisogno di sgomitare tra la folla. Gli altri ragazzi mi fanno subito largo, aprendomi una via diretta fino al palco.
La raggiungo proprio quando sta per salire i gradini. Con un unico movimento del braccio la spingo dietro di me.
-Mi offro volontaria! - ansimo. -Mi offro volontaria come tributo! -
C'è un po' di trambusto sul palco, il distretto 12 non ha un volontario da decenni. La regola vuole che quando il nome di un tributo è stato estratto un altro ragazzo o un'altra ragazza possano farsi avanti e prenderne il posto.
In certi distretti, nei quali vincere la mietitura è considera un grandissimo onore e la gente è impaziente di mettere a rischio la propria vita, offrirsi volontari è complicato. Ma nel distretto 12, dove il termine tributo è quasi sinonimo di cadavere, i volontari sono praticamente inesistenti.
-Splendido!- dice Effie Trinket.
Prim è dietro di me, e grida, isterica. Mi stringe come in una morsa con le sue braccine magre.
-No! Katniss! No! Non puoi!-
-Prim, lasciami andare. - dico in tono duro, perchè sono sconvolta ma non voglio piangere. Quando trasmetteranno la replica della mietitura, stasera, non voglio che vedano le mie lacrime, che mi considerino un bersaglio facile.
Sento che qualcuno me la stacca dalla schiena. Mi volto e vedo Gale, che ha sollevato Prim da terra e che lei si dibatte tra le sue braccia.
-Va' su, Catnip- dice, sforzandosi di tenere salda la voce, poi allontana Prim e la porta da mia madre.
Mi faccio forza e salgo i gradini.
-Bene, brava! Questo è lo spirito del programma- si esalta Effie Trinket.
-Come ti chiami?-
Deglutisco a fatica -Katniss Everdeen- rispondo con poca convinzione.
-Mi sarei giocata la testa che quella era tua sorella! Coraggio, allora facciamo tutti un bell'applauso al nostro nuovo tributo!- trilla lei.
Io rimango li ferma mentre il pubblico mette in atto la più audace forma di disapprovazione di cui possono disporre. Il silenzio. Che dice che non siamo d'accordo. Che non perdoniamo. Che tutto questo è sbagliato.
Poi accade qualcosa di inaspettato. O almeno sono io che non me l'aspetto, perchè penso che il distretto 12 non sia un luogo in cui ci si preoccupa per me. Ma qualcosa è cambiato, dopo che mi sono fatta avanti per prendere il posto di Prim, adesso sembra che io sia diventata una persona cara.
Prima uno, poi un altro, poi quasi tutti i componenti del pubblico portano le tre dita di mezzo della mano sinistra alle labbra per poi tenderle verso di me. È un antico gesto del nostro distretto, un gesto che si usa di rado e si vede qualche volta ai funerali.
Significa grazie, significa ammirazione, significa dire addio ad una persona a cui vuoi bene.
Metto le mani dietro alla schiena e guardo in lontananza. Riesco a vedere le colline che ho risalito stamattina con Gale. Per un attimo desidero ardentemente qualcosa... l'idea di andarmene dal distretto... farmi strada nei boschi... Ma avevo ragione a non voler fuggire, perchè chi altro si sarebbe offerto volontario per Prim?
-Ma altre emozioni ci aspettano! È giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile!- gorgheggia Effie Trinket, sistemandosi la parrucca che nel frattempo le è leggermente scivolata dalla testa.
-Che giornata eccitante! -. Si dirige a passo spedito verso la boccia che contiene i nomi dei ragazzi e afferra la prima strisciolina che le capita tra le dita.
Torna velocissima alla pedana e non ho neppure il tempo di capire quello che sta succedendo.
-Gale Hawthorne! - quasi strilla.
La fortuna non è dalla mia parte oggi. Non è assolutamente dalla mia parte. Mi sento come se quel piccolo spazio di mondo che ero riuscita a creare dopo la morte di mio padre si stesse improvvisamente distruggendo, cadendomi addosso.
Il mio respiro si fa affannoso, mi aggrappo al braccio di Effie per non cadere, poi guardo lui. È molto pallido e spaventato, sa che se lui non tornerà, e probabilmente non tornerà, nessuno potrà prendersi cura e sfamare la sua famiglia.
Non ho mai visto Gale spaventato, e vederlo in questo stato mi terrorizza ancora di più.
Sale a fatica i gradini e si posiziona di fianco ad Effie, dall'altro lato.
La donna chiede se ci siano volontari ma non si fa avanti nessuno. Il fratellino di Gale è troppo piccolo per farsi avanti e le altre due sono femmine.
Un terrore improvviso mi colpisce al petto. Potrei essere io a dover uccidere Gale, o peggio potrebbe essere lui a uccidere me.
A quel punto il sindaco mi guarda con aria triste, non mi conosce bene, ma conosce quella bambina che è andata a ritirare la medaglia al valore di suo padre, polverizzato nella miniera. Ma allora l'unica cosa che sapevo era che non avevo perso solo un padre, ma anche una madre, sprofondata in una depressione, nullafacente.
Ad undici anni, con Prim che ne aveva solo sette, assunsi il ruolo di capofamiglia.
Compravo da mangiare al mercato, cucinavo meglio che potevo, e cercavo di fare in modo che io e Prim avessimo un aspetto decoroso.
Ma il denaro finì e noi ci trovammo a patire la fame e non è insolito nel distretto 12 morire per questo motivo.
Il sindaco interruppe i miei pensieri, e con un cenno ci disse di stringerci la mano. La sua è solida e calda, ha dita lunghe che strofina agitato contro la pelle del mio polso. Mi guarda dritto negli occhi con uno sguardo spaventato e nervoso. Intreccio le mie dita con le sue per rassicurarlo. Ma come posso rassicurarlo quando anche io sono così ansiosa?
Oh beh, penso. Saremo ventiquattro. Ci sono buone probabilità che qualcun altro lo uccida prima che lo faccia io.
Mi stupisco subito e inorridisco per quello che ho pensato. Cosa sto diventando? Cosa mi stanno facendo diventare?
Smetto di pensarci quando due pacificatori ci conducono all'interno del palazzo di giustizia, ancora mano nella mano.
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ANGOLO AUTRICE
Come vi sembra la storia?
Ora si farà più interessante quando qualcuno farà visita a Katniss per i tre minuti concessi.
Ditemi se vi piace e commentate.
Grazie
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I 74° Hunger Games: Galeniss
RomantikE se non fosse stato estratto il nome di Peeta Mellark, il ragazzo del pane? Cosa sarebbe successo se Effie Trinket avesse pescato un altro nome dalla boccia di vetro? Magari quello di Gale.