CAPITOLO NONO

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Mentre mi dirigo a grandi passi verso l'ascensore, scaglio l'arco da una parte e la faretra dall'altra sotto gli sguardi stupiti dei servitori che si apprestano a raccoglierli. Colpisco con un pugno il pulsante del numero 12. Le porte scorrono e io sfreccio verso l'alto.

Faccio giusto in tempo ad arrivare al mio piano che le lacrime cominciano a scendere lungo le mie guance. Sento gli altri che mi chiamano dal salotto, ma attraverso di corsa l'ingresso e vado in camera mia, sprango la porta e mi butto sul letto.

A quel punto comincio a singhiozzare.

L'ho fatto! Ho rovinato tutto! Quell'ombra di possibilità che avevo è svanita pochi minuti fa, quando ho lanciato la freccia contro gli Strateghi. Cosa mi faranno adesso? Mi arresteranno? Mi giustizieranno? Mi faranno serva, destinata ad obbedire ai tributi di Panem?

A cosa pensavo, mentre scagliavo quella freccia? A niente, è ovvio, ho tirato contro la mela per la rabbia di essere ignorata. Non stavo mica cercando di ucciderli.

Se l'avessi voluto, qualcuno sarebbe morto!

Oh ma che importanza ha? Tanto non vincerei comunque. Chi se ne frega dI quello che mi fanno! Ciò che mi spaventa davvero è cosa potrebbero fare a mia madre e a Prim, quello che la mia famiglia potrebbe subire adesso, a causa della mia impulsività.

Gli porteranno via quel poco che hanno o manderanno mia madre in prigione e Prim all'orfanotrofio. Oppure le uccideranno? Non vorranno ucciderle, no? E perché no? A loro cosa importa?

Sarei dovuta restare lì e avrei dovuto scusarmi. O ridere, come se fosse uno scherzo. Allora forse avrei trovato un po' di indulgenza. E invece me ne sono andata, infuriata, nel modo piu irrispettoso.

Mentre questi pensieri occupano la mia mente piango come una fontana. Le lacrime scendono come fiumi dai miei occhi. Qualche singhiozzo mi sfugge dalle labbra.

Ho rovinato tutto.

Haymitch ed Effie bussano alla mia porta. Grido loro di andarsene e alla fine rinunciano.

Mi ci vuole almeno un'ora per piangere tutte le mie lacrime. Poi mi limito a starmene raggomitolata sul letto, passando la mano sulle lenzuola liscissime, guardando il sole tramontare su quel confetto artificioso che è Capitol City.

All'inizio mi aspetto che le guardie vengano a prendermi. Ma più passa il tempo e meno sembra probabile. Mi tranquillizzo. Hanno pur sempre bisogno di un tributo femmina per il Distretto 12, no? Se gli Strateghi vogliono punirmi, possono farlo pubblicamente.

Magari aspettare fino a che non sarò nell'arena e poi farmi attaccare da qualche animale selvatico affamato. Scommetto che si assicureranno che io non abbia arco e frecce per difendermi.

E prima di quel momento mi daranno un punteggio così basso che nessuno sano di mente vorrà sponsorizzarmi. Ecco cosa succederà stasera. L'addestramento non è aperto al pubblico e gli Strateghi comunicheranno un punteggio per ciascun giocatore che sarà il punto di partenza per le scommesse degli spettatori, scommesse che continueranno per tutta la durata degli Hunger Games.

Il numero è compreso fra 1 e 12 -uno è il punteggio negativo irreparabile, dodici il punteggio positivo irraggiungibile- e rappresenta ciò che ci si aspetta dal tributo.

Il voto non è il verdetto che stabilisce il vincitore, ma è un'indicazione del potenziale dimostrato dal tributo nella fase di allenamento.

Spesso, a causa degli imprevisti dell'arena, i tributi con un punteggio alto perdono quasi subito.

Speravo che le mie capacità come tiratrice potessero farmi guadagnare almeno un sei o un sette, anche se non sono particolarmente potente. Adesso sono certa che avrò il punteggio più basso fra i ventiquattro. Se nessuno mi sponsorizza le mie probabilità di restare viva sono pari a zero.

I 74° Hunger Games: GalenissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora